La sentenza senza senso: tutti i rimpatri sono illegali?

Avevamo anticipato che la sentenza di Palermo di alcuni giorni fa, che a sua volta recepiva quella della Corte di Giustizia dell’Unione europea, con cui insomma il magistrato si diceva impossibilitato nel dichiarare la Tunisia un Paese sicuro. Un paradosso, perché la Tunisia rientra a pieno nella lista dei Paesi sicuri stilata ogni anno dal governo. Come si spiegava una tale discrasia? Semplice, non si spiegava: la decisione del giudice palermitano venne presa perché bisogna “tener conto delle novità legislative e giurisprudenziali”. E la novità è appunto la decisione della Corte di Giustizia europea secondo la quale un Paese non può essere definito sicuro se “talune parti del suo territorio non soddisfino le condizioni sostanziali”. E alla Tunisia si recriminava il fatto che è in vigore una legge che punisce i rapporti sessuali tra omosessuali consenzienti. La potenziale distruttività di quella sentenza di alcuni giorni fa è stata subito chiara: ogni Paese è suscettibile, se la magistratura lo decide, di non essere reputato sicuro, così, di punto in bianco. In quel caso, si trattava di cinque migranti tunisini per i quali si decideva del loro trattenimento: grazie alla sentenza, i cinque migranti non dovevano più attendere la decisione circa il loro rimpatrio all’interno dei centri per i rimpatri e potevano liberamente uscire e, se volevano e ci riuscivano, far perdere completamente le tracce di sé stessi.

La sentenza di ieri del tribunale di Roma è molto simile: arbitrariamente un giudice ha deciso di eliminare la dicitura di Paese sicuro ai Paesi dai quali provenivano i sedici migranti entrati nei centri in Albania appena costruiti, dovendo essere quindi ritrasportati a Roma. Un assist bello e buono all’immigrazione clandestina: anche su questo giornale abbiamo parlato di come le mafie del contrabbando di vite umane nei deserti africani e nel Mediterraneo speculi su notizie e fake news provenienti dall’Italia per incentivare gli ingressi. Il referendum sulla cittadinanza, sull’alleggerimento dei requisiti richiesti per accedervi, ha provocato degli aumenti nelle partenze. Pensate, allora, alla potenza catastrofica di una sentenza che non solo ha come conseguenza che nessun Paese può essere dichiarato sicuro, ma che i migranti non possono essere più rimpatriati. Insomma, migliaia di persone sarebbero mosse dalla volontà di entrare dalla notizia di un “tana liberi tutti” che arriverà, chissà in quale forma, nei Paesi di origine dei flussi, filtrata dalle speculazioni delle mafie e di chi si compiace di tante partenze (le superpotenze nemiche dell’Occidente con le loro guerre ibride).

Una posizione pregiudiziale

Penso che la decisione dei giudici di Roma sia una decisione pregiudiziale – ha commentato ieri la premier – Lo dimostra il fatto che alcuni di questi giudici avevano criticato l’accordo con l’Albania ancora prima di entrare nel merito. Temo – ha aggiunto – che debba anche colpire il fatto che questa decisione dei giudici è stata anticipata ieri da alcuni esponenti del Partito democratico. Dopodiché, la questione non è l’Albania. La questione è molto più ampia perché, in buona sostanza, quello che i giudici dicono è che non esistono Paesi sicuri. Quindi comunico ufficialmente che il problema non c’è in Albania, il problema è che nessuno potrà essere rimpatriato”. Proprio mentre in Europa si lavorava ad allargare il modello dell’accordo con l’Albania anche agli altri Stati membri, arriva la sentenza che, in buona sostanza, rende potenzialmente inutile l’accordo stesso, dal momento che lì, in Albania, dovrebbero accedere soltanto chi proviene da Paesi sicuri e può essere rimpatriato. Lusinghe dalla sinistra, che vedono finalmente qualcuno appoggiare le loro tesi, che neppure l’Europa ascolta più, sulla violazione dei diritti umani, che si è rivelata sempre fallace. Il Giornale stamattina racconta di un Sergio Mattarella “stupito” dal provvedimento, malgrado dal Colle fanno sapere che il Capo dello Stato “non entra nel dibattito politico”. Anche La Russa, presidente del Senato, è stupito: “Sono rimasto molto stupito, ma non voglio commentarlo perché lo stupore supera ogni commento”. Già, meglio non commentare.

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