di Marco Foti e Massimo Ruspandini
La data del 3 giugno rischia di trasformarsi in una ecatombe per la mobilità interregionale; sin dalle ultime ore si stanno riscontrando costi elevatissimi ed una ridotta disponibilità di posti per chi ha necessità di spostamenti tra regioni. Dal trasporto aereo a quello ferroviario passando per il trasporto pubblico locale su gomma, ferro ed acqua la mobilità sarà la prossima sfida per il cittadino italiano.
Il DL “Rilancio” prevede una serie di misure economiche per i trasporti con interventi a pioggia sulle diverse modalità di spostamento e un impegno economico di circa 1,2 miliardi di euro, al netto di specifiche misure non quantificabili dal Decreto ed al netto degli interventi previsti per Alitalia e per CIN (ex Tirrenia).
Ai non addetti ai lavori sembrerebbe un’importante manovra finanziaria finalizzata ad incentivare la mobilità “alternativa” ed a sostegno delle imprese del settore; a mio avviso, non è così.
Andiamo per ordine.
Iniziamo con la mobilità interregionale forza trainante per l’economia del territorio. È inutile rimarcare ancora una volta (come già citato in un precedente articolo) l’importanza del “sistema mobilità” il cui comparto, automotive e servizi, vale oltre il 10% del Pil italiano (non è di certi una percentuale irrilevante). Le modalità di spostamento nel territorio nazionale offrono diverse opportunità a scelta tra: treni, aerei ed autobus; cerchiamo di capire più nel dettaglio lo stato dell’arte.
La situazione del trasporto aereo è severamente compromessa dall’attuale crisi sanitaria che ha messo a terra intere flotte di aeromobili; tutti i competitors si stanno organizzando per la ripartenza. Alitalia costituisce un discorso a parte, pertanto il DL “Rilancio” ha riconosciuto la necessità di creare una nuova società con una dote iniziale di 3 miliardi di Euro, tanto quanto è stato il volume di affari della compagnia di bandiera nel 2018. Tale operazione, per inciso, è sotto gli occhi della commissione europea in quanto, secondo il nuovo quadro temporaneo UE, gli interventi statali non possono riguardare le società già in difficoltà prima del 31 Dicembre 2019.
La nuova Alitalia avrà, quindi, tutte le carte in regola per far volare i cittadini italiani se anche la curva epidemiologica sarà dalla nostra parte, quindi sicuramente non serviranno 1000 Euro (come negli anni 80) per acquistare un volo Genova- Palermo A/R, cifra necessaria se vogliano prenotare oggi.
EASA, Agenzia Europea per la Sicurezza dell’Aviazione Civile, ha stabilito inoltre che il distanziamento sanitario a bordo non è mandatorio e neanche necessario, quindi si potrà tornare a volare a pieno carico, con le dovute precauzione prima, dopo e durante il volo, come percorsi differenziati in aeroporto, termoscanner ai gate, mascherina e guanti a bordo.
E’ auspicabile che la Comunità Europea adotti Linee guida standard e comunque il MIT si faccia carico di una prima iniziativa in tal senso.
270 Milioni di Euro; tale è lo stanziamento previsto dal DL “Rilancio” a Rete Ferroviaria Italiana per calmierare i costi di pedaggio dovuti dalle imprese ferroviarie che hanno denunciato gravi perdite economiche in termini di ricavi da biglietti venduti.
E’ stato annunciato con gran risalto che il Fracciarossa, treno simbolo dell’eccellenza italiana, servirà Reggio Calabria collegandola al sistema AV; mi duole constatare che si tratta del solito annuncio trionfalistico perché l’operazione consisterà nell’impiego di materiale rotabile tecnologicamente avanzato su reti ferroviarie vetuste.
Le criticità per l’utente finale oggi consistono in pochi posti disponibili, pochi treni, sistema avanzato AV limitato a poche regioni e prezzi non alla portata di tutti.
Ma la mobilità non è soltanto interregionale; il sistema della mobilità è anche e soprattutto locale quest’ultima svolta anche in ambito comunale e sub urbano.
In Italia, secondo gli ultimi dati dell’ISTAT, sono circa 30 milioni le persone che ogni giorno si muovono per lavoro o studio, i cui spostamenti avvengono per il 17,4% a piedi e per il restante 81,6% con l’utilizzo di mezzi. L’automobile risulta il mezzo più usato con una percentuale del 63,5%, la restante percentuale di cittadini fruiscono del trasporto pubblico (gomma, ferro e metro), moto e bici.
Per sostenere la “mobilità alternativa”, quindi, per offrire alle persone l’alternativa all’utilizzo di auto e bus il DL “Rilancio” ha stanziato un fondo di 120 milioni per incentivare l’acquisto di mezzi legati alla “micromobilità” come per esempio biciclette e monopattini elettrici, segway, monowheel e hoverboard.
Quindi, facendo due veloci calcoli, considerando le disposizioni del Decreto che prevede la ripartizione del fondo in bonus dal valore nominale di massimo 500 euro, la somma disponibile copre il cd “shift modale” per 240 mila cittadini, pari allo 0,8% della domanda sistematica italiana. La quota della mobilità aumenta, se si considera la limitazione del bonus alle città metropolitane ed ai Comuni con più di 50 mila abitanti, ma certamente impossibile a coprire neanche una minima parte delle reali necessità.
La micromobilità potrebbe essere lo strumento vincente in seno ad un nuovo concetto di mobilità urbana; una nuova mobilità che metta al centro l’uomo ed il verde, contribuendo in modo determinante all’eco-sostenibilità delle nostre città e riducendo al massimo l’impatto ambientale.
50 mila euro al mese è il trasferimento medio previso dal DL “Rilancio” alle aziende del sistema impresa TPL; un sistema che muove percentuali importanti di popolazione specialmente nelle aree a forte densità abitativa.
Le aziende di TPL hanno subito forti riduzioni dei ricavi tariffari a seguito della crisi Covid e tali fondi serviranno a compensare, in minima parte quanto perduto. Tali stanziamenti sono assolutamente insufficienti per far fronte allo tsunami abbattutosi sulle società di trasporto pubblico. Noi suggeriamo il trasferimento degli importi derivanti dall’iva su biglietti venduti alle aziende di trasporto pubblico locale in modo da attenuare la gravità della situazione e permettendo un approccio alla ripartenza più strutturale.
Occorre coraggio e lungimiranza insieme a politiche che sappiano progettare le città di domani, città in cui il TPL sia la chiave di svolta del sistema trasporti e attorno al quale va concepita la nuova normalità urbana dove le abitudini di spostamento assumono un nuovo significato.
E’ ineluttabile che la direzione da seguire sia questa; riprogettare e riprogrammare l’attuale viabilità dotando i cittadini di strumenti adatti, consentirà loro di godere al meglio degli spazi disponibili e di migliorare la propria quotidianità.
Costruire la nuova “normalità” urbana ripensando il concetto della mobilità, a partire dagli Enti Locali che, escluse le città metropolitane ed i capoluoghi di provincia, non sono attrezzati per far fronte al cambio epocale delle abitudini sugli spostamenti. Le politiche di mobilità urbana non dovranno essere risolte in termini di problem solving ma dovranno essere affrontate anche e soprattutto in termini di pianificazione e progettazione su ampia scala territoriale. L’esigenza del territorio si configura quindi nell’obiettivo di pianificare interventi ed azioni per costruire la città del domani. Sarà strategico ripensare l’omogeneità dei comportamenti degli «utenti» e diventa fondamentale progettare strategie di programmazione che sappiano guardare ad una rimodulazione della vita quotidiana nella fase della ripartenza e della convivenza.
Cambiare il modo di vedere la mobilità è possibile. Basta crederci. E noi ci crediamo.