In questi anni strutture sovranazionali formalmente non politiche sono riuscite ad effettuare sconvolgimenti politico-economici di portata enorme, aggirando parlamenti e governi nazionali. Esiste un deep state in Italia? La risposta è sì. Almeno secondo Flaminia Camilletti, giornalista freelance e autrice de “Il prepotere. Le forme del deep state italiano” pubblicato da Eclettica edizioni. Un volume fondamentale per capire quali sono i motivi dell’immobilizzazione italiana degli ultimi venti anni.
Questo libro infatti si offre come uno spunto di riflessione sul modo in cui agisce il deep state in Italia. Il prepotere composto dalle élites sovrastatali e dai poteri oligarchici è riuscito a infiltrarsi in tutti i settori strategici più importanti d’Italia: dalla finanza, alla stampa, dalle infrastrutture, alla sanità per arrivare alla politica. Le teorie di pensatori come Noam Chomsky, Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Joseph Nye, Ezra Pound, Olivier Blanchard, Giulio Temonti, Antonella Stirati, Guido Rossi, e molti altri, sono perfettamente osservabili nella realtà dei nostri dossier più recenti e tramite i loro studi Flaminia Camilletti riesce a collegare i puntini di temi apparentemente slegati tra loro.
Come scrive sul suo libro “Levando sovranità agli Stati nazionali si è dato libero sfogo ai mercati finanziari di far man bassa nelle Nazioni, imponendo la progressiva scomparsa del ceto medio e l’annullamento quasi completo della spesa pubblica grazie a politici deboli e compiacenti. Si è dichiarata guerra prima al welfare state e poi ai ceti medi e lo si fa ponendo i diritti civili al di sopra di quelli sociali, spostando l’attenzione dai problemi di tutti sui problemi di pochi, creando una guerra tra poveri che non può che giovare gli interessi privati delle oligarchie.”
La prefazione è stata scritta da Camilla Conti, giornalista de La Verità che si è occupata del caos vaccini di questi mesi e negli anni soprattutto di crisi bancarie, specialmente Mps. “Siena e la sua banca, che hanno scritto uno dei capitoli cruciali della storia del sistema finanziario italiano negli ultimi venti anni, rappresentano perfettamente il lato più oscuro e perverso del deep state e del potere funesto di alcuni oligarchi”. Questo tema si presenta perfettamente attuale se si pensa al dibattito gonfiato sui temi del ddl Zan nei giorni in cui si consegnava il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano.
Il modello Italia è ancora tutto da costruire, abbandonare l’emulazione estera e puntare sulle proprie specificità è l’unica strada da percorrere, ma per fare questo ci vogliono politica e rappresentanza. Ed è qui che si inserisce bene il punto di vista politico di Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo e autore della postfazione. “Formazione di una classe di funzionari pubblici culturalmente vicini, realizzazione di strumenti di comunicazione indipendenti capaci di scavalcare le censure dei GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), riforma dell’ordinamento giudiziario per limitare il peso delle correnti in magistratura, norme stringenti sulle “porte girevoli” tra potere politico, finanziario e giudiziario. Sono solo alcune delle urgenze a cui mettere mano se non si vuole capitolare di fronte all’assalto del deep state.
Questo libro intende proporre suggestioni nuove per provare a capire cos’è nel sistema Italia che non ha funzionato, ma soprattutto perché.