Le accuse della sinistra francese nei confronti di Marine Le Pen, sulla nomina di Michel Barnier come Primo ministro francese sono state smentite ben presto dalla Segretaria del Rassemblement National, la quale ha precisato ultimamente di non essere “La direttrice delle risorse umane di Emmanuel Macron”. Una presa di posizione netta per smentire i bisbigli di chi non aspetta nient’altro che le destre reali possano interferire con le elezioni. Per quanto riguarda il caso della Francia, le sinistre ed i Repubblicani in generale hanno ben poco di cui lamentarsi, vista la coalizione insensata in cui si sono racchiusi per evitare la vittoria dei Nazionalisti. Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso: se Barnier ora è diventato Premier la colpa è soltanto di chi non ha voluto accettare la sconfitta.
Guai seri per Macron all’Eliseo, lui che ormai è diventato il liberaldemocratico più odiato di sempre, nonostante abbia fatto di tutto per arginare i consensi dell’RN, alleandosi con quelli che,fino a poco tempo prima, furono nemici acerrimi. Non sono bastati gli accordi con Melenchon, a sinistra continueranno ad odiarlo ugualmente. Ci sono due modi di vedere la questione: Il Presidente della Repubblica è stato utilizzato dalla sinistra soltanto per arrivare all’uva, con lo scopo di estromettere i lepenisti dai giochi. Nel secondo caso, Macron potrebbe essersi servito dei propri rivali per mantenere il proprio fondoschiena ancorato alla poltrona. Due possibilità che interessano relativamente, sebbene rappresentino uno spaccato della politica francese o qualunque altra cosa sia.
Marine Le pen ha spiegato che non avrebbe senso per lei opporsi alla nomina di Barnier per le seguenti ragioni: ”non sarebbe molto ragionevole effettuare un voto di sfiducia dopo il discorso di politica generale di (Michel Barnier), che penso sarà certamente all’altezza delle aspettative su una serie di questioni non trascurabili” senza dimenticare però la provenienza di costui: ”che ha trascorso la sua intera carriera in una famiglia politica che non ha fatto altro che deludere il popolo francese in relazione alle promesse che sono state fatte da questa famiglia politica nel corso dei decenni”. Sembra che la linea di demarcazione tracciata dal Presidente del Rassemblement National sia in linea con le posizioni precedenti: i governi si giudicano da quello che fanno per i cittadini effettivamente per i cittadini, nel caso specifico Le Pen non ha comunque dimenticato le pessime scelte dei Republicains, non proprio appartenenti all’area nazional-conservatrice. Il fatto che Michel Barnier venga rispettato dall’opposizione non vuol dire che sia gradito da quest’ultima, l’RN ha dimostrato di essere semplicemente più civile delle sinistre e di tutti quei rivoluzionari di carta, dediti ad intasare le strade urlando futili slogan per ostacolare l’avversario. Da qui si comprende perfettamente la differenza tra chi fa politica rispettando la propria civiltà e chi invece si è fatto divorare dalla propria ideologia anziché tenerne le redini.
Aldilà del cospirazionismo infondato, non c’è mai stato nessun vero motivo per credere alla sinistra francese, visto che la sua presenza nel panorama politico ne ha dimostrato un trasformismo sconvolgente. Le Pen è una figura politica fastidiosa non soltanto all’interno del proprio paese, come Giorgia Meloni in Italia, Wilders in Olanda e molti altri in Europa, rappresenterebbe una minaccia contro un’establishment rappresentata da coloro che alle volontà dei popoli preferiscono l’immigrazionismo, la falsità del green deal, la battaglia contro il fascismo che non c’è ed un’integrazione impossibile.
Le Pen fa paura perché rappresenta pienamente una parte della Francia stufa delle promesse deluse da una classe dirigente incapace di comprendere i bisogni nazionali. Il suo comportamento ha finora dimostrato che il coraggio non è mai troppo. Alle accuse si risponde a tono, senza cedere alle sopraffazioni di chi prepotentemente cerca di svilire qualcuno senza averne le prove concrete.
Non ci sono parole per il disastro politico causato dal presidente Macron nell’impedire al Rassemblement National di andare democraticamente al potere. Ha costruito un’unione “accozzaglia” con niente in comune e adesso non si riesce a capire come se ne possa uscire per far ripartire il Paese.