Caro Direttore,
Il motivo dell’invasione dell’Ucraina ha radici nel 1945. Tutto cominciò quando Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, si riunirono a Jalta, in Crimea, per stabilire la divisione d’influenza degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia dell’intera Europa. Le sorti della Germania Nazista di Hitler erano già decise: una divisione della nazione germanica in due stati separati; una sotto il controllo di Washington, l’altra sotto il controllo di Mosca. Per la difesa dello stato bolscevico, si era pensato alla creazione di stati cuscinetto. Questi stati, dopo la caduta di Berlino e la conseguente dissoluzione dell’Unione Sovietica, non aspettavano altro di liberarsi dalla dittatura comunista e aderire all’Unione Europea, per una vita libera, democratica e prosperosa. Ma chi vuole vivere sotto un regime totalitario? Dopo il 1989 molti stati dell’Europa dell’Est si sono staccati da quel mondo triste e misero che gli veniva garantito dall’Unione Sovietica. Da allora questi popoli oppressi sono rinati, ma purtroppo l’Ucraina non ha fatto in tempo aderirvi. Il principio dell’autodeterminazione dei popoli, è stato affermato con le elezioni libere del 1991, diventando uno stato indipendente e sovrano. A garanzia della sua sicurezza, il 5 dicembre 1994, fu firmato dalla Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna, il Memorandum di Budapest, con il quale anche la Russia doveva rispettare, ma che adesso è stato volutamente calpestato. Le regole sancite da questo documento prevedevano di rispettare l’indipendenza e la sovranità Ucraina entro i suoi confini dell’epoca; astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l’Ucraina e dall’utilizzare la pressione economica su di essa, allo scopo influenzare la sua politica.
Ma l’idea di una Grande Russia, di un’Unione Sovietica risorta, per Putin è più forte della lealtà e del buon senso. Lo Zar comunista vive nel passato. La sua formazione di capo del FSB, agenzia dei servizi segreti che succedette al KGB, la sua fede all’ideologia bolscevica, sono dentro la sua anima. Negli incontri con Merkel, Berlusconi, Blair e Sarkozy del primo decennio del 2000, dava l’impressione di essersi occidentalizzato, ma fingeva e nascondeva il suo piano. Tutti avevano pensato che in mezzo agli “amici dell’Ue” si sarebbe sentito finalmente accettato, incluso che in qualche modo, grazie a “l’affetto” dei colleghi avrebbe rinunciato a tenere comportamenti da autocrate comunista. Invece, non è andata così. Il suo progetto era quello far comprare agli Stati europei il suo gas. E così anche noi italiani abbiamo iniziato, seguendo la strada tracciata dalla Merkel. Per Putin era arrivato il tempo di chiudere il cappio mettendo in trappola agli amici europei. Ha svolto l’operazione con pochi e semplici passi distribuiti nel tempo: ottenere la fiducia delle cancellerie europee, creare per gli Stati una dipendenza energetica dal suo gas, ottenere una diminuzione delle spese militari dell’Unione, con la Nato innocua e neutrale. Prodromo l’abbandono indecoroso degli Stati Uniti dall’Afghanistan il 31 agosto 2021; per la Federazione Russa mancava solo stabilire la data di attacco all’Ucraina, sapendo anche di trasgredire il Memorandum di Budapest. Vladimir Žirinovskij, membro della Duma, parlamento russo, aveva previsto la data dell’attacco in una seduta del dicembre 2021, sbagliandosi di soli due giorni. Il 24 febbraio. Putin non vuole uno stato libero e democratico accanto alla Federazione Russa; un’altra nazione dei Paesi dell’Est che si sfila dalle grinfie dell’orso russo è per lui insopportabile, ma soprattutto l’Ucraina stava diventando troppo forte militarmente per l’esercito della super potenza russa.
Putin vuole continuare la guerra; il famigerato uomo forte vuole vincere anche a costo di distruggere tutto e massacrando tutti in Ucraina. Sta alle nazioni dell’Unione Europea, agli U.S.A e alla Gran Bretagna, far si che la campagna militare russa fallisca. E’ giusto il diritto a difendersi dall’invasore russo e i successi militari dell’esercito ucraino lo stanno confermando. Ma l’obiettivo di Putin è di sedersi al tavolo da vincitore. I confini legittimati a Jalta nella la Seconda Guerra Mondiale sono cambiati e forse, secondo il dittatore comunista, l’attuale divisione dell’Europa, dovrà essere stabilita con una nuova Jalta, con un’altra guerra mondiale.
Luca Apolloni