La sostituzione etica

Chiamiamo le cose con il loro nome: questo, ad esempio, è odio. No, la “vignetta” in questione non è stata stampata su un volantino di qualche sedicente movimento della sinistra woke, ma sulla prima pagina di un quotidiano nazionale. Uno di quei giornali che amano ricamare sulla pagliuzza dell’avversario, salvo poi far finta di non accorgersi delle travi dei loro amici. Un giornale che un giorno sì e l’altro pure ha l’ardire di raccontarci che Giuseppe Conte è il più grande statista del dopoguerra (di quale Stato non è ancora dato a sapersi), un giornale che ha costruito le proprie fortune sull’antiberlusconismo militante e che oggi ha bisogno di mettere nel mirino un nuovo nemico da attaccare quotidianamente affinché la narrazione basata sull’odio possa proseguire.

Prendono un concetto lapalissiano – perfino Elon Musk pochi giorni fa, commentando il nostro tasso di natalità ha twittato che “l’Italia sta sparendo” – espresso dal Ministro Francesco Lollobrigida e lo utilizzano come pretesto per sentirsi “moralmente” autorizzati ad attaccarne vergognosamente la moglie Arianna Meloni, ché poi è anche la sorella di Giorgia Meloni, così si prendono due piccioni con una fava.

Il compianto Indro Montanelli, di cui Marco Travaglio si vanta di essere allievo, una volta disse che “conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante.”

Questi moralisti a senso unico proprio non riescono a capacitarsi che Giorgia Meloni e il centrodestra siano arrivati al governo non con strani giochetti di palazzo, ma ricevendo un mandato chiarissimo dagli elettori che, contestualmente, hanno dimezzato i voti del M5S (strano, con uno statista del calibro di Conte) e punito il PD (che ad annientarsi ci pensa da solo), e si illudono che questa caccia alle streghe condita di fascismi immaginari e moralismi da strapazzo possa consentirgli di realizzare il loro inconfessabile sogno: la sostituzione etica. Che funziona tra le righe dei loro giornali, nei salotti e forse anche qui su Twitter ma non nelle urne. Questo, fino a prova contraria, è un… fatto.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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