L’economia italiana cresce, regge l’urto dell’inflazione e di una stagnazione globale, a cui altre potenze stanno soccombendo. L’economia italiana cresce ed è un bene per la Nazione. Di fronte a questa situazione, tuttavia, i governi in generale possono assumere due atteggiamenti: il primo, ossia cercare di agevolare tale crescita, con misure che possano aiutare imprenditori e lavoratori; il secondo, essere un ostacolo dell’economia. I governi, infatti, sono molto spesso i veri nemici della crescita economica: basta costatare la condizione delle casse nazionali dopo anni di Superbonus e di Reddito di Cittadinanza (e un’altra miriade di strane concessioni), anni resi ancora più tragici dall’incalzare della pandemia e dal regime di chiusure imposto dai grillini al governo. Il risultato è stato un crescente indebitamento (i bonus edilizi sono stati 200 miliardi) a fronte di una crescita limitata per il solo settore edilizio. E dal punto di vista del Reddito di Cittadinanza, 35 miliardi di euro persi in cinque anni per creare appena qualche centinaio di posti di lavoro. Insomma, due fallimenti che hanno aggravato una situazione già precaria della nostra economia.
Il riscatto del Sud
Economia che però ora cresce, eliminate le misure grilline, malgrado i buchi all’erario da esse causati, ci vorrà un po’ più di tempo per sanarli. Il Pil è in salute, le occupazioni aumentano di mese in mese, la povertà regge all’aumento record dell’inflazione. Anche per il Sud le cose vanno meglio, riuscendo a passare da terra dell’assistenzialismo grillino, soggiogata alla paghetta di Stato erogata ogni mese per volontà di Giggino Di Maio e di Giuseppi Conte, a terra di speranza, di rinascita, di futuro, all’interno di quel grande progetto che vede il Meridione d’Italia come il motore trainante di tutto il continente a livello energetico, hub del Mediterraneo e ponte tra le risorse europee e quelle africane. È notizia di alcuni giorni fa, infatti, che il Sud cresce più del resto d’Italia: secondo il rapporto Svimez, il Pil delle Regioni del Sud risulta essere superiore dell’1,3% rispetto alla media nazionale, mentre i nuovi occupati sono aumentati del 2,6%, a fronte di un tasso medio pari all’1,8%. Anche gli investimenti in opere pubbliche e infrastrutture sono cresciuti: erano 8,7 miliardi nel 2022, 13 miliardi invece nel 2023. Per Giorgia Meloni si tratta di un “riscatto culturale ed imprenditoriale del sistema produttivo del Sud”. Meridione rafforzato anche dagli incentivi del Governo Meloni per l’assunzione delle cosiddette categorie fragili.
Sconti fino al 130%
È su questa scia che ora il lavoro dell’esecutivo di centrodestra guidato da Fratelli d’Italia sta proseguendo nel sostegno all’imprenditorialità e alle assunzioni. Infatti, dal Consiglio dei Ministri è arrivata una nuova misura: un maxi sconto per le assunzioni a tempo indeterminato. Tipologia di contratti che, tra le altre cose, rappresentava già la maggioranza dei nuovi posti di lavoro del 2023. Lo sconto risulta essere del 120%, che sale fino al 130% in caso di assunzione di categorie fragili. Persone quali disabili, donne con almeno 2 figli minorenni, donne vittime di violenza, giovani. In pratica, alle imprese viene concessa la maggiorazione del costo del lavoro per i dipendenti neo assunti a tempo indeterminato, dando così la possibilità ai datori di lavoro di aumentare il costo dei lavoratori da poter scontare. È, in altre parole, il principio più volte ripetuto da Giorgia Meloni e che la premier ora intende esportare anche in Europa: “Più assumi, meno paghi”. Misura che si aggiunge a quelle già emanate dall’esecutivo, come il decreto Coesione che ha introdotto incentivi per l’assunzione di donne, giovani e per il lavoro al Sud, o come Decontribuzione Sud, che riduce al 30% gli oneri degli imprenditori al Meridione. Insomma, è l’ennesima misura a favore delle assunzioni e contro il precariato messa in essere dal Governo Meloni, uno smacco alle opposizioni che continuano a gridare al lupo: piuttosto, sono queste le notizie che gli italiani voglio veramente ricevere.