Il ministero dell’Interno ha deciso di nominare una commissione d’accesso per verificare se sussistano le condizioni di uno scioglimento, e di un successivo commissariamento, dell’amministrazione comunale di Bari, guidata dal Sindaco del Partito Democratico Antonio Decaro. Il Viminale ha adottato tale provvedimento a seguito dell’inchiesta in corso sul presunto intreccio fra mafia, politica e affari, e sul tentativo di condizionare il voto alle elezioni comunali del 2019, vinte proprio da Decaro. Il clou delle indagini si è visto il 26 febbraio scorso, quando gli accertamenti della Direzione distrettuale antimafia hanno portato all’arresto di 130 persone legate ai clan.
La commissione d’accesso punta a valutare la presenza di infiltrazioni mafiose presso il Comune di Bari, il consiglio comunale ed anche per quanto riguarda l’azienda municipalizzata del trasporto urbano barese Amtab. Il Sindaco Decaro ha subito reagito in un modo che è apparso eccessivo e sopra le righe, non solo agli occhi del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, e ha parlato, addirittura, di “atto di guerra” del Governo verso la città di Bari. Con Decaro, che ha pure versato qualche lacrima pubblica, si sono schierati incondizionatamente la segretaria del suo partito, Elly Schlein, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, che tentano di convincere la Nazione di un martirio in corso in quel di Bari, di un supplizio del primo cittadino che viene perpetrato dai boia del centrodestra. Il Governo, come precisato dal ministro Piantedosi, dà la caccia ai mafiosi e non alle amministrazioni locali di colore opposto a quello della maggioranza.
Viene applicata la normativa vigente, non scritta da Fratelli d’Italia, sullo scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazioni e condizionamenti di stampo mafioso, introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento nel 1991 e oggetto di numerose modifiche nel corso del tempo. Essa è ora disciplinata dal Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali o Tuel, e punta a interrompere, non solo il compimento di reati perseguibili a livello penale, ma anche la semplice soggezione di un amministratore nei confronti della criminalità organizzata. Questo Governo, e non altri, ha già utilizzato tale legislazione antimafia per altri quindici Comuni, la maggior parte dei quali governati dal centrodestra, pertanto, non esiste alcun tentativo, diciamo così, golpista ai danni del Sindaco Decaro.
Si tratterà di un processo abbastanza lungo alla fine del quale non è detto che si decida poi per lo scioglimento del Comune perché la commissione d’accesso, nominata dal Viminale, una volta effettuate tutte le verifiche necessarie, può anche rilevare la completa estraneità dell’amministrazione comunale barese ad ogni tipo di collusione con le organizzazioni criminali. Proprio loro, le varie sinistre, che si ritengono, molto a torto, il principale baluardo della lotta alla mafia, della questione morale e della legalità, perché si agitano così tanto di fronte ad un atto dovuto e imposto dalle leggi della Repubblica? Non piace più la normativa antimafia concernente gli Enti locali? Schlein, Giuseppe Conte e compagni, facciano la loro parte in Parlamento per cambiarla piuttosto che organizzare sceneggiate melodrammatiche in piazza, mirate a salvare il soldato Antonio Decaro.
La verità, ogni tanto bisogna parlare chiaro, è che erano, sono e rimangono dei comunisti, e in quanto tali, abituati alla ipocrisia e ai due pesi e alle due misure. Garantisti con loro stessi e novelli Savonarola con chiunque costituisca un ostacolo al loro cammino.