A cura di Diego Tagliabue
L’attentatore di Monaco, che oggi ha investito una folla a Monaco di Baviera è – incredibile dictu – un cosiddetto “rifugiato”, approdato in Germania nel 2016, un anno dopo l’apertura indiscriminata delle frontiere da parte dell’allora cancelliera Angela Merkel.
Secondo il quotidiano Der Tagesspiegel (da non confondere con il noto rotocalco Der Spiegel), l’attentatore potrebbe essere un influencer del fitness e islamista.
Farhad N. sarebbe, però, approdato prima in Italia e avrebbe, poi, proseguito il suo viaggio verso la Germania.
Nel 2017 fu respinta la sua domanda di asilo, cosicché ottenne solamente una cosiddetta Aufenthaltsduldung.
Aufenthalt significa soggiorno, Duldung significa tolleranza. Non si tratta, quindi di un permesso di soggiorno, bensì di un documento per stranieri in attesa di espulsione, i quali però non possono ancora essere espatriati per motivi di (loro) sicurezza nei rispettivi Paesi d’origine.
Summa summarum, secondo l’Agenzia di Stampa Tedesca DPA l’afghano Farhad N. avrebbe dovuto essere espulso e rimpatriato già nel 2020.
L’espulsione non avvenne, nonostante che – sempre secondo Der Tagesspiegel – Farhad N. fosse già noto alla polizia per furti e per delitti relativi al traffico di stupefacenti.
Al contrario, sempre secondo Der Tagesspiegel, la “risorsa” in questione avrebbe fatto carriera da influencer nei social media, raggiungendo la quota di 60.000 follower.
In che ambito? Sport: nel 2024 aveva vinto una gara di body building e posato con la bandiera tedesca.
Integrazione perfetta. Vero?
Certi delitti sono all’ordine del giorno anche in Italia e in parecchi Paesi europei (dell’Europa occidentale), ma in Germania la situazione è il peggio del peggio.
Basti pensare che esiste una rete di ONG (non solo “scafiste”), gravitanti attorno a PRO ASYL, che si occupa anche della spartizione dei finanziamenti.
Alcune di quelle ONG sono di carattere puramente “legale”: sono avvocati, che fanno di tutto per impedire le espulsioni.
I costi di quelle prestazioni legali sono a carico di chi fa donazioni alle ONG, ma anche dei contribuenti, dato che le ONG in Germania vengono finanziate (pur indirettamente) con denaro pubblico passante per le fondazioni di partito, come per esempio la Heinrich-Böll-Stiftung e la Amadeu-Antonio-Stiftung.
Agli stranieri in possesso della Aufenthaltsduldung non è permesso lavorare. Non hanno un permesso di lavoro. Questo tizio di cosa campava? Il costo della vita in Germania è piuttosto alto, anche senza body building. L’affitto di un appartamento tra i 50 e i 60 m² a Monaco di Baviera – anche in un quartiere non propriamente residenziale come Solln – costa tra i 1.600 e i 1.800 euro. Non hai ancora acceso la luce.
Questo non è un caso isolato. La statistica di delitti come aggressioni, furti, rapine, traffico di stupefacenti, stupri e omicidi ha avuto un’impennata esponenziale proprio a partire dal fatidico 2015.
Peccato, però, che sia de facto vietato parlarne, pena l’accusa di razzismo… anzi, di nazismo. Siamo in Germania, perbacco!
Questa ennesima conferma di “riuscita integrazione” ha, però una nota di grottesco.
Farhad N. è andato sparato con la sua auto contro un corteo dell’Unione dei sindacati del settore dei servizi: Vereinte Dienstleistungsgesellschaft, abbreviata in Ver.di.
Si tratta di un sindacato relativamente giovane (fondato nel 2001) e fortemente politicizzato, che – insieme a quello dei metalmeccanici IG-Metall – oggi fa propaganda politica per più immigrazione di massa (ovviamente incontrollata), più LGBTQ e più autocastrazione dell’economia in nome del gretinismo.
I sindacalisti non vogliono capire, che proprio il gretinismo porterà a più disoccupazione.
Avranno capito oggi, a cosa porta l’immigrazione di massa? Speriamo, ma ci credo poco.
Piccola precisazione.
I progressisti tedeschi non chiamano i clandestini “risorse”, ma “Fachkräfte”, ovvero “specialisti”.
C’è di peggio della Boldrini e al peggio non c’è limite. Schlimmer geht immer.