“Le tre donne che cambieranno l’Europa”: il The Economist premia Giorgia Meloni contro i populismi

Il futuro dell’Unione europea è nelle mani delle donne. Il The Economist non ha dubbi: secondo il settimanale britannico l’Europa si tingerà di rosa, sotto la guida di tre donne: la francese Marine Le Pen, la tedesca Ursula con del Leyen, l’italiana Giorgia Meloni. “The three women who will shape Europe”, titola il settimanale britannico, “Le tre donne che daranno forma all’Europa”. In copertina, sulla destra la Le Pen, la sovranista francese tra i leader di ID; a sinistra la von der Leyen, l’attuale commissario uscente e in cerca di un secondo mandato. Entrambe guardano verso il centro, dove è posizionata Giorgia Meloni: il Presidente del Consiglio italiano guarda in avanti, volto sorridente ma sguardo intenso e concentrato.

La leader naturale dell’Unione europea

Giorgia Meloni è dunque già vista come la leader naturale della nuova Unione Europea che nascerà dal prossimo voto, in Italia l’8 e il 9 giugno. Tutti guardano Meloni, lei guarda avanti: è su di lei che ci sono le aspettative più importanti. Per il settimanale, la prossima tornata elettorale sarà fondamentale non solo da un punto di vista politico, decidendosi la composizione del nuovo Parlamento europeo e di conseguenza della nuova Commissione, ma anche da un punto di vista sostanziale, meramente materiale: la guerra in Ucraina va avanti, la Russia continua a spingere sui suoi confini ambendo a quelli comunitari. La situazione in Medio Oriente è molto aspra, c’è da sostenere la posizione israeliana ma aiutando al contempo i civili di Gaza. I mercati europei sono in bilico, l’Italia resiste bene all’urto delle contingenze internazionali sull’economia ma l’Europa fatica, ormai da anni, a resistere nell’opposizione con i suoi diretti concorrenti.

Dialogo arma vincente

La situazione, dunque, è molto più complessa di quello che sembra. E l’ambizione delle destre e dei conservatori dell’ECR Party, presieduto proprio da Giorgia Meloni, è alta: creare una difesa comune europea, impossibile da rifiutare oggigiorno, difendere i confini dai vari pericoli, militari e di immigrazione, rendere l’Europa di nuovo competitiva nei consessi internazionali e superare quell’approccio ideologico che ha reso l’Unione un gigante burocratica che grava, e non aiuta, i suoi Stati membri. Su alcune questionei in effetti, Meloni e von der Leyen, mondo conservatore e mondo liberale/popolare, hanno dimostrato di saper dialogare. Sul tema dell’immigrazione, ad esempio: l’Italia, tramite il suo Presidente del Consiglio, grazie alla serietà e alla diplomaticità, sua e del governo che presiede, è riuscita a far valere la posizione dura, quella della difesa dei confini, della lotta ai trafficanti, dell’asilo e dei rimpatri per chi li merita. Quella del dialogo e della cooperazione con gli altri attori in campo, tramite il Piano Mattei e i vari accordi stipulati con i Paesi nord-africani, proprio sotto la spinta dell’esecutivo italiano. Su questo modello di collaborazione, si baserà la nuova Europa: il The Economist evidenza che “il fattore Meloni” sarà quello di cui l’Unione non potrà fare a meno.

Populismi lontani, sinistra isolata

Per il settimanale sarà dunque necessario tenere lontani i populismi dalla guida dell’Europa. Una vera impresa, date le difficili circostanze politiche che favoriscono la loro ascesa. “La questione – scrive il The Economist – non è più se i populisti possano o no essere tenuti a basa. La questione è come gestire la loro crescita. La Meloni per adesso nasconde le sue carte ma sarebbe davvero strano che qualcuno come lei più attenta alla concretezza che agli atteggiamenti si autoconfinasse ai margini dell’Europa che conta”. Dunque, anche nel resto d’Europa hanno compreso la centralità dell’Italia e di Giorgia Meloni nelle questioni comunitarie. Solo la sinistra (italiana) resta indietro e inevitabilmente isolata.

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