La Voce del Patriota vola a Londra per raccontare come i patrioti inglesi vivono l’incoronazione di Re Carlo III e intervista in via esclusiva il deputato della House of Commons e membro del Partito Conservatore Daniel Kawczynski, che ci ha accolti nel suo ufficio di fronte al Big Ben. Il parlamentare è ha fatto parte del comitato ristretto per gli affari esteri nell’ultima legislatura ed è stato in precedenza segretario parlamentare privato del segretario di Stato per il Galles. Ha anche fatto parte dei comitati ristretti per lo sviluppo internazionale, la giustizia e l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali. Nell’ultima legislatura è stato anche nominato inviato del Primo Ministro per la diaspora polacca e dell’Europa orientale nel Regno Unito.
Buon pomeriggio e grazie per essere qui anche se in un periodo così frenetico. Quale è il clima che si respira in città alla vigilia dell’incoronazione del futuro Re Carlo III?
Stiamo vivendo un clima molto entusiasmante. Siamo molto orgogliosi del fatto che abbiamo un Re che è a capo dello Stato, ma che allo stesso tempo non è una figura prettamente politica. Pensiamo che il capo dello Stato debba rappresentare l’intera Nazione, a prescindere dal credo politico, ed è per questo che conserviamo ancora oggi la famiglia reale. Non solo per mantenere un equilibrio interno al paese, ma anche nel Commonwealth, che rappresenta ben 56 nazioni, ovvero un terzo della popolazione mondiale. E dopo l’uscita dall’Ue vogliamo che il Commonwealth ricopra un ruolo più significativo e tangibile, diventando un blocco economico mondiale fondato sul libero commercio e su una collaborazione produttiva e reciprocamente benefica.
Pensa quindi che ora, dopo la Brexit, sarà più facile realizzare il progetto di un Commonwealth più realistico e significativo, anche e soprattutto per tutto il popolo che ne fa parte? E pensa che oggi la monarchia possa supportare questo progetto?
Certamente, sì. La maggior parte degli attriti che ci sono stati in questo palazzo hanno riguardato proprio l’appartenenza all’Unione Europea. Voglio dire, abbiamo versato all’Ue circa 800 miliardi di sterline dal 1972 fino alla nostra uscita. 800 miliardi di contributi. Decisamente esagerato se si pensa che l’Ue intende creare una realtà sovranazionale basata su regole imposte e che spesso interferisce con questioni di sovranità interna. È per questo che vogliamo riformulare il Commonwealth in modo da renderlo una delle maggiori economie al mondo. Già facciamo parte del CPTPP, che è uno dei più grandi accordi commerciali al mondo. Siamo molto fieri di ciò. Di conseguenza avere un re che sia in grado di raggiungere diverse culture, diverse tradizioni, diversi paesi è un elemento fondamentale, e che aiuterà a rimettere la Gran Bretagna al centro di un Commonwealth basato sul fair trade e sul massimo scambio tra i popoli. Ma non nel modo in cui lo fa l’Europa oggi.
Si spieghi meglio.
Riteniamo che chiunque cerchi di entrare nel nostro Paese, e che quindi avrà il privilegio di entrare nel nostro mercato del lavoro, di usufruire dei nostri servizi sanitari e della nostra istruzione, debba farlo perché possiede determinate caratteristiche utili alla nostra società. Per cui quell’uomo o quella donna che vuole entrare in Gran Bretagna dovrà possedere determinate capacità linguistiche e dovrà dimostrare di avere doti per le quali le imprese britanniche si convinceranno ad assumerlo. L’ingresso e la permanenza nel paese non devono essere garantiti in base al paese di origine, ma per l’apporto che coloro intendono inserirsi in una società diversa dalla loro possono offrire, così come la società offre loro vastissime opportunità. Per questo crediamo che la politica di immigrazione dell’Unione Europea e l’assoluta libera circolazione sia puro razzismo. Perché predilige o danneggia l’uno piuttosto che l’altro.
In tema di immigrazione è stato di recente firmato un memorandum tra il premier Meloni e il Primo Ministro Sunak. Cosa pensa a riguardo?
Innanzitutto, mi preme sottolineare come il modo in cui il Presidente francese Macron si è scagliato contro l’Italia, denigrandola e condannando madame Meloni è assolutamente inaccettabile (il riferimento è allo scontro Francia-Italia e alla vicenda del ministro francese Darmanin che ha attacato il Presidente del Consiglio di recente n.d.r.). L’Italia sta vivendo un momento di fortissima pressione dal punto di vista dei flussi migratori, con continui sbarchi provenienti soprattutto dalla Libia e dall’Africa subsahariana. Su questo, l’Unione Europea si aspetta che siano solamente gli italiani a dover affrontare il problema. Ma la situazione migratoria sta diventando per l’Italia veramente terribile. Io sono molto fiero di come il premier Meloni si sta confrontando con la Francia, e vorrei ricordare che quello che sta accadendo a Ventimiglia è che è la Francia a respingere gli immigrati.
Perché pensano che la crisi migratoria stia colpendo soprattutto il loro territorio.
Surreale. Da un lato vogliono la libertà di circolazione delle persone, ma quando si tratta di migranti illegali, li mandano indietro all’Italia. Un’Italia che, secondo la mia opinione, è trattata in maniera irrispettosa dall’Unione Europea. I confini italiani sono molto vicini al Nord Africa, in particolare per quanto riguarda l’isola di Lampedusa, ed è dunque veramente difficile attuare una politica di prevenzione per via dei crescenti arrivi da questi particolari territori. Per come la vedo io, non sembra che l’Unione Europea abbia alcuna intenzione di aiutare l’Italia a risolvere questa tematica.
Ricordiamoci inoltre che l’Italia ha portato avanti la questione migranti sul tavolo europeo. La premier Meloni si è rivolta direttamente al Consiglio e alla Commissione europea per avere risposte concrete, efficaci ed immediate.
Giorgia Meloni impersonifica il detto per cui se vuoi parlare di qualcosa, prendi un uomo. Se vuoi che sia fatto qualcosa, serve una donna. Perché agli uomini piace parlare, le donne invece risolvono i problemi. L’Italia ha un patrimonio inestimabile in termini di cibo, cultura, lingua, popolo, e oltre a ciò possiede settori all’avanguardia, come quello della tecnologia, dell’industria tessile e del turismo. È dunque uno dei maggiori paesi produttori nel mondo. Ma deve avere la possibilità di essere indipendente. E finalmente oggi il premier Meloni ha preso la situazione in mano e sta facendo andare le cose nella direzione giusta.