Attualmente il Governo di Teheran avrebbe negato ogni volontà di collezionare una bomba atomica nei suoi ranghi militari, ma i dubbi sulla gestione delle risorse nucleari dello Stato teocratico iraniano in questione sono ben più che legittimi e fondati: una cernita dell’11 Maggio da parte dell’ AIEA, ha registrato 6201,3 kg di uranio arricchito, ora in possesso degli eredi persiani.
Il dramma è che la possessione di questo elemento supera un limite consentito di ben 30 volte, questo innescherebbe agli occhi degli altri Stati – così come in quelli di un semplice osservatore – una reazione di stupore mescolata ad un senso di paura non poco latente. Nonostante le rassicurazioni del Governo iraniano, considerando gli ultimi espedienti dell’attacco organizzato nei confronti delle strutture israeliane, così come le forme di oppressione interna nel paese, potremmo dire con certezza che degli Ayatollah non ci si può fidare in alcun modo.
Tra l’altro, a cosa dovrebbe servire una scorta così imponente di uranio arricchito nel caso del Paese mediorientale in questione, se non a costruire uno strumento di morte che, come abbiamo avuto modo di considerare in passato, non si rivelerebbe mai una buona scelta a livello internazionale: basti pensare agli eventi che hanno coinvolto Hiroshima e Nagasaki in Giappone, durante gli sgoccioli della Seconda guerra mondiale.
Conoscendo poi le ridicole giustificazioni e rivendicazioni dell’odierna classe dirigente iraniana, non sarebbe strano se qualcuno di loro provasse a rassicurare i propri vicini sull’utilizzo dell’elemento chimico in questione: di certo non serviranno per qualche sconosciuta ricetta gastronomica araba e tanto meno per costruire nuove abitazioni. In quest’ultimo caso si presuppone che i costruttori edilizi iraniani siano già preventivamente a conoscenza dei danni provocati dall’amianto, ma in questi casi vale il motto “Mai dire mai”.
Riflettendo attentamente, forse il piano dell’Iran per i nuovi approvvigionamenti di Uranio potrebbe dipendere dall’instabilità e dall’insicurezza dell’attuale esecutivo: nessun Governo può avere una durata infinita, ce lo spiega proprio la versione della storia tucididea e nel pragmatismo anche il corso degli eventi fino ai nostri giorni. Di conseguenza, questo slancio nel possesso di questo particolare materiale, si cela probabilmente la volontà di volersi mostrare invincibili e privi di una qualsiasi insicurezza. Certamente un argomento come questo non è da sottovalutare, anche in concomitanza con le politiche belligeranti applicate fino a questo momento da Teheran.
Un motivo in più per avvalorare la tesi precedente, risale alla recente scomparsa del Presidente Raisi: il vociare dei media sulle possibili difficoltà iraniane nel trovare un sostituto “Premier”, potrebbe aver innescato negli Ayatollah una reazione d’allerta e preoccupazione, eventualmente occultabile in questo caso con una dimostrazione di forza en plein air.
Molteplici le opzioni che ci portano ad analizzare un caso di questa portata, ma si può essere più che certi della mancanza di senno che affligge gli stati integralisti islamici come quello iraniano: ogni singolo strumento nelle loro mani diventa a tutti gli effetti una macchina mortale al servizio dello Jihad. Ecco, in periodi come questo, diventa sempre più difficile credere ad un “Islam moderato”, anche a fronte degli attentati terroristici che si sono susseguiti in Europa durante tutti questi anni e della lotta contro l’ISIS che ha convolto forze occidentali e mediorientali di verio genere.
La notizia sulle quantità di uranio arricchito di cui ad oggi può godere l’Iran, non può far altro che preoccuparci, dovremo pertanto sommarla al resto del nostro bagaglio esperienziale in questo campo. Siamo certi però che i tentativi di intimorire la civiltà libera, fino a questo momento, hanno raggiunto scarsi se non pessimi risultati.