Un paradosso, un ossimoro: Ilaria Salis è entrata nella “Commissione speciale per la crisi della casa in Unione europea”. Un paradosso a cui, del resto, eravamo già abituati: Salis è arrivata al Parlamento europeo trascorrendo la sua campagna elettorale nel carcere di Budapest, dove era rinchiusa con l’accusa di aver preso a manganellate un militante di estrema destra, seguendo forse l’insegnamento del cattivo maestro, il prof di filosofia Christian Raimo, altro nome eccellente delle liste di Avs per le europee. “I neo-nazisti vanno picchiati” disse lui, uscito sconfitto dal verdetto degli elettori. Una frase molto familiare al quel motto, “uccidere un fascista non è reato” che ha esasperato, fino al punto che conosciamo, i toni durante gli Anni di Piombo.
Oltre questo c’è di più. Perché il paradosso dei paradossi è che a presenziare i lavori della commissione speciale europea contro la crisi abitativa, ci sarà una persona che, nel suo curriculum, riporta – a quanto pare anche con una certa fierezza, o comunque rivendicando il tutto – un passato da occupante abusiva di immobili popolari. Case destinate probabilmente a famiglie, che avevano atteso magari anche anni per quell’alloggio e che si sono ritrovate da un giorno all’altro sfrattate ingiustamente e con pochissime armi a disposizione (giuridicamente parlando) per rientrare in casa loro. Un incubo improvviso. Un disagio molto diffuso a cui il Governo Meloni sta rimediando, anche tramite le nuove previsioni del ddl Sicurezza.
Tutt’altro che un incubo, invece, sta vivendo adesso Ilaria Salis. È un sogno, anzi, per l’ex maestra, che dal carcere di Budapest ha ottenuto un lasciapassare regalato da Bonelli e Fratoianni per entrare direttamente al Parlamento europeo e riscuotere un assegno mensile che potrebbe quantomeno devolvere all’Arera, che ha un credito nei suoi confronti di circa 90mila euro risalente proprio all’occupazione dell’immobile.
L’annuncio della sua entrata in commissione l’ha dato proprio lei, sui suoi profili social: “Come ho sempre fatto fuori dalle istituzioni, continuerò anche qui a battermi perché il diritto all’abitare sia garantito a tutte e tutti, senza eccezioni” ha scritto su Instagram, concludendo con uno slogan: “Mai più case senza gente, mai più gente senza casa!”. Di fianco una emoji di una casa e quella del pugno chiuso, segno di riconoscimento indiscusso. Nella foto appaiono due colleghi, uno dei quali è il tedesco Martin Schidewan, appartenente al partito tedesco di estrema sinistra Die Link, lo stesso che ha candidato Carola Rackete al Parlamento europeo. Un po’ l’equivalente tedesco della stessa Salis o di Soumahoro al Parlamento italiano.
A presiedere i lavori sarà un’altra italiana, l’europarlamentare del Pd, Irene Tinagli: “Grazie davvero a tutti per aver riposto in me tanta fiducia. Ci aspetta un percorso sicuramente non semplice ma ricco di opportunità per milioni di europei. La voglia di fare è molta, adesso non resta che iniziare”. C’è grande entusiasmo, insomma, per dare il via ai lavori. E chissà quale sarà l’apporto che darà la Salis, chiaramente un’esperta del settore. Una ex occupante di case abusive potrà portare le istanze dei suoi elettori a Bruxelles, dove spiegherà che “non sempre quel che è giusto, è legale”. Una storia che, ironia a parte, lascia un po’ di amaro in bocca.
Questa è una tragicommedia!