Il portaborse della Salis che esulta al fantoccio della Meloni in fiamme

Soltanto un uomo con un curriculum di tutto rispetto poteva essere scelto per diventare il portaborse di Ilaria Salis. Soltanto una persona il cui passato fosse capace di reggere il confronto con la nuova eroina della sinistra, nota per le sue vicende giudiziarie e per la sua strenua difesa delle occupazioni di alloggi popolari. Come tutti gli altri eurodeputati, anche la 40enne milanese, accusata dalla giustizia ungherese di aver aggredito dei militanti di estrema destra, ha a disposizione un budget mensile per scegliere i propri collaboratori, circa 30mila euro al mese. Ed è un peccato che questi fondi non possano essere utilizzati per altro, perché la Salis avrebbe avuto l’occasione di risarcire Arera per il debito di 90mila euro che l’agenzia recrimina nei suoi confronti. Va be’, potrà farlo “soltanto” con lo stipendio da europarlamentare, che si aggira intorno ai 15mila euro. Se mai lo farà.

Esultava al fantoccio in fiamme

La scelta della Salis è ricaduta su Mattia Tombolini. Uno che ha già una carriera avviata come direttore editoriale di una casa editrice che pubblica anche i libri di Zerocalcare. Ma girando sul suo profilo Facebook, tra una foto di Marx e un articolo del Manifesto, si scopre tutta l’affinità tra l’europarlamentare di Avs e l’editore. Senza troppe difficoltà, sulla sua pagina si scova un breve video che ritrae un mega fantoccio andare in fiamme. È quello di Giorgia Meloni, e al di sotto del suo volto caricaturale campeggia la fiamma tricolore di Fratelli d’Italia. “Brucia stronza!” scrive in didascalia e qualcuno (forse proprio lui) urla nella registrazione. E la sua furia anti-destra, non si placa neppure quando, tra i commenti, di cui molti conniventi, ne compaiono un paio non in linea con tali modalità di esplicazione del dissenso. “Credo che per manifestare il proprio dissenso (che condivido) ci siano modi migliori di questo. La violenza genera violenza e non è buono, per me, è soggettivo!”, sostiene un utente. Ferma la risposta di Tombolini: “È violenza bruciare il bamboccio di carnevale?”. Il portaborse cerca legittimazione nella storicità dell’evento: si tratta del Carnevale Liberato di Poggio Mirteto che celebra la liberazione della cittadina dallo Stato Pontificio. “Si fa dal 1861 a Poggio Mirteto – sostiene –. Sono stati bruciati tutti i politici, papi ecc. Mo’ co Meloni diventa una violenza indicibile. Eddaje”. E poi la conclusione: “Carnevalone ha le sue usanza, a chi non je piace va al carnevale della domenica prima [quello Poggiano, non connotato dal carattere dissacratorio del Liberato, ndr] dove ci sarà qualcuno che si offende perché un bambino è vestito da guardia infame, che ce voi fa è pieno de viulenza sto mondo”.

Contro le guardie

Contro le “guardie”, Tombolini pare avere proprio un’ossessione: ancora su Facebook, l’editore ha pubblicato anni fa una foto in cui dei ragazzi aggrediscono con dei bastoni un poliziotto piegato su sé stesso. Un utente gli chiede tra i commenti: “Ti piace questa?”. “Beh – risponde lui – mi affascina in qualche modo la banda Bellini”, facendo riferimento alla banda che negli anni ’70 aggrediva forze dell’ordine e fascisti a colpi di chiavi inglesi. Che un po’ ricordano il manganello usato per autodifesa dalla Salis a Budapest. E poi si continua con innumerevoli locandine di centri sociali e antifa’, anche francesi, con slogan contro le forze dell’ordine. Dulcis in fundo, un post di pochi giorni fa, condividendo il titolo che Libero gli ha dedicato domenica: “Toh: la Salis assume un assistente che pubblica fotografie di poliziotti presi a bastonate”. La sua risposta: “Ma ho anche dei difetti”. Quasi quasi, Bonelli e Fratoianni potrebbero farci un pensierino e candidarlo nella loro compagine: alla fine, il curriculum è quello giusto.

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