“Il Nuovo Testamento Gay”: Papa Francesco condanna le derive woke delle Olimpiadi di Macron

La satira trova un suo fondamentalissimo limite nel rispetto dell’altro, che sia un individuo o un’intera comunità. E sappiamo bene che la Francia, fin dai tempi della rivoluzione del 1789, ha sempre utilizzato la potente e sacrosanta arma della libertà di espressione per inviare messaggi politici. Infatti, fu unanime il coro di voci che si strinse intorno alla redazione di Charlie Hebdo, la rivista che subì il folle attentato dei fondamentalisti islamici per il solo fatto di aver osato fare satira su Allah. Da allora le cose sono radicalmente cambiate e in Francia, una delle terre predilette in cui il fanatismo woke ha piantato le proprie radici, la battaglia non è più contro chi mina il rispetto delle regole democratiche, ma contro chi invece ha posto le basi per costruire il mondo occidentale del quale godiamo i benefici: la Chiesa e la religione cristiana.

Blasfemia sull’Ultima Cena

Forti del fatto che nessun fondamentalista cattolico si recherà in Francia per fare piazza pulita di pagani (il Medioevo è passato da un pezzo), consci del fatto che nei Paesi guidati dai progressisti la fede cristiana è l’ultimo vero ostacolo per una completa attuazione delle teorie woke, gli organizzatori della serata inaugurale hanno pensato bene di ridicolizzare la nostra (e loro stessa) cultura. Donna barbuta, regina queer, un puffo multicolore e omosessuale: le scenette andate dalla Senna in mondovisione volevano raffigurare una nuova declinazione dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Malgrado gli stessi organizzatori, resisi conto della figuraccia, abbiano cercato di rimediare, inventandosi di sana pianta un riferimento a rituali bacchici. Salvo poi fare marcia indietro, chiedendo scusa per le possibili offese ai credenti, e venire sbugiardati da una delle attrici: “Oh sì! Il Nuovo Testamento gay!” ha scritto sui social. In effetti, queste Olimpiadi non erano iniziate sotto i migliori auspici: nelle primissime locandine pubblicitarie, la Francia progressista di Emmanuel Macron aveva pensato bene di eliminare, con photoshop, il crocifisso dall’imponente struttura dell’Hotel des Invalides. Autocensura bella e buona alla propria cultura. Dalle Olimpiadi, dunque, il messaggio è chiaro: rispettiamo tutte le religioni (anche se un crocifisso non ha mai offeso nessuno), rispettiamo tutte le culture, ma non quella cristiana, la cui storia può essere manipolata come pare e piace.

Buoni sì, fessi no

Buoni sì, ma fessi no. Perché lasciare passare anche questo ennesimo attacco alla nostra cultura, alla nostra religione, sarebbe stato lasciare vincere una deriva prepotente e oppressiva, illiberale nella sua grande liberalità, dogmatica come un credo (che si fonda sulla libertà degli adepti di seguirlo o meno) ma impositiva come una dittatura (che certo non lascia scampo a ripensamenti). Una primissima e tempestiva risposta era arrivata dalla Conferenza episcopale di Francia: “Deploriamo in modo molto profondo le scene di derisione e di scherno sul cristianesimo”, hanno fatto sapere i vescovi francesi, spiegando che “la celebrazione olimpica va ben oltre i pregiudizi ideologici di alcuni artisti”.

La risposta di Papa Francesco

Ma, con alcuni giorni di ritardo, probabilmente con l’intento di sottrarsi alla baraonda generale suscitata dalla messa in scena sulla Scena, è arrivata anche la dovuta risposta della Santa Sede. Papa Francesco, che già non aveva accettato per nulla di buon grado la scelta dei macroniani di inserire l’aborto tra i principi costituzionali del Paese, non ha mostrato alcuna esitazione nel condannare la deriva woke delle Olimpiadi parigine: “La Santa Sede – si legge nel comunicato rilasciato dal Vaticano – è rimasta rattristata da alcune scene della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi e non può che unirsi alle voci che si sono levate nei giorni scorsi per deplorare l’offesa arrecata a molti cristiani e credenti di altre religioni. In un evento prestigioso in cui tutto il mondo si unisce intorno a valori comuni – prosegue il comunicato – non dovrebbero esserci allusioni che ridicolizzano le convinzioni religiose di molte persone”. Insomma, il problema è sempre lo stesso: il troppo storpia. E con il voler rivendicare spazi enormi di libertà, si finisce con l’invadere quella altrui. Una risposta, il Vaticano, l’ha riservata anche a chi, per difendersi, si è appellato alla libertà di espressione: essa, “che ovviamente non è in discussione, trova il suo limite nel rispetto degli altri”. Solo ricordandoci di essere cristiani, insomma, l’Europa potrà sconfiggere il cancro woke.

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