Il Prof. Saraceni insulta la Meloni. Avanti un altro!

Ecco che come un lapillo esuberante, dal magma del web, spunta un altro partecipante al simposio degli illuminati. Il prof Guido Saraceni non poteva non dire la sua sulla Meloni, dopo Gozzini e Van Straten si sentiva escluso dall’orgia delle invettive, alla quale ha voluto partecipare con due malconce righe appiccicate sulla sua pagina Facebook. E invero doveva avere fretta perché l’approfondimento sul contenuto lascia insoddisfatti, le dà infatti banalmente dell’ignorante, limitandosi a ricalcare le gesta fresche di cronaca dei suoi chiarissimi colleghi.

Lo spunto è un post della Meloni in cui ironicamente definisce la lectio magistralis sulla pandemia tenuta dal prof Giuseppe Conte una “lectio fallimentaris”. E come “si permette” – tuona il professore – come può quell’ignorante della Meloni criticare l’esimio ex presidente del Consiglio? Ammonisce il professore: “La Meloni … rappresenta il simbolo più chiaro di unepoca in cui gli ignoranti, tronfi a causa della propria mancanza di consapevolezza, spalleggiati da orde di capre, credono di poter sbeffeggiare impunemente gente che ha studiato per una vita e dalla quale avrebbero davvero tanto da apprendere”.

Senza risparmiarci la sua interpretazione da psicologo de noantri, poi, attribuisce questa esternazione alla frustrazione da complesso di inferiorità.

Offese banali, trite e ritrite, per le quali non serve scendere nel merito, ma valeva comunque la pena di riportare fedelmente le parole del prof, perché in ognuna si cela quello spocchioso senso di superiorità e di disprezzo del popolo che contraddistingue questa sedicente intellighenzia, che non sa cosa significhi la politica, che non capisce il senso profondo della democrazia e lo distorce a proprio uso e consumo piegandolo utilitaristicamente ai propri obiettivi.

“La star del web” si definisce il professore, che per rimarcare la sua superiorità intellettuale usa dare del “webete” (neologismo da lui coniato per indicare gli “ebeti del web”) a chiunque osi esprimere un concetto non conforme al Saracenipensiero,  peccato che le sorti di una Nazione libera le debbono accudire i parlamenti, quelli in cui siedono gli eletti, non i professori cooptati. É tanto complicato comprendere che il diritto di critica esercitato da un leader politico è anche un dovere imposto dal patto che si crea tra eletto ed elettore? É troppo difficile farsi una ragione del fatto che, quella che dall’alto della sua della cattedra il prof definisce “massa di capre”, è la base elettorale, la gente comune, il popolo che ripone fiducia e speranze nell’azione politica di un partito?

Pare di sì, e per questi “giganti della cultura” é scattato l’ignorantometro: se non hai laurea, master, PhD e cattedra (indipendentemente da come la si sia ottenuta poi la cattedra, ma questo e un altro discorso) non ti puoi permettere di fare alcun tipo di valutazione, unica soluzione è venire scacciati con ignominia dal consesso dei colti.

Il fatto che questo cozzi irrimediabilmente con tutti i più elementari principi di democrazia e dimostri l’adesione al più bieco assolutismo dispotico non conta.

Se questi sono i presupposti non osiamo immaginare il contenuto delle lezioni del Nostro, che insegnerebbe oltre ad informatica giuridica anche filosofia del diritto e ci tocca di rammentargli che in democrazia, chiunque venga scelto dal popolo ha non solo il diritto, ma il dovere di rappresentare la Nazione. Potrà essere utile al professore rinfrescare questo concetto prima della sua prossima lezione universitaria, ma anche per evitare di fare su facebook un’altra figura da “webete”.

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