L’export cresce ancora: decisivi gli scambi con i Paesi extra Ue

Valorizzare il Made in Italy significa far sapere al mondo intero quanto di bello e di buono può offrire la nostra Nazione, quanto riesce a competere al confronto con i grandi del globo. L’Italia lo sta facendo bene, con i dati sulle esportazioni che raccontano di una situazione molto positiva: gli export continuano a crescere, trainati da quella “voglia di Italia” che c’è nel mondo, da una produzione che nei nostri confini sta dando buoni risultati, da un’occupazione che è in crescita e che ha raggiunto il suo massimo storico, da politiche ben calibrate per permettere alla nostra Nazione di splendere. Solo dieci anni fa, l’Italia era settima nella classifica dei maggiori Paesi esportatori. Oggi è quarta, avendo scavalcato da poche settimane il Giappone.

La crescita

Secondo i dati riportati questa mattina dal Messaggero, l’export italiano cresce soprattutto con i Paesi extracomunitari: un aumento che ad agosto è stato registrato dello 0,8%, mentre le importazioni sono cresciute dello 0,3%. Una notizia che dunque si aggiunge ai tanti risultati di questo governo in campo economico: la Melonomics si riflette chiaramente anche sulle esportazioni. Ed è proprio una delle conseguenze delle politiche espansive attuate da questo governo: la ruota gira e aiutare il lavoro, le occupazioni, i salari, incentivare le assunzioni e l’innovazione, porta a risultati come questo che potrebbero essere considerati scollegati ma non lo sono. È tutto un insieme che fa bene alla nostra economia in generale, che permette alla nostra Nazione di reggere il grave periodo di generale stagnazione economica globale, nonché il pesante inasprimento delle condizioni geopolitiche. L’export italiano che cresce malgrado le pressioni internazionali, i conflitti in Medio Oriente e in Europa, il ritorno di quella che potremmo definire una nuova “guerra fredda” tra Stati Uniti e Russia, è una notizia che stupisce solo chi non aveva compreso le potenzialità di questo governo e, in generale, di questa Nazione.

Made in Italy, il marchio invidiato dal mondo

Proprio Giorgia Meloni, intervenendo all’assemblea generale di Confindustria, aveva ricordato come l’Italia abbia la possibilità di sprigionare una forza che in pochi sono capaci di eguagliare: “Noi – ha detto – non siamo nati per competere sulla quantità dei prodotti, ma sappiamo che pochi possono competere con noi sulla qualità del prodotto”, quindi “dobbiamo investire e valorizzare molto di più il nostro Made in Italy, il marchio che tutto il mondo ci invidia, che tutto il mondo ricerca; un marchio che conquista sempre nuovi mercati”. Il Made in Italy è “un fattore di forza, ancora più sottoutilizzato, perché nel mondo c’è un’enorme domanda di Italia e di domanda dei nostri prodotti e delle nostre imprese. Mi chiedono spesso – ha aggiunto – perché io vado così tanto all’estero, perché dedichi così tanta parte della mia energia alla politica estera. Banalmente perché non è politica estera, è politica interna. Nel senso che ogni rapporto solido che si crea è una porta aperta per le nostre imprese, per i nostri prodotti, è un’occasione per i nostri lavoratori”.

Un Sud fondamentale

Una mano non indifferente alle esportazioni è arrivata dal Sud. Quel Mezzogiorno troppe volte considerato il fanalino di coda di un’Italia ultima in Europa. Proprio da lì, la spinta decisiva per l’export, risultato raggiunto con investimenti e incentivi per gli imprenditori: “In questo anno – ha detto la premier – il Sud è stato la locomotiva economica d’Italia, invece di fare come spesso è accaduto il fanalino di coda. È stata una scelta, non è stato un caso. Noi abbiamo scommesso sull’orgoglio del Sud, sull’orgoglio di un Sud che non chiede assistenzialismo e sussidi, chiede di essere messo nella condizione di competere ad armi pari con il resto d’Italia. E questo si fa soprattutto con gli investimenti, si fa con le infrastrutture, perché se non ci sono infrastrutture tutto il resto che si produce non avrà uno sbocco”. Il Sud, dunque, che esprime tutte le sue potenzialità grazie a un governo che finalmente ci ha creduto. Un Sud che ora è parte fondamentale di una Nazione che cresce in tutto con, via via, sempre meno tentennamenti.

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