Imane Fadil, Sbai: avvelenata da ambienti di una certa “diplomazia” marocchina

Caso Fadil, Berlusconi non c’entra. Le responsabilità vanno ricercate altrove, in una certa alta “diplomazia” con cui la ragazza uccisa aveva lavorato e che gli ha chiuso la bocca per paura denunciasse la verità. Con questo tweet ieri, Souad Sbai, giornalista, ex deputata e Presidente dell’Associazione Donne Marocchine in Italia, ha aperto alla possibile pista marocchina dietro la morte della modella.

Quindi, secondo la Sbai, rifacendosi a quanto riportato dalla stampa, a causare la sua morte potrebbe essere stata una tecnica di avvelenamento che la giornalista dice di conoscere molto bene, perché anche lei, in passato, ne è stata vittima. Nel corso di un’intervista rilasciata a Repubblica, Souad Sbai afferma che la morte di Imane Fadil potrebbe essere legata a certi ambienti dell’alta diplomazia del Marocco. Una cerchia – dice – in cui la Fadil avrebbe lavorato, frequentando l’ambasciata marocchina, come molte altre ragazze sue connazionali, che attirate in Italia come stagiste e tirocinanti negli uffici diplomatici, vengono poi “arruolate” per eseguire lavori rischiosi di spionaggio e ricatto. Salvo poi essere “scaricate” e liquidate con la tecnica dell’avvelenamento.

Questa gente non si fa scrupoli – ha affermato – ti fanno bere un bicchiere di qualcosa che è incolore e inodore, ma contiene qualcosa di simile al mercurio, cristallo acido. Sembra una malattia che ti rovina dall’interno, ma in realtà sei vittima di un avvelenamento. Chiedo al re del Marocco di chiarire questa situazione».

 

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