La Repubblica “Meloni, guerra ai giudici”: mistificazioni, prove mancanti ed accuse inaccettabili

Anche oggi la redazione di Repubblica ha deciso di deliziare il pubblico con una disamina assurda sulla questione che sta coinvolgendo Giorgia ed Arianna Meloni, in seguito all’articolo scritto da Alessandro Sallusti su Il Giornale appena due giorni fa. C’è chi ovviamente non ha perso tempo a commentare la notizia, spendendo i peggiori titoli sulla questione, condendoli con articoli di commento che senz’altro serviranno a riempire le colonne dei giornali: peccato per la ripetitività.

Il titolo odierno del primo quotidiano citato nel presente editoriale è “Meloni, guerra ai giudici”, un incipit che ha dell’assurdo, un po’ come se il Presidente del Consiglio volesse mettere le mani sulla Magistratura, come se la vicenda Palamara citata da Sallusti, non avesse insegnato proprio niente dal punto di vista giuridico. Parola d’ordine? Mistificare! A qualunque costo, purché serva a mettere in difficoltà la destra: renderla pericolosa agli occhi dei cittadini, che questi l’abbiano votata o meno. 

Ecco che puntualmente le colonne de La Repubblica di oggi iniziano a riempirsi lentamente, articoli su “La Versione di Arianna”, assunti che farebbero passare la difesa della Segretaria di FdI come un atteggiamento passivo-aggressivo soltanto perché quest’ultima ha osato difendersi, dichiarando di non aver dettato la linea del pezzo scritto  su Il Giornale e di essere contenta che qualcuno abbia fatto chiarezza. Insomma i cattivi per Rep sono dappertutto, hanno chiaramente idee di destra e tramano alle spalle di una congrega di giudici talmente poco libera da essere divisa in correnti politiche. Sarebbe fantastico parlare di polemiche, e invece bisogna restare allibiti per le freddure.

Per non parlare del trafiletto intitolato “La Strategia di FdI in difesa del Governo”, meraviglioso nella sua inconscia ilarità quando si parla di giornali amici di destra, come se chi scrive per La Repubblica fosse dichiaratamente super partes e non fosse mai andato a votare per il bene della santa informazione neutrale. Forse alla prima possiamo anche credere, visto che nel 2022 esortavano le persone a non votare per evitare l’inevitabile. Cerchi magici praticamente invisibili, con tesi valorizzate esclusivamente dall’inserimento del nome di un Sottosegretario, che meraviglia l’esoterismo: ah ma non è una storia di Dylan Dog, è una tesi surreale! Ora si spiega tutto.

Ma il premio lo merita “Complotto all’italiana”, il simpatico – si fa per dire – commento del giorno che vedrebbe le due Sorellone d’Italia, così individuate nell’articolo, impegnate prima nel complotto di sicurezza e poi in un Complotto all’italiana. Allora, facciamo un po’ di chiarezza: delle due l’una. Già è abbastanza difficile credere alle tesi di cospirazione in giro, tanto che sembrano prodotte giornalmente un tanto al chilo. Per di più non è molto saggio fare una lista incomprensibile di teorie del complotto citando poi Biscardi per pararsi da eventuali smentite, o peggio. Va bene, l’obiettivo è quello di fare satira, ma almeno che venga fatta bene e senza archetipi stanchi e noiosi che non hanno nulla a che vedere con la realtà. Bellissimo il guazzabuglio di parole, peccato per la lista della spesa.

C’è da immaginare che tutto questo rancore abbia addirittura una significato più profondo del solito, magari la sede di Repubblica è sommersa da meloni – il frutto eh – spuntati magicamente dal sottosuolo: in quel caso un livore così forte sarebbe ancora ingiustificabile, ma lontanamente comprensibile vista la presunta emergenza. Visto? E’ così che si costruiscono le ipotesi di complotto basate sul vuoto e irrigate dal niente. 

Aldilà delle teorie campate per aria e della base ovviamente mancante sotto di esse, sembra che il nuovo metodo Sherlock non stia giovando a La Repubblica come dovrebbe, basta leggerne il contenuto per capire che in mano non hanno niente: forse neanche la penna o la tastiera.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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