La grande chiusura di Giorgia Meloni ad Atreju

Una folla immensa quella accorsa ai piedi di Castel Sant’Angelo per l’arrivo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad Atreju, accolta dallo sventolio delle bandiere tricolori. “Atreju è la più bella manifestazione di pensiero, di comunità, di politica che esista in Italia”: esordisce così dal palco, ringraziando chi l’ha preceduta, i vicepremier Tajani e Salvini, e ringraziando soprattutto la comunità di Fratelli d’Italia: “Sono orgogliosa che mentre ero altrove, qualcun altro si è caricato sulle spalle questa storia infinita e ha continuato a farla crescere”. Il riferimento è a tutti i militanti di Fratelli d’Italia e ai giovani di Gioventù Nazionale che hanno organizzato un evento felicemente riuscito grazie a una comunità seria e solida. “Questa è una cosa che ci invidia moltissima gente: sono fiera di voi” dice dal palco Meloni, nel clamore delle tantissime persone che, da tutta Italia, sono accorse a Roma quest’oggi. E critica i grandi assenti che, dopo aver declinato l’invito al confronto, accusano chi invece è stato presente: si rivolge direttamente al PD e a Elly Schlein, dicendole che “puoi anche decidere di non partecipare ma non per questo devi insultare chi ha accettato questo invito perché hanno avuto un coraggio che a voi difetta”.

Tanti i temi trattati nel suo intervento, primo su tutti la fierezza dell’essere italiani: “Noi rappresentiamo l’Italia che non accetta di svendersi. Abbiamo il dovere di dare agli italiani l’orgoglio di voler rivendicare qui e fuori dai confini ‘io sono italiano’”. È ottimo, sotto questo punto di vista, il lavoro svolto dal governo nell’intessere legami con leader esteri, come dimostra la presenza ad Atreju di Rama, di Sunak, di Abascal e dei membri dell’ECR; legami che rafforzano l’immagine di un’Italia seria agli occhi dei consessi internazionali. Il tutto, a dispetto delle continue lamentele della sinistra che profetizzava su un possibile isolamento internazionale della nostra Nazione.

Il tentativo della sinistra di screditare l’Italia in campo internazionale è quindi fallito, così come sono andate male le sue oracolanti dichiarazioni su un possibile crollo dell’economia, emanate soltanto nella turpe speranza poi di avere un posto sulla poltrona: come se solo sperando il peggio per la Nazione, si può arrivare a governare. Ma i dati smentiscono i profeti di sinistra: la Borsa italiana è la più prolifica in Europa, il Pil e le occupazioni aumentano, le famiglie ritornano a investire, lo Spread è calato di 60 punti dall’insediamento di questo governo. Tutti risultati ottenuti grazie a un governo che è al fianco di famiglie e imprese grazie a una manovra economica che, anche quest’anno, è di stampo espansivo, nonostante i tanti buchi sul bilancio dello Stato causati dalle disastrose politiche dei bonus dei precedenti governi. Quello del Superbonus, in particolare, è un danno calcolato in circa 140 miliardi di euro sull’erario, l’equivalente di circa quattro leggi di bilancio e la stessa somma che ogni anno lo Stato investe in sanità: smontata dunque l’ipocrisia delle accuse verso il governo di aver ridotto la spesa nel comparto sanitario, nonostante con questa manovra si sia arrivati al massimo investimento nel settore; accuse che arrivano proprio da chi negli anni ha preferito sperperare i soldi in cambio di consenso facile: “Noi i soldi li mettiamo sulle buste paga, loro li mettevano sul reddito di cittadinanza”. Come detto una manovra espansiva, con cui è stato riconfermato il taglio del cuneo fiscale. Ma, nonostante gli aumenti in busta paga e l’aumento delle occupazioni, “curiosamente aumentano anche gli scioperi generali dei sindacati” dice Meloni, che rincara la dose: “Sono gli stessi che fanno la morale sul salario minimo ma poi accettano contratti da 5 euro l’ora”.

E ancora sul rifiuto del consenso facile in favore di soluzioni funzionanti, si è soffermata Giorgia Meloni in merito al tema dell’immigrazione: “Non mi interessano scorciatoie che fingono di risolvere problemi per un po’ – dice il Presidente del Consiglio – e sono pronta a perdere consenso nell’immediato per dare una risposta vera, definitiva, a questo problema”. Ed è in questo contesto che si inseriscono, in un sistema ben strutturato, gli accordi con la Tunisia, con l’Albania di Edi Rama, col quale Meloni solidarizza per le accuse della sinistra; e ancora i dialoghi costanti con le istituzioni europee, il tutto in cerca di una risposta seria e duratura che, nei dati, inizia a sortire gli effetti sperati: gli sbarchi sono in calo da 3 mesi ormai.

Tanti altri i temi trattati: il contrasto alla violenza sulle donne, nel ricordo delle vittime di femminicidio; lo sforzo per rendere l’utero in affitto reato universale; la riforma costituzionale che eliminerà i giochi di palazzo e oppugnata proprio da chi ha creato una carriera sulle debolezze della politica; il lavoro svolto contro la criminalità, nell’obiettivo di non avere più “zone franche” in cui lo Stato è assente: l’esempio più chiaro è quello di Caivano, una storia che “nessuno scrittore racconta – dice Meloni – forse perché i camorristi fanno vendere molto di più”. E sul lavoro, Meloni ringrazia lavoratori e imprenditori italiani che, nei fatti, hanno più di tutti il merito di aver contribuito alla crescita economica della Nazione, nonostante i momenti di difficoltà e nonostante soprattutto il malgoverno dell’autoproclamato “partito dell’onestà” che, in linea soltanto con la sua ipocrisia, ha restituito alla Nazione bonus su cui ha lucrato anche la malavita. Ora la musica è diversa, con un governo che premia finalmente chi lavora onestamente: “Col centrodestra – conclude Meloni – sarà un’Italia con la schiena dritta, le scarpe piene di fango e le mani pulite”.

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