Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America dopo aver prestato giuramento a Capitol Hill, davanti alla propria Nazione e ad autorevoli esponenti politici stranieri, fra i quali il Capo di Stato argentino Javier Milei, il vicepresidente cinese Han Zheng e la premier italiana Giorgia Meloni.
Il nostro è stato l’unico Governo europeo a ricevere l’invito da oltreoceano per la cerimonia di insediamento del tycoon alla Casa Bianca. Questo fatto dovrebbe riempire di orgoglio tutti gli italiani, in particolare l’insieme di coloro i quali si occupano di politica e di informazione, al di là delle appartenenze, degli schieramenti e delle simpatie o antipatie di parte.
L’Italia di oggi non è più quella Italietta di qualche tempo fa, sopportata con una certa sufficienza fuori dai confini nazionali, bensì, essa è diventata protagonista del confronto europeo e intercontinentale e, con il secondo arrivo a Washington di Donald Trump, già costituisce il principale interlocutore UE per il potente alleato situato sull’altra sponda dell’Atlantico, con riverberi positivi per gli interessi dell’intera Penisola, non solo, ciò è palese, per un tornaconto limitato a Giorgia Meloni, ai suoi alleati e supporter di vario genere.
Tuttavia, le forze di opposizione in Italia, spalleggiate dai soliti e noti “pasdaran” a libro paga di televisioni e giornali, non riescono mai ad avere un sussulto che le porti a superare il pregiudizio ideologico e ad accogliere ciò che è opportuno per la Nazione, anche se si tratta di un qualcosa spinto e realizzato dalla odiata destra.
Quindi, le sinistre sono riuscite a polemizzare anche sul fatto che Giorgia Meloni sia stata l’unica leader europea di governo ad essere stata invitata da Trump. Il Presidente del Consiglio, secondo i soloni rossi e rosé, avrebbe quasi compiuto un reato di lesa maestà osando volare alla volta di Washington nel momento in cui né la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen e neppure altri primi ministri del continente hanno ricevuto la lettera d’invito da Donald Trump. Non siamo ingenui e vediamo un tentativo assai maldestro di accusare la premier Meloni di eccesso di zelo e di servilismo, da sbandierare davanti ai nuovi potenti d’America, ma i veri servi di uno o più poteri, così lobotomizzati da non rendersi nemmeno più conto di ragionare da schiavi di un pensiero unico, sono proprio quei piddini e quei commentatori di casa al Nazareno che vedono nella relazione speciale fra Palazzo Chigi e la Casa Bianca trumpiana una forma di sottomissione del primo verso la seconda.
Non si accorgono che la Unione Europea non è l’America degli Stati Uniti, non è una Nazione con un super Stato e, giustamente, i capi di governo dei vari Paesi UE non fanno dipendere tutte le loro scelte, domestiche e internazionali, dalla Commissione europea. Coloro i quali sono più realisti del re e, non c’è dubbio, si sono offesi più di Ursula, la quale infatti non ha commentato la presenza di Giorgia Meloni al giuramento di Trump, si sono così abituati ad appoggiare, in Parlamento e sui media, continue svendite di sovranità nazionale dell’Italia, quelle fatte da Romano Prodi e compagni ulivisti, da credere che l’UE abbia la stessa struttura istituzionale degli USA. In ogni caso, a proposito di questi ultimi, proviamo solo ad immaginare cosa avrebbero scritto i cosiddetti giornaloni se al posto di Trump ci fosse stata, per dire, Kamala Harris o qualunque altro presidente dem, e in Italia, al posto di Giorgia, si fosse trovato a Palazzo Chigi un premier del PD, e l’Italia di sinistra fosse stata l’unica invitata fra i Paesi UE all’incoronamento alla Casa Bianca di una Amministrazione liberal. Come minimo, quelli che volevano creare tanti anni fa l’Ulivo mondiale con Bill Clinton e Tony Blair, avrebbero riferito di una straordinaria Italia, influente e ascoltata in America e, chissà, pure su Marte. Il pianeta rosso sarà un obiettivo di Donald Trump e di Elon Musk mentre all’Italia e alla premier Giorgia Meloni interessa soprattutto il fatto di avere costruito un capolavoro di politica internazionale. Roma è diventata l’ambasciatrice della Unione Europea in Nord America con il valore aggiunto della comune battaglia conservatrice che unisce il Partito Repubblicano d’oltreoceano a Fratelli d’Italia. Roma e Washington avranno tanto da dire e in particolare da fare insieme per liberare sia le Americhe che l’Europa dalle follie globaliste di stampo liberal e radical-chic, le degenerazioni green, woke e gender sono fra queste, assai funzionali all’espansionismo cinese e a chiunque lavori per indebolire l’Occidente.
Agli occhi di Trump, come anche ai nostri, l’unico leader europeo che merita attenzione. Andiamo avanti così, nel rispetto del nostro grande Paese, che negli ultimi anni sta riacquistando forza e credibilità a dispetto della nostra sinistra.