Anni di perbenismo, di concessioni, di tolleranza verso qualche atteggiamento estremista in nome della libertà di culto sancita dalla Costituzione ed ecco il risultato: l’istruzione italiana messa alle strette dai rischi di una sempre più pressante islamizzazione della nostra cultura. Islamizzazione che riceve il beneplacito, tacito o espresso, di buona parte del mondo della politica. Perché, se da un lato la destra appare indignata di fronte ai sempre più frequenti tentativi imporre la kefiah a chiunque, rilasciando comunicazioni di condanna e prendendo direttamente provvedimenti, dall’altra la sinistra non pare per nulla preoccupata e anzi, a vederla stipata nel suo solito silenzio, uno può pensare perfino che ne sia compiaciuta.
Ma l’istruzione non era laica?
L’epicentro delle ultime notizie di islamizzazione vengono, ancora una volta, da Torino, che oramai, tra università bloccate e occupate non soltanto più dai pro-Palestina, ma anche da islamici-islamisti, centri sociali “legalizzati” e gite scolastiche all’interno di moschee, sembra essere diventata la La Mecca italiana. Al posto della Mole, una Kaaba dove vedremo girare migliaia di giovani figli di papà in kefiah e la trasformazione sarà ultimata. Al Politecnico di Torino, infatti, l’occupazione, quella annunciata da tre ragazze in velo tra tende e drappi palestinesi tramite un video messaggio, va avanti. Un’occupazione un po’ “insolita” perché, unitamente alle richieste di boicottaggio degli accordi di collaborazione scientifica tra le università italiane e gli atenei israeliani, ormai la classica istanza degli occupanti pro-Palestina, l’altra usanza è utilizzare gli spazi delle università occupate come delle vere e proprie moschee, con tanto di sermoni di imam. La preghiera del venerdì è diventato l’appuntamento prediletto, l’invito viene fatto su un’immagine di una moschea sulla quale si vede sventolare una bandiera della Palestina e una piazza piena di fedeli musulmani. Una notizia alla quale la politica non poteva restare a guardare. Com’è possibile che per anni la battaglia preferita di islam e sinistra è stata togliere il crocifisso dalle aule in nome della laicizzazione dello Stato, mentre adesso la volontà è quella di islamizzarlo, passando attraverso la scuola e l’indottrinamento? Ecco, allora la reazione del governo, del ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che ha richiesto la sospensione delle “attività”: “In pieno coordinamento con la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, venuto a conoscenza dell’annuncio di svolgimento della preghiera islamica del venerdì presso la sede centrale del Politecnico, ha immediatamente provveduto a inviare richiesta al Prefetto e al Questore di Torino di diffida dallo svolgere funzioni attività presso siti dell’ateneo nei confronti delle autorità religiose eventualmente coinvolte”. Questa la richiesta inoltrata al Rettore dell’ateneo. Richiesta che ha fatto saltare i nervi all’imam Bahim Baya, che ha protestato spiegando che “c’è una islamofobia da parte del governo, passando per l’università e i giornalisti”.
Prove di indottrinamento?
Brahim è stato protagonista anche di un altro episodio che certo non può far parlare di islamofobia. Una gita scolastica all’interno di una moschea, bimbi dieci anni seduti sui tappeti davanti a lui, l’imam, che spiegava i punti fondamentali di una religione, l’islam, che “non si conosce abbastanza”. Per molti, un tentativo di indottrinamento. Puntuale, allora, dinnanzi a tutti questi episodi, la risposta di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Bene la decisione della questura di Torino di annullare la preghiera islamica prevista per oggi pomeriggio al Politecnico, evitando si ripetesse quanto successo venerdì scorso, quando l’imam cittadino ha tenuto nei locali dell’ateneo un sermone inneggiando alla jihad. In quell’occasione la sede dell’università, occupata dagli studenti pro Palestina, è stata trasformata in una moschea, con tanto di canti jihadisti e preghiere. Questo è assolutamente inaccettabile perché le università italiane da sempre sono e devono rimanere un luogo laico ed indipendente. Quando un’occupazione che, come in questo caso, si presenta particolarmente dura sia nei modi sia nei toni, promuove la guerra santa, aumentando il rischio reale di proselitismo, l’unica soluzione possibile è lo sgombero immediato dell’ateneo”.
Voglio precisare che quello che ha tenuto il ‘sermone jaidista’ elogiando l’intifada e quant’altro NON E’ un imam ma un predicatore attivista della pseudo- moschea -ILLEGALE- di Via Chivasso: un cialtrone qualsiasi non qualificato come imam ma subdolo doppiogiochista. Mi piacerebbe leggere che TERRORISTI come costui invitassero, anzi arruolassero i sostenitori dei palestinesi nei ranghi delle forze di hamas, imbarcandoli per quella meta a difesa della striscia. Con l’auspicio che crollino le centinaia di km di tunnel in cui si nascondono come pantegane.
Caro Andrea, sarebbe ora di dirlo apertamente: l’islam è una dottrina criminale che non può avere legittimità in Italia.
Ho sentito di una scuola italiana che ha bandito lo studio di Dante, probabilmente perchè metteva Maometto all’inferno.
A parte il fatto che una persona colta – o che lo vuole essere – legge tutto, anche quello con cui non concorda, non è Dante da mettere al bando ma l’Islam.
I matrimoni islamici sono riconosciuti in Italia con gli “omissis” sui punti in cui l’atto di matrimonio riporta il dettato del Corano sulla sottomissione della donna.
Ma allora perchè sono riconosciuti? Senza quelle affermazioni non sarebbero sposati nel loro paese, se vogliono esserlo in Italia che celebrino di nuovo le nozze con le nostre regole.
E’ solo un esempio. La persecuzione degli “infedeli” predicata dal Corano è pratica criminale in un paese libero.
I mussulmani che intendono risiedere in Italia dovrebbero preliminarmente giurare il dissenso dai passi del Corano contrari alla nostra Costituzione.
Abbiamo il coraggio di farlo o siamo anche noi preda del relativismo imbecille per cui ogni opinione è buona come un’altra?
Con affetto
Alessandro