Paolo Savona, laureato cum laude in Economia, si è specializzato in economia monetaria al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Ha insegnato Politica economica e contribuito a fondare la LUISS Guido Carli. Quando Guido Carli è diventato Presidente di Confindustria, Savona ne diventa Direttore Generale. Ha ricoperto incarichi in Banca d’Italia e in Confindustria; è stato direttore generale e presidente di diversi istituti bancari, dalla banca di Roma alla Banca Nazionale del Lavoro; è stato Ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato nel governo Ciampi, capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona sotto il governo Berlusconi.
Certamente al prof. Savona non può essere stato rifiutato l’incarico di Ministro dell’Economia e delle Finanze per mancanza di titoli o competenze. In un Paese nel quale, per altro, abbiamo avuto nella scorsa legislatura Ministri come la Fedeli e la Lorenzin. Certamente, non si può dire che il prof. Savona non conosca abbastanza l’apparato dello Stato, il suo funzionamento, le sue procedure.
E allora qual è la grave motivazione che ha spinto il Capo dello Stato a interpretare in modo così estensivo le prerogative che la Costituzione gli affida, tanto da negare a Savona la possibilità di dirigere il MEF e far crollare così, dopo 83 giorni di colloqui con tutte le forze politiche, l’unica ipotesi di governo possibile per tirare fuori l’Italia da questa terribile impasse?
L’ormai famoso discorso di Mattarella ce lo spiega in modo chiaro, cristallino: “La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel ministero… un esponente che – al di là della stima e della considerazione per la persona – non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro… Quella dell’adesione all’Euro è una scelta di importanza fondamentale per le prospettive del nostro Paese e dei nostri giovani: se si vuole discuterne lo si deve fare apertamente e con un serio approfondimento. Anche perché si tratta di un tema che non è stato in primo piano durante la recente campagna elettorale.”
Dunque, il nome del prof. Savona è stato rifiutato del Presidente Mattarella semplicemente perché la sua presenza nella squadra di governo non piace all’Ue e non piace ai mercati, per lesa maestà nei confronti dell’Euro, ormai sovrano d’Europa. Per motivi squisitamente politici. Siamo arrivati, così, al processo alle intenzioni (non essendo stato il tema trattato né nel “contratto” di governo né in campagna elettorale), alla condanna delle opinioni; opinione legittime, per altro, considerato che l’Italia ha aderito all’Ue e all’eurozona con dei trattati che, come disciplina il diritto internazionale, possono sempre essere modificati, ridiscussi, denunciati. La sovranità, dunque, in Italia appartiene al Popolo che la esercita però nei limiti e nelle forme che più sono gradite a Bruxelles, a Berlino, nelle Borse di Londra e New York, in barba a qualunque risultato elettorale democraticamente ottenuto.
Interviene sulla drammatica vicenda anche Paul Krugman, professore di Economia e di Relazioni Internazionali a Princeton, Premio Nobel per l’economia, che attraverso i social network esprime dure critiche. Scrive Krugman, non certo un pericoloso “populista”: “È veramente orribile: non è necessario che ti piacciano i partiti populisti che hanno vinto un chiaro mandato elettorale, per essere sconvolti dal tentativo di escluderli dal potere perché vogliono un ministro delle finanze euroscettico. La fede nella moneta unica” prosegue l’economista, forse in risposta ai tanti che citavano la crisi de mercati come giustificazione all’atto del Presidente, “supera la democrazia? Veramente? Le istituzioni europee stanno già soffrendo di mancanza di legittimità a causa del deficit democratico. Questo renderà le cose molto peggiori”.
Da ieri, il Primo Ministro in pectore, designato dal Presidente della Repubblica per cercare una maggioranza in parlamento è il prof. Carlo Cottarelli, che arriva dal Fondo Monetario Internazionale, un eminente economista che aveva già lavorato con Letta e che conosce bene Renzi. Insomma, un Primo Ministro che potrebbe piacere al PD, quel partito che gli Italiani hanno fatto uscire dalla porta con il voto del 4 marzo (e con il referendum del 2017) e che Mattarella ci vorrebbe riproporre facendolo entrare dalla finestra. Potrebbe, si è detto. Perché pare che Cottarelli non solo non riceverà la fiducia della Lega, di Fratelli d’Italia, del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia (almeno secondo le dichiarazioni rilasciate dai rispettivi leader) ma pare che non incasserà nemmeno quella del Partito Democratico. Peccato, inoltre, che il prof. Cottarelli non abbia rassicurato non solo i partiti ma nemmeno i mercati, prima grande preoccupazione del Presidente della Repubblica e che Piazza Affari abbia iniziato la settimana all’insegna di forti ribassi (-2,08%), con lo spread BTp/Bund volato a quota 235.
Oggi, il Commissario europeo al bilancio, Oettinger, in un’intervista rilasciata ad una TV tedesca, ha dichiarato che “i mercati insegneranno all’Italia a votare giusto”, augurandosi che “lo sviluppo negativo dei mercati porterà gli italiani a non votare più a lungo per i populisti”. Non solo le agenzie di rating, dunque, ma anche le istituzioni europee fanno pressing politico su Roma. Finalmente, quello che si sospettava ormai da anni, ossia l’intenzione di mantenere l’Italia prona e ancorata ai diktat stranieri e della finanza globale, sembrano ormai una certezza.
Risponde subito Matteo Salvini via twitter: “Pazzesco, a Bruxelles sono senza vergogna. Il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Oettinger, dichiara `i mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta´. Se non è una minaccia questa. Io non ho paura”. A intervenire contro le gravissime dichiarazioni del commissario tedesco è anche Giorgia Meloni, Presidente Nazionale di Fratelli d’Italia. “Le minacce di Oettinger non ci fanno paura: gli italiani insegneranno ai tecnocrati di Bruxelles e ai signori dello spread che cosa è la democrazia. L’Italia è una Nazione sovrana: i ricatti dei cravattari non ci spaventano e spazzeremo via chi ci vorrebbe in ginocchio”. Anche le altre forze politiche hanno mal sopportato le parole del Commissario europeo: Laura Agea, capodelegazione del M5S a Srasburgo, dice: “Chiediamo al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di smentire immediatamente il Commissario Oettinger”. Il PD, per bocca del Segretario Maurizio Martina, dichiara: “Nessuno può dire agli italiani come votare. Meno che mai i mercati. Ci vuole rispetto per l’Italia”. Reazioni comuni per salvaguardare l’onore e gli interessi del Paese, forse. E finalmente, dovremmo dire.
Qualche giorno fa il settimanale tedesco Der Spiegel metteva sotto accusa il nostro Paese: “Come si dovrebbe definire il comportamento di una nazione che prima chiede qualcosa per lasciarsi finanziare il suo proverbiale “dolce far niente e poi minaccia coloro che dovrebbero pagare se questi insistono sul regolamento dei debiti? Chiedere l’elemosina sarebbe un concetto sbagliato. I mendicanti almeno dicono grazie, quando gli si dà qualcosa. Scrocconi aggressivi si avvicina di più… Se gli italiani decidono di non voler assolvere ai loro pagamenti l’euro è alla fine e la Germania perderà tutti i soldi impegnati per salvarlo“.
Italia scroccona, dicono. Quella stessa Italia che dà all’Unione Europea più di quanto riceve. Quella stessa Italia che ha messo in ginocchio la propria economia per rispettare i regolamenti e i vincoli imposti da Bruxelles. Quell’Italia che nel Mediterraneo “ha salvato l’onore dell’Europa”. Forse sarebbe il caso di ricordare ai tedeschi gli immensi debiti condonati alla Germania dopo aver scatenato, e perso, due Guerre Mondiali.
Anche la leader del Front National francese, Marine Le Pen, interviene nel dibattito, sostenendo che «l’Unione europea e i mercati finanziari confiscano nuovamente la democrazia. Quello che sta accadendo in Italia è un colpo di stato, una rapina ai danni del popolo italiano da parte di istituzioni illegittime» e aggiunge: «Di fronte a questa negazione della democrazia, la rabbia dei popoli cresce ovunque in Europa!».
Perché questo attacco all’Italia? Mettere in ginocchio la Grecia è stato un gioco da ragazzi. Qualche isola, qualche aeroporto, zero risparmi, poche aziende. La Germania ha messo rapidamente le mani su tutto ciò che poteva avere un valore, legando le sorti della Grecia indissolubilmente al progetto europeo, filotedesco.
Con l’Italia, l’impresa è più ardua: un gigante, difficile da abbattere con una fionda. Un Paese dall’immenso risparmio privato e con un infinito numero di abitazioni di proprietà; ottava potenza industriale al mondo. L’Italia, col il suo patrimonio artistico, architettonico e culturale inestimabile, che racchiude ben l’80% dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’Italia del Made in Italy, nella moda, nel mercato automobilistico, in quello enogastronomico che rappresenta il marchio numero uno al mondo.
Un Paese privato anno dopo anno delle sue grandi industrie, svendute agli investitori di mezzo mondo, dalla Fiat all’Alitalia, dalla Telecom all’ENI. L’Italia che si ritrova depauperata, smembrata, economicamente e socialmente. Oggi l’Italia è sotto attacco della grande finanza mondiale, delle banche di investimento, di quelli che si arricchiscono sulla pelle di alcuni Popoli perché possano giovarne altri. Le guerre non si combattono più a colpi di cannone ma di spread.
Ecco perché, oggi più che mai, dobbiamo dire no a chi pensa di poter varcare le Alpi, di nuovo, e venir a comandare in casa nostra. Per l’Italia libera dal giogo straniero, sovrana e indipendente in tanti hanno sacrificato la vita, sul Carso, sul Piave, nell’Adriatico, come ricordato qualche giorno fa. Per l’onore dell’Italia, per la nostra libertà, rispediamo con determinazione al mittente tutte le accuse, tutte le minacce e prepariamoci a difendere la nostra sovranità.
Chi ama l’Italia, alle prossime elezioni, saprà certamente cosa votare e i consigli dei tedeschi non saranno graditi.