“[…] è noto che come esistono gli asceti e gli eroi del bene, così esistono gli asceti e gli eroi del male, capaci quanto i primi di un’azione superindividuale e di un disprezzo per la felicità e per la vita” Julius Evola.
Il bianco ed il nero, il Bene ed il Male, Dio e Lucifero. Sono tutte sfaccettature della stessa cosa, dello stesso argomento e della stessa questione: la Moira. Quella che gli antichi romani ed i latini del medioevo chiamavano fortuna, infatti, non è da intendersi come la “buona sorte” ma, più in generale, come la sorte stessa. Il destino può, a volte, essere favorevole, a volte, invece, essere avverso; tremendo e terribile. A proposito di quest’ultima occasione, bisogna che l’uomo attivo, il miles – facendo affidamento sempre all’etimologia latina -, sia pronto e satollo di saggezza per conoscere al meglio una risposta attiva ed immediata. La visione orientale dello Yin e dello Yang è un concetto connesso con questo argomento. Tuttavia, è un argomento che va ben al di là del semplice “Bene” e “Male”. Si intende, più che altro, il concetto di equilibrio e di squilibrio dei due poli del Tao; squilibrio che, secondo questa filosofia, è, per sua stessa natura, vizioso per l’animo dell’uomo.
Invocava così l’ardore del soldato il leader del partito rexista, Leon Degrelle, “che il Destino ci trovi sempre forti e degni”. Al di là di ogni affiliazione di carattere politico, religioso o umano, l’uomo ha necessità di essere forte di fronte al Caso. E’ appropriata l’immagine pascaliana della canna che si spezza in balia del vento. Proprio come la sorte, infatti, il vento può essere forte o quieto, caldo o freddo. Può accarezzare la pianta e farne giocare le foglie o sconvolgerne il fusto e sino alle radici. A volte potrebbe, addirittura, spezzarla. Una canna legata ad altre, invece, resiste e diventa indistruttibile.
Diventiamo noi stessi gli eroi della nostra vita, i padroni del nostro destino. Non lasciamo che sia il vento funesto della quotidianità a porre la retta via da seguire. La strada della pecunia, del potere, dell’avidità non conduce alla virtuosità. La strada della grandezza, della perseveranza, della lealtà, invece, sono le uniche che conducono l’uomo verso la sua piena realizzazione. Terrena e mentale.
Si ringrazia il prof. Sandro Consolato per l’estrapolazione della citazione di J. Evola e per il commento circa la questione del Tao.