Ad agosto scorso, in occasione della prima giornata del Riacefilmfestival, già faceva parlare di sé, e non era nemmeno la prima volta. Domenico Lucano, sindaco di Riace, quel giorno pensò bene di iniziare uno sciopero della fame e di esternare tutta la rabbia che aveva accumulato nell’ultimo periodo. Manifestava così contro gli arrivi spesso in ritardo delle somme destinate all’accoglienza, notevoli sul territorio comunale visto che, per stessa ammissione del sindaco, “l’accoglienza” è per il paesino calabrese un vero e proprio business. All’epoca, Lucano esordiva così davanti a una platea di paesani e giornalisti giunti per il festival: “Riace oggi non può prescindere come comunità da questo processo legato alla presenza dei cittadini immigrati, basti pensare che nella parte alta di Riace oggi siamo metà riacesi e metà cittadini immigrati di tante nazionalità diverse. Il messaggio che vogliamo dare, si può sintetizzare in questi termini: in un’area tra le più difficili in Italia, tra criminalità organizzata e una concezione della vita come rassegnazione, l’accoglienza è stata la soluzione di tantissimi problemi.” E ancora: “La gente inizia a schierarsi contro la barbarie, contro chi alza i muri e chiude i porti. Salvini non parla a nome di tutti”. Insomma, l’accoglienza come economia del territorio, far vivere di assistenzialismo non solo gli assistiti ma anche chi li assiste grazie ai progetti per i migranti che portano denaro fresco nelle casse della comunità e oggi, con gli ultimi sviluppi della situazione, non solo in quelle.
Stamattina, infatti, nell’ambito di un’operazione sul territorio, la guardia di finanza su ordine della procura della Repubblica di Locri, ha eseguito l’arresto del sindaco di Riace, Domenico Lucano. Le accuse non sono di poco conto, e vanno dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti. Una nota è stata emessa dalla procura stessa, e recita: “I finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano, sindaco del Comune di Riace e il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione denominata ‘Xenia’.”
Da quel che se ne sa, l’indagine dirette dalla Procura di Locri riguarda la gestione di cospicue somme destinate ai finanziamenti dei progetti sull’immigrazione, erogate dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria a favore del comune di Riace. Noi, come sempre, siamo garantisti e partiamo del presupposto che nessuno è colpevole prima del terzo grado di giudizio ma, se quello che ipotizza la procura di Locri dovesse rivelarsi corretto, non sarebbe che un’altra evidenza nell’ambito di un discorso già arrivato ai clamori delle cronache con Mafia Capitale: il business dei migranti vale più di quello della droga.
Detto ciò, dispiace apprendere proprio stamattina, che il tanto osannato decreto Salvini in tema di sicurezza, è già stato ridimensionato. Infatti, nel testo portato al Quirinale, è saltata la sospensione immediata della domanda e del relativo immediato rimpatrio per i richiedenti asilo indagati di reati come terrorismo, rapina, omicidio e altri che in caso di condanna escludono la protezione. Si tratta dell’articolo 10 del testo, che aveva incontrato molte resistenze. Ora, con il ritocco, non c’è più l’automatismo condanna-sospensione del procedimento-obbligo di lasciare il territorio nazionale. C’è solo l’obbligo di comunicazione del questore alla Commissione territoriale competente, che prevede “nell’immediatezza all’audizione dell’interessato e adotta contestuale decisione”. In pratica, un’altra iniezione di burocrazia che staremo a vedere quali risultati potrà dare.