Il nazionalismo occidentale della Meloni potrebbe cambiare le carte in tavola a Bruxelles

Riportiamo, tradotto in italiano, l'articolo a cura di Anthony J. Constantini pubblicato su ‘Politico' in cui viene analizzata la figura del Presidente del Consiglio, , alla luce della da lei intrapresa, con un occhio rivolto soprattutto alle prossime elezioni europee.         
Nell'articolo viene confermata la vocazione internazionale della , che in meno di un anno al governo è stata in grado di conquistarsi un ruolo di a livello mondiale, facendo cadere i pregiudizi che si avevano nei suoi riguardi e guadagnandosi il rispetto e il sostegno da parte anche dei leader politicamente da lei più lontani. Un successo forse mai raggiunto prima da altri leader della destra europea.         
Secondo Constantini, Giorgia Meloni è il primo rappresentante di un certo “nazionalismo occidentale”, che non si focalizza solamente sulla dimensione interna del paese, ma sulla civiltà occidentale in generale. È un qualcosa di mai visto finora, e che potrebbe condurre la leader di Fratelli d'Italia a creare una alleanza paneuropea conservatrice, con buone probabilità di arrivare alla guida dell'Europa.

“Da quando è diventata primo ministro italiano, Giorgia Meloni è stata una sorpresa per gli scettici di Bruxelles.

Come leader del partito da alcuni definito ‘post-fascista' Fratelli d'Italia, molti si aspettavano che fosse una miccia pronta ad esplodere come l'ungherese Viktor Orbán. Invece ha cercato un obiettivo diverso: diventare il primo leader di destra a forgiare un'autentica alleanza paneuropea.

E se avrà successo, potrebbe cambiare per sempre le carte in tavola a Bruxelles.

Sul piano interno, la Meloni ha attenuato il suo linguaggio in precedenza molto duro nei confronti dell'Unione Europea. In politica estera si è dimostrata decisamente a sostegno dell'Ucraina, visitando il Paese e pronunciandosi contro le dichiarazioni pro-Russia dell'allora partner di coalizione Silvio Berlusconi. La Meloni è stata anche in buoni rapporti con altri leader europei ed è persino riuscita ad andare d'accordo con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden – una rarità per i leader europei di destra.

Sorprendentemente, il primo ministro ha assunto anche un atteggiamento anti-cinese, annunciando di recente che l'Italia si sarebbe ritirata dalla Belt and Road Initiative di Pechino.

Al momento, questa manovra ha dato i suoi frutti, con un indice di gradimento della Meloni in Italia che ha raggiunto il 57%. Le sue relazioni sane – o almeno non ostili – con Bruxelles le hanno permesso di ottenere vittorie su questioni chiave come l'.

In breve, la sua accoglienza nel continente è stata molto diversa da quella spesso gelida riservata ad altri leader della destra populista come Orbán, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, la perenne candidata all'opposizione francese Marine Le Pen o l'ex primo ministro sloveno Janez Janša.

Tutto questo perché la Meloni ha intrapreso una strategia radicalmente diversa, nonostante si trovi allo stesso estremo dello spettro.

Gli altri potrebbero essere definiti “piccoli nazionalisti” – usando “piccolo” nel senso che il loro nazionalismo si concentra strettamente sugli interessi dei loro Paesi. E se questo piccolo nazionalismo può averli portati al successo in patria, ha di fatto reso impossibile una coalizione unificata di destra nell'UE.

Questi piccoli nazionalisti possono sorridere e salutarsi quanto vogliono, ma poiché mettono sempre i loro Stati al primo posto, non potrebbero mai essere veramente efficaci a Bruxelles – né hanno mai voluto farlo, poiché guardano a Bruxelles come a un problema piuttosto che a qualcosa che vale la pena riformare.

Ma la Meloni ha preso una strada diversa, e rivolgendo un breve sguardo alla sua storia si capisce il perché.

Al momento della sua elezione si è parlato molto della passione giovanile della Meloni per “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien. Ma quella storia – il racconto di una moltitudine di nazioni diverse (elfi, nani e uomini) che si uniscono per opporsi a un unico male – ha chiaramente giocato un ruolo nel modo in cui il primo ministro vede il mondo di oggi. Non si tratta di speculazioni inutili: la stessa Meloni ha confermato di aver stabilito un legame tra le nazioni della ‘Terra di Mezzo' e quelle europee.

Questo, a sua volta, fa emergere la sua fede in quello che potrebbe essere definito – in contrasto con il piccolo nazionalismo – “nazionalismo occidentale”. Questo nazionalismo occidentale, che ha come obiettivo la sopravvivenza e la fioritura della civiltà occidentale – invece di concentrarsi solo sul proprio Stato – è nuovo sulla scena europea. E come tale, ha la possibilità di rielaborare totalmente il funzionamento della politica dell'UE.

Mentre i piccoli nazionalisti lanciano spesso insulti a Bruxelles e a Washington, la Meloni comprende chiaramente che senza il sostegno di entrambi l'Italia non avrà alcuna possibilità nel prossimo secolo. E dal suo sostegno all'Ucraina a quello alle idee tradizionali di famiglia in Italia e al ritiro dall'iniziativa Belt-and-Road della Cina, tutte le sue azioni possono essere spiegate attraverso questa convinzione.

I cinici potrebbero sostenere che la Meloni lo fa semplicemente per sopravvivere politicamente e non per una seria convinzione nazionalista occidentale. Questa argomentazione fallisce, tuttavia, quando si considera la sua politica verso la politica paneuropea, in quanto il partito della Meloni è un membro del gruppo politico dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) al Parlamento europeo – non del gruppo di estrema destra e Democrazia.

Allo stesso modo, il suo avvicinamento e la sua capacità di lavorare a stretto contatto con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – unica tra le destre populiste – potrebbero darle risultati in un altro senso: una futura coalizione di centro-destra a Bruxelles.

La Meloni non vede l'UE come una minaccia, ma come unificatore dell'Occidente; il suo obiettivo è la riforma, non la distruzione. Di conseguenza, gruppi moderati come il Partito Popolare Europeo, e forse anche i centristi, potrebbero trovare una coalizione con un ECR rafforzato come un'opzione praticabile dopo le elezioni del prossimo anno. Il suo ministro degli ha già ventilato questa possibilità, come ha fatto la stessa Meloni quando ha incontrato il primo ministro ceco (e membro del PPE) Petr Fiala all'inizio dell'anno.

Una grande coalizione di centro-destra e centro-sinistra ha governato il Parlamento sin dalla sua nascita. Una coalizione puramente di centro-destra nel solco del nazionalismo populista occidentale della Meloni sarebbe quindi un terremoto nella politica dell'UE. E mentre le prossime elezioni europee iniziano a scaldarsi, Bruxelles dovrebbe prenderne atto.”

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La Redazione de La Voce del Patriota
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