Italia credibile, Italia che cresce: la svolta del Governo Meloni

Tutto sommato, l’Italia non è così nei guai, come sostengono i benpensanti della sinistra. Quelli che, quando erano al governo, raccontavano di aver trasformato la Nazione in una locomotiva, in una “Ferrari” secondo i più vanitosi, anche se in realtà la avevano resa un posto arido di investimenti, sia sul fronte interno, con i continui ostacoli posti alle partite Iva, viste soltanto come dei possibili frodatori, sia sul fronte estero, con gli investitori stranieri che poco credevano nell’Italia a causa della sua costante instabilità politica. Instabilità che si è fatta sentire anche nei rapporti internazionali: poca credibilità, quindi poco ascolto delle nostre istanze. E Italia allo sbaraglio. Ora le cose hanno invertito la rotta. Grazie al Governo Meloni.

Bentornata credibilità italiana

Era gennaio del 2019 quando Giuseppe Conte, allora Presidente del Consiglio al primo mandato, confidava alla cancelliera tedesca Merkel, durante una pausa dei lavori al meeting annuale di Davos, di essere molto preoccupato dell’ascesa nei sondaggi della Lega e di Matteo Salvini, all’epoca suo alleato di Governo. Le chiese aiuto e magari anche appoggio, influenzando di fatto la creazione del governo giallo-rosso alcuni mesi dopo. Sono passati già trascorsi cinque anni da quell’infausto gesto di assoggettamento alle altre potenze. Una figura che – si capirà bene – certamente non aiuta a costruire un’immagine decorosa delle nostre Istituzioni. Ma ora, più che “chiedere aiuto” alle altre potenze, l’Italia ha iniziato a fare scuola all’interno dell’Unione Europea: il Governo Meloni ha fatto valere, dopo anni di cattiva gestione, la propria strategia in fatto di politiche migratorie, portando i vertici europei a trattare con i Paesi nord-africani per contrastare i trafficanti di esseri umani e le partenze illegali e creando un vero e proprio modello di cooperazione attraverso l’accordo con l’Albania, al quale è rivolto lo sguardo interessato degli altri Stati membri. Anche di quella Germania che cinque anni fa dettava a Conte le cose da fare. Il riconoscimento della rinascita italiana è unanime: lo confermano commissari, Istituzioni, politici. Anche a sinistra, con la sola esclusione di quella italiana, incapace per anni di costruire un dialogo – con quelli che pure erano suoi alleati – che andasse oltre il mero servilismo.

La rinascita economica

Ma sono i dati economici a fare la differenza. La crescita del Pil è stata rivista al rialzo rispetto alle previsioni dell’ultima Nota di aggiornamento del Def, facendo meglio delle big europee e classificandosi tra i primi posti per crescita anche a livello mondiale, superando di gran lunga i livelli del 2019, l’ultimo anno “a condizioni normali” prima del Covid: +4,9 rispetto al periodo pre-pandemia. Per non parlare, poi, dei dati sull’export letteralmente da record: l’Italia è quinta al mondo, dietro superpotenze economiche come Usa, Giappone e Cina. Mica male. Anche considerando che, a livello mondiale, l’economia è rallentata da un particolare periodo di stagnazione, di stallo, anche in attesa dei prossimi sviluppi delle due guerre che minacciano i confini del mondo occidentale: la crisi in Medio Oriente e il conflitto in Ucraina. L’Italia così dimostra di riuscire a reggere il peso di un periodo globalmente lento e incerto, grazie al lavoro delle sue imprese, specialmente quelle piccole e medie, che costituiscono il grande patrimonio economico della nostra Nazione. Export di qualità, eccellenze e tradizioni, ottima pubblicità e richieste in aumento: le aziende sono l’anima dell’Italia. Ed è per questo che lo Stato deve porsi come obiettivo favorire il loro sviluppo. Per anni non è stato così, le partite Iva sono state viste come delle pericolose particelle capitalistiche che, malate del guadagno, avrebbero fatto di tutto per frodare lo Stato. Poi è salita la destra al Governo: la sua politica di riforma fiscale e di detassazione dei redditi più bassi ha fruttato ottimi risultati. Il cittadino va appoggiato, non tassato o perseguito senza ragione, e va aiutato se vuole rientrare dai debiti: e così, anche il recupero dall’evasione è stato record nel 2023. Grazie al Governo Meloni.

Sinistra destinata al fallimento

C’è ancora da migliorare? Certo, c’è sempre da migliorare. Ma le cose, oggi, stanno finalmente funzionando come dovrebbero. Alla sinistra resta solo un pugno di mosche in mano: forse risvegliata dai ranghi dell’opposizione a cui è relegata da quasi due anni, rimane soltanto la possibilità di incolpare il Governo Meloni di tutte le mancanze che i suoi esponenti, negli anni precedenti, non hanno provveduto a colmare. Una strategia che, ovviamente, non può che essere destinata al fallimento.

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