Il modello Caivano per tutte le periferie disagiate

L’impresa (già riuscita ma ancora in corso) del Governo Meloni a Caivano, è un risultato che non deve restare un unicum. Ancora tante sono le città che richiedono interventi strutturali e il pugno duro già utilizzato per la cittadina dell’area metropolitana di Napoli. A partire dal Sud, dove la criminalità organizzata continua a tenere in ostaggio interi quartieri delle grandi città, per finire al Nord, con la metropoli di Milano ormai sempre più vicina alle grandi europee, non solo per dinamicità, servizi, economia e turismo, ma anche per sicurezza e immigrazione: i quartieri periferici, una volta operai, sono in mano a bande di rifugiati mal integrati o a figli di immigrati di seconda o anche terza generazione, che spesso “giocano” a fare i duri seguendo il fenomeno dei “maranza”, il bullo di periferia. Ma che, a poco a poco, si avvicinano alla criminalità e vengono reclutati dalle organizzazioni mafiose per spaccio di droga e altri reati quali scippi e furti, a scapito ovviamente del cittadino perbene.

Caivano è diventata dunque l’esempio da seguire per tutte quelle città che riversano nelle sue stesse condizioni. C’è Palermo, c’è Messina, c’è Reggio, c’è Foggia, c’è ancora Napoli, con il recente crollo dei ballatoi della Vela Celeste che ha riaperto un problema annoso, ma con l’esecutivo di Giorgia Meloni che ha già provveduto a destinare, all’interno del decreto Omnibus, un indennizzo a famiglia compreso tra i 400 e i 900 euro, che aumenterà di ulteriori 200 euro in presenza di categorie fragili quali anziani e disabili, ricevendo i ringraziamenti anche da parte del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, in ottica di leale collaborazione tra Istituzioni. A dispetto, invece, degli atteggiamenti assunti dal governatore campano Vincenzo De Luca, che nel corso dei mesi ha sminuito l’operato del Governo Meloni su Caivano, arrivando anche a schernire una figura irreprensibile come quella di don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde e simbolo della rinascita dell’area a nord di Napoli.

Insomma, da settembre potrebbe arrivare il cambio di passo dell’esecutivo anche in altre periferie italiane. Come detto, ci sono ancora tante città e tanti quartieri in cui lo Stato deve smettere di voltare la faccia. C’è, ad esempio, Tor Bella Monaca, quartiere della Capitale sotto la lente di ingrandimento dell’esecutivo e del partito di Giorgia Meloni, che negli scorsi mesi ha incontrato don Antonio Coluccia, altro prelato impegnato nella lotta contro la criminalità. C’è pure il quartiere Giostra, a Messina, o anche il quartiere Zen di Palermo, dove la criminalità riesce ancora ad avere la meglio. C’è, insomma, ancora tanto da fare, ma il lavoro già svolto a Caivano lascia ben sperare i cittadini perbene delle altre città del Sud.

Sud che, tuttavia, non è solo quello italiano, ma anche quello globale: è forte l’interesse di Giorgia Meloni su questo tema, esportato in Europa ma anche all’ultimo G7 a guida italiana. Tanto forte che, negli scorsi mesi, il Presidente del Consiglio ha chiesto alla compagine governativa il massimo impegno anche in Nord Africa, dove le organizzazioni criminali gestiscono il traffico di migranti e scelgono, liberamente, chi è degno (dopo aver messo a disposizione tutti i suoi risparmi) di entrare in Europa. Il modello Caivano deve essere esportato anche lì, in Nord Africa, affinché lo Stato italiano e i suoi cittadini non siano più ostaggi delle scelte della mafia.

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