Proseguono i lavori della seconda giornata della convention “Prima le idee’’, ospite d’eccezione del panel “La politica della Cultura’’, è il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che è stato intervistato dal direttore di Libero, Pietro Senaldi.
“La cultura parte dal territorio, il ministero della cultura, bisogna saper trovare un rapporto fecondo con gli enti locali, misurare sul campo. “Così ha esordito il ministro della Cultura, condividendo la sua visione.
Partendo dalle ricchezze del territorio di Andria, è stata citata Castel del Monte, uno dei simboli della Puglia, una fortezza medievale eretta nel XIII secolo sull’altopiano delle Murge occidentali, che sorge porte della splendida cittadina di Andria, lungo la costa adriatica dell’Italia meridionale.
Un geniale esempio di architettura medievale, in grado di riflettere la cultura umanistica e la vasta educazione del suo fondatore, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia tra il 1220 e il 1250.
“Bisogna prendere atto- ha detto il ministro Giuli- che non esistono solo progetti culturali “speciali’’ ma manutenzione dell’ ordinario in Italia, come la realtà di Castel del Monte, che deve diventare e tornare ad avere la sua centralità, in quanto patrimonio culturale forte.
Il ministero non ha mai smesso di adempiere alle sue missioni, tratto identitario su periferie e borghi. Sta riacquistando centralità nella nostra azione.’’
Il focus si è spostato poi sulla cultura dell’Italia, dunque sul programma e sugli obiettivi che il ministero della cultura, rappresentato da Giuli, si è prefissato di raggiungere per i prossimi anni.
“Il ministero ha obiettivi che già ha incardinato in due anni di eccellenti lavoro, in questo senso mi muovo in perfetta continuità, dando però un’impronta più personale. In questo progetto non rientra solo l’idea di valorizzare e tutelare il valore e il patrimonio culturale artistico, ma anche priorità che saranno parte del decreto cultura.”
Entro novembre, ha spiegato il ministro, il decreto arriverà in consiglio dei ministri, servirà per sbloccare fondi, in grado di dare risposte fattuali a ciò che è stato sepolto da una nebbia di chiacchiere strumentali.
Saranno infatti stanziati 30 milioni sulle biblioteche e per alimentare la filiera dell’editoria, sulla quale, Il Governo Meloni vuole tornare a scommettere.” Ha concluso Giuli.
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“Dopo un certo numero di anni, in cui la sinistra non ha contribuito ad accorciare le distanze tra centro e periferie, è il momento di sensibilizzare. Sensibilizzare alla lettura è fondamentale, abbiamo iniziato a farlo da Francoforte.
Il ministero non ha mai smesso di adempiere alle sue missioni, tratto identitario su periferie e borghi. Sta riacquistando centralità nella nostra azione.’’ Ha detto il Ministro.
“Volevano che fossi una sorta di soviet della cultura ma questo non è avvenuto’’
“Io sono contento quando scrivono che c’è una destra al governo che esprime un profilo alto e fa emergere una visione del mondo senza complessi di inferiorità. Ha detto il ministro Giuli, riferendosi al processo di mostrificazione al quale era stato sottoposto da parte della sinistra.
E poi ancora, “Ministri tecnici non esistono, è una favola. Il fatto che io non abbia la tessera di partito non significa che io non sia espressione di una coalizione di governo forte.”
L’accusa che più spesso mi è stata rivolta- ha detto il ministro, è stata quella di voler Defranceschinizzare la cultura, il che significa che il ministero della Cultura era Franceschinizzato.”
Sull’accoglienza del mondo artistico e culturale che si interfaccia con il ministero, ha confessato a Senaldi: “Non ho ricevuto diffidenza dal punto di vista personale, ricevo segnali di dialogo interessanti da parte di professionisti del cinema, teatro, che non vengono da destra, ma non hanno problemi a confrontarsi. Il confronto delle idee è fondamentale e diventa più concreto nel momento in cui a governare c’è la destra, perché c’è meno conformismo e più confronto. La stessa disponibilità non c’è stata dai politici di sinistra che hanno governato la cultura, come se appartenesse a loro come rendita divina. L’idea che il ministero venga presieduto da un ministero di destra che attragga di intelligenze che non provengono da destra, e che faccia cose concrete, fa letteralmente impazzire la sinistra. La destra lavora bene, alla sinistra manca un programma costruttivo e quindi non resta che demonizzare.’’ Ha concluso così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
L’obiettivo è dunque quello di avvicinare il patrimonio culturale alle persone, rendendolo più accessibile. Un impegno che vuole essere al servizio dei cittadini, nella consapevolezza che investire nella cultura, significa investire nel futuro della nostra Nazione, come sta facendo il Governo Meloni.