La situazione libanese è decisamente pericolosa: il Governo italiano aggiorna i piani di tutela dei nostri connazionali

Non è un segreto che Israele abbia pessimi rapporti con il Partito politico e nucleo paramilitare libanese di Hezbollah, il quale si è schierato contro lo Stato ebraico da molto tempo, tanto da  intensificare le sue azioni specialmente dopo le azioni militari programmate dalla Knesset nel territorio palestinese. Nel Paese dei cedri vivono due istanze molto diverse tra loro. Ossia islamici e quelli che comunemente vengono definiti come “Cristiani maroniti”. Gli ultimi sono usciti vincitori dalla guerra civile conclusasi nel 1982 e per questo motivo, ancora oggi, sono una colonna portante della politica nazionale.

Il Libano è un paese in grande difficoltà economica, tanto che il suo sistema è chiaramente in grave difficoltà e dover fronteggiare una crisi bellica in un momento come questo, potrebbe metterlo in ginocchio una volta per tutte: da lì sarebbe veramente molto difficile ripartire, specialmente perché un altro conflitto devasterebbe totalmente il territorio e dividerebbe i cittadini tra coloro che vorrebbero intervenire nella plausibile crisi e quelli che invece ne farebbero volentieri a meno. Sul campo due forze politico-religiose con una matrice nazionalista ma fortemente distanti sul piano ideologico.

Dopo questo preludio, possiamo finalmente passare alle preoccupazioni che coinvolgono il nostro paese nella geopolitica libanese: sono circa 3000 gli Italiani presenti sul posto ed una guerra non farebbe altro che peggiorare le condizioni di chi si trova lì per lavoro o per qualsiasi altra motivazione. Tra questi non ci sono esclusivamente civili, ma anche molti dei nostri militari e proprio per questo motivo il Ministro Guido Crosetto ha espresso la sua preoccupazione nei giorni scorsi, in quanto i nostri soldati potrebbero rimanere coinvolti nel conflitto senza avere alcuna colpa. Attualmente, le nostre truppe conterebbero 1200 persone, un numero tutt’altro che indifferente.

Difficile ora come ora immaginare uno scenario in cui tutto andrà bene, in cui non ci siano vite innocenti da mettere in salvo ed altri problemi umanitari da risolvere. Purtroppo non è così ed è proprio per questo particolare motivo che il Governo italiano si sta attivando per fare in modo che i nostri cittadini rientrino nel minor tempo possibile, come fortemente raccomandato dallo stesso Ministro degli esteri Tajani. Piuttosto evidente, a questo punto, che la Farnesina ed il Ministero della difesa stiano lavorando in concomitanza per evitare il peggio. 

Ad ogni modo, due navi militari italiane si troverebbero già vicino alle coste libanesi, affinché nella peggiore delle ipotesi i nostri connazionali riescano in qualche modo a raggiungere nuovamente il nostro paese. Una terza nave potrebbe fungere da trasporto ausiliario nel caso in cui dovesse rivelarsi necessario. Una scelta sommariamente corretta, poiché in questo caso non si tratta di un bendaggio cranico preventivo, bensì di un progetto studiato per evitare che qualcuno rimanga a terra o peggio che a causa dell’inadempienza di un servizio rischi addirittura la propria vita.

La situazione è seria e  gravissima allo stesso tempo, non passa giorno senza che qualcuno faccia previsioni sui prossimi attacchi nel mondo arabo: se una volta erano le politiche nazionali ad essere complesse per gli occhi degli studiosi occidentali, adesso siamo certi che l’intero panorama mediorientale sia in totale confusione oltre che quasi del tutto irraggiungibile.

Tutelare le vite degli Italiani all’estero dovrebbe essere un obbligo morale a cui dovrebbero adempiere tutte le formazioni politiche: da destra a sinistra, per dimostrare che al centro dell’agenda – nonostante le dovute e differenti inclinazioni – ci sia l’interesse per un popolo che scegli, che si impegna e che nonostante tutto è disposto a credere in un futuro migliore.

Una crisi così forte sarebbe da scongiurare a priori, ma ora la fiducia è riposta nelle istituzioni e in quel senso di responsabilità che dovrebbe contraddistinguerne le figure.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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