Lockdown, gli scienziati erano contrari ma Conte lo impose lo stesso

È vero, le decisioni da prendere nelle prime settimane di pandemia possono essere considerate difficili. C’era da fare una scelta importante, mai vista prima: costringere 60 milioni di italiani a chiudersi in casa. E abbiamo già riportato su questo giornale l’inutilità di una misura tanto restrittiva, soprattutto nel caso in cui tutti gli attori in campo avessero agito in tempo. A fine febbraio, i primi casi da coronavirus erano già approdati sul nostro territorio, i due turisti cinesi isolati a Roma e il famoso paziente zero probabilmente arrivato dalla Germania che aveva infettato la zona del bergamasco. I segnali erano tanti circa la serietà della situazione: in quelle zone, gli ospedali erano già saturi, le corsie di pronto soccorso erano più simili a un ricovero settecentesco per disturbi mentali e i posti in terapia intensiva erano pieni, con gli operatori sanitari a cui spettava l’ardua decisione tra chi lasciare morire e chi salvare, perlomeno tentando. E nonostante i continui allarmi di molti esponenti istituzionali, tra cui il governatore della Lombardia Attilio Fontana, il governo giallo-rosso glissò: tardò nel prendere provvedimenti, ignorò le pessime notizie che arrivavano dal bergamasco. La sinistra addirittura pensò bene di proporre apertivi sui Navigli di Milano e ideò la campagna “abbraccia un cinese”, per contrastare l’ipotetica deriva razzista nei confronti degli “untori” di Pechino e di Wuhan. Le solite follie sinistre, insomma, pur di non dare ascolto ai segnali preoccupanti che arrivavano dal Nord Italia, salvo poi essere costretti a rinchiudere completamente gli italiani in casa a poche settimane di distanza. Si favorì, in pratica, la diffusione del virus e solo dopo si corse ai ripari. Ripari comunque esagerati, perché molte zone dello Stivale non erano state per nulla toccate dal virus cinese.

Due volte lo stesso errore

Appurato ciò e condendo una certa giustificazione per l’impreparazione iniziale, c’è da dire che quella strategia fallimentare, il #iorestoacasa, fu comunque proposta nuovamente a pochissimi mesi di distanza, nell’autunno del 2020, quando i contagi, dopo l’estate, iniziarono di nuovo a risalire. Un errore che poteva essere evitato e che costò all’economia italiana un debacle ingiustificabile: ammazzò in pratica gli imprenditori già vessati dalla prima fase di chiusure e ridusse alla canna del gas quelle famiglie che avevano terminato i risparmi nei tre mesi di pandemia. Ad aggravare il quadro, però, ci sono altre rivelazioni de La Verità: il governo giallo-rosso guidato dall’avvocato del popolo Giuseppe Conte, aveva tutte le carte in regola, tutti gli elementi adatti per evitare una seconda chiusura e un nuovo tracollo finanziario, memore soprattutto dei primi tre mesi di chiusure. Pare infatti che la sinistra di governo ricevette il no al lockdown della task force sulla pandemia, un’assemblea composta da 74 esperti e nominata ad hoc dal ministero della Salute e dal ministero per l’Innovazione tecnologica: gli esperti si legarono infatti alla Great Barrington declaration, un documento steso da esperti provenienti da tutto il mondo in cui si dichiarava l’inutilità dei lockdown e si invitava le classi dirigenti dei Paesi del globo a propendere per un modello diverso di prevenzione, basato sulla protezione delle categorie più fragili. Ma niente, il secondo lockdown fu imposto ugualmente per volontà del governo giallo-rosso.

I consigli inascoltati della task force

Per farla breve, il documento smontava la politica delle Regioni colorate voluta da Conte, in cui ci si poteva spostare liberamente all’interno di una Regione, da Viterbo a Frosinone, da Bergamo a Cremona, da Foggia a Lecce, mentre due vicini di casa separati soltanto da un segnale di confine regionale non potevano incontrarsi. Poi si ripropone l’inutilità del lockdown per tutte le fasce di età, soprattutto per giovani e giovanissimi che contraendo il virus avrebbero avuto pure la possibilità di immunizzarsi. In ultimo, la task force invitò il governo a un’“esecuzione di test di massa” per moderare le restrizioni per chi era già guarito: ma niente, nulla fu fatto, e anzi fu imposto l’obbligo vaccinale anche a chi aveva già contratto il virus. Forse, ascoltare i consigli degli scienziati non era sempre conveniente…

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