Le ONG si lamentano dell’Italia e la sinistra anti-italiana le appoggia

Dopo aver definito il nuovo e atteso (da circa un decennio) accordo europeo sui migranti “un pericoloso cedimento ai partiti di destra europei”, le ONG ritornano ad attaccare il centrodestra, questa volta quello italiano. Motivo della disputa – disputa unilaterale – è l’assegnazione da parte del Viminale del porto di Carrara come place of safety per lo sbarco dei 119 migranti salvati la notte del 24 dicembre al largo delle coste africane dalla Sea Watch, che ha avuto da lamentarsi sul proprio profilo X: “La notte scorsa abbiamo salvato 119 persone. L’Italia ci ha assegnato Marina di Carrara come porto sicuro. Dista 1150 km. Lo scopo di questi porti remoti è tenere le navi di soccorso lontane dall’area operativa in modo da non poter salvare altre persone”. Quella della Sea Watch è un’accusa assurda e come sempre pretestuosa alle Istituzioni italiane che, come da più di un anno a questa parte, hanno iniziato ad attuare una politica di smistamento dei migranti atta ad evitare il sovraffollamento di Sicilia e Calabria, Regioni nelle quali avvengono statisticamente la stragrande maggioranza degli sbarchi. La stessa politica aveva già incontrato lo sfavore di un’altra ONG, che su X aveva accusato lo Stato italiano di ignorare “i bisogni e i diritti delle persone vulnerabili in una situazione di necessità umanitaria”.

In pratica, l’Italia, che da Paese di primo approdo accoglie i migranti, deve subire le lamentele delle ONG che accusano il governo di violare i diritti umani dei migranti, ignorando che in realtà smistarli in varie zone dello Stivale consente non solo di alleggerire la mole di ingressi di cui devono farsi carico le Regione del Sud Italia, ma permette alle autorità italiane una più semplice identificazione e una migliore accoglienza, in difesa di quei diritti umani a cui pure si appellano le stesse ONG. Dalla parte del Viminale e del governo si è schierato anche il Tar del Lazio, cui le ONG avevano ricorso: secondo la sentenza 10402 del 19 giugno 2023 del Tribunale amministrativo di Roma, infatti, il place of safety non è necessariamente quello più vicino, mancando tra l’altro una corrispondenza nel diritto internazionale tra porto sicuro e porto più prossimo. È in sostanza il governo, tramite i ministeri competenti, a decidere la destinazione dei migranti, tenendo
conto sì dei bisogni dei migranti ma anche delle necessità di ordine pubblico interno. In altre parole, le ONG devono sottostare a quanto deciso dall’esecutivo, essendo tra l’altro equipaggiate, non trattandosi di imbarcazioni “di passaggio” ma nate ad hoc per il salvataggio di vite in mare, a fronteggiare un viaggio più lungo.

Lasciano dunque il tempo che trovano le accuse delle ONG a cui non sono mancati messaggi di appoggio da parte di esponenti politici. Di sinistra, ovviamente. “Cara Sea Watch, fai bene a polemizzare con il governo del mio Paese che fa di tutto per mettersi di traverso contro le ONG che salvano vite umane in mare.
Mandarvi al porto di Marina di Carrara a 1150 km dal luogo dove avete salvato 119 immigrati è disumano”: così su X Sandro Ruotolo, membro della segreteria nazionale del PD. Insomma, siamo di fronte alla classica sfuriata di una ONG contro la nostra Nazione, seguita a ruota da una sinistra che non fa più fatica a nascondere il suo sentimento anti-italiano che da anni la attanaglia.

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