Giorgia Meloni, al vertice Nord-Sud tenutosi a Saariselka, nel cuore della Lapponia finlandese e dei territori immaginari di Babbo Natale, ha dimostrato di guidare un Governo e una Nazione che hanno le idee ben chiare su cosa serva fare in termini di sicurezza, interna ai vari Paesi UE e generale nella Unione Europea nel suo complesso, a proposito, per esempio, dei confini esterni della Comunità, e di difesa militare. La premier ha sottolineato di voler difendere i confini esterni della Unione e di lavorare affinché la Russia, distante solo 50 chilometri dal luogo del summit Nord-Sud, la quale continua a costituire una minaccia, altre grandi entità e le organizzazioni criminali e terroristiche, non possano minare la sicurezza europea.
Bisogna pensare, secondo Giorgia Meloni, “out of the box”, cioè, fuori dagli schemi abituali che hanno contraddistinto finora l’Europa, mettendo sul tavolo strumenti nuovi con la consapevolezza di tutta l’UE, da Nord a Sud appunto, di dover fare di più nel campo della sicurezza e in quello della difesa. Il Presidente del Consiglio ha cercato in Finlandia di avvicinare il Nord Europa “frugale”, che, rappresentato in primis dal Paese ospitante il vertice Nord-Sud e dalla Svezia, risulta sempre restio a spendere denaro in progetti comuni e sovranazionali, alle istanze della parte meridionale del continente nella quale spicca l’Italia. Si può dire che il tentativo della premier Meloni sia andato sostanzialmente a buon fine perché di fatto è stato accolto l’invito italiano ad un incontro a metà strada fra i due poli del Vecchio Continente nel nome di interessi e priorità comuni. Paesi come Svezia e Finlandia hanno cambiato da tempo il loro atteggiamento a causa della guerra in Ucraina e dell’aggressività della Russia di Vladimir Putin, che è molto più vicina a livello geografico a Helsinki e a Stoccolma che a Roma. Andiamo inoltre verso la seconda presidenza di Donald Trump e già aleggia un timore diffuso circa una possibile ridefinizione del contributo finanziario dei Paesi europei a favore della NATO, voluta dal leader USA.
Trump ha sempre richiesto uno sforzo maggiore all’Europa, anche al tempo del suo primo mandato, ma secondo i media ora verrebbe chiesto ai membri UE della Alleanza Atlantica un investimento pari al 5 per cento del PIL e non più solo del 2%. In Finlandia la premier Meloni ha anzitutto invitato a non fossilizzarsi sui rumors, perché poi di questo si tratta al momento, e ad aspettare che la presidenza Trump diventi pienamente operativa, sia per quanto riguarda la risoluzione della guerra in Ucraina che circa gli equilibri interni alla NATO e i rapporti, anche commerciali, fra Stati Uniti ed Europa. Inoltre, il Presidente del Consiglio, pur tenendo conto del legame transatlantico che non può venire meno, ha esortato a Saariselka i propri interlocutori a non domandarsi cosa l’America possa fare per l’Europa, ma piuttosto a chiedersi cosa possa fare quest’ultima per sé stessa, per la sicurezza e la difesa delle città e dei confini della Unione Europea. Il primo ministro finlandese Petteri Orpo si è detto d’accordo con la sua omologa italiana e in sostanza, sia Giorgia Meloni che Orpo hanno rilanciato null’altro che le tesi di Donald Trump. Il presidente USA, con i suoi moniti frequenti, vuole che l’UE si assuma la propria parte di responsabilità, per sé stessa e nel mondo, e non deleghi tutto il fardello della difesa a Washington. Trump avrà a tal proposito una buona sponda nell’Italia, nella Finlandia, viste le dichiarazioni di Petteri Orpo, e in altri Paesi europei. Altresì, il tycoon troverà convergenze nell’idea, dei Conservatori e Riformisti di ECR, dell’Europa confederale che fa meno e fa meglio, in particolare in merito a sicurezza e difesa.
Ma i 27 membri della Unione Europea sono davvero tutti pronti a compiere quel salto di qualità che urge in questo tempo? I Paesi scandinavi si stanno avvicinando alle sollecitazioni di una Nazione del Sud Europa come l’Italia, ma altri protagonisti del continente paiono ancora adagiati sulla vecchia concezione di un’Europa quale gigante economico e burocratico e nano politico-militare. Una classe dirigente consapevole del mondo odierno in cui si trova l’UE pensa prima di tutto alla sicurezza interna alla propria Nazione e a stanare l’immigrazione illegale e le minacce terroristiche perché, purtroppo, i due fenomeni sono spesso collegati fra loro. Gli integralisti islamici e tutti coloro i quali giungono in Europa per fare del male si nascondono nelle masse di disperati che attraversano in maniera irregolare i confini, e occorre prestare la massima attenzione. Ma non tutti i governi del Vecchio Continente inseriscono fra le priorità la sicurezza nazionale e, se non si è capaci di proteggere le contrade del proprio Paese, come si può arrivare a tutelare i confini esterni della UE? Prendiamo l’esempio della Germania, che, assai in teoria, dovrebbe fungere da traino per il resto del continente. Solo durante l’estate scorsa un ventiseienne siriano, che doveva essere espulso, ma qualcosa evidentemente non ha funzionato, ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre otto con un coltello a Solingen, Nord Reno – Vestfalia. L’attacco è stato rivendicato dal sedicente Stato Islamico.
Le mancate espulsioni di individui la cui pericolosità è già stata accertata, rappresentano un fallimento delle Autorità, ma in Germania si è imparato poco dal sangue di Solingen perché l’attentato di Magdeburgo, capitale del Land Sassonia-Anhalt, è una nuova batosta per la credibilità del Governo federale e della intelligence tedesca. Pare che il cittadino saudita, il quale ha investito con un SUV la folla presente ai mercatini di Natale di Magdeburgo, sia un islamofobo, addirittura simpatizzante della AfD, e non un integralista islamico, anche se è bene mantenere qualche dubbio in merito alle ricostruzioni del mainstream, che nota subito i fascistoidi in circolazione, ma ha cataratte improvvise agli occhi di fronte al terrorismo di matrice islamica. In ogni caso, al di là delle vere motivazioni dell’attentatore, è un fatto che l’Arabia Saudita, Paese d’origine del killer, abbia attenzionato la Germania sulla pericolosità di questa persona e ne abbia preteso l’estradizione. Berlino ha fatto finta di nulla.