Il risultato delle consultazioni per la scelta dei componenti della Camera bassa del Parlamento austriaco è di quelli che fanno scalpore e che, inevitabilmente, sono destinati a fare molto discutere: stando infatti ai dati diffusi dai media locali e ripresi da quelli di tutto il mondo, il Partito della libertà (FPO) di Herbert Kickl ha conquistato il 29,1% dei voti ed è la prima forza politica del Paese, anche se con una maggioranza relativa che non basta a dare vita ad un governo senza alleati. Secondi i popolari dell’OVP (26,3%), seguiti dai socialdemocratici (21,1%), dai liberali (9,2%) e dai Verdi (8,3%). Il tutto, va sottolineato, con un’affluenza molto alta: si sono infatti recati alle urne il 78% degli aventi diritto. Questi i numeri, che confermano il trend già visto nelle elezioni europee dello scorso giugno, quando l’FPO aveva ottenuto sei deputati, entrati nel gruppo dei Patrioti di cui fa parte, tra gli altri partiti, anche la Lega di Matteo Salvini.
Dato per assodato l’eccezionale esito elettorale, che rappresenta indiscutibilmente una vittoria schiacciante del principale partito della destra austriaca, bisogna ora capire come verrà risolta la questione della formazione del nuovo esecutivo di Vienna. Perché una cosa è certa: a volte non è sufficiente vincere le elezioni per governare. Come è successo al Front National di Marine Le Pen in Francia, infatti, anche per il partito di Kickl – dal programma marcatamente anti-Bruxelles, durissimo sull’immigrazione e contrario sia alle sanzioni contro Mosca sia agli aiuti militari a Kiev – sembra molto difficile trovare alleati disposti ad accordarsi per dare vita ad un esecutivo a marcata trazione di destra.
Quasi ceretamente, come del resto è sempre accaduto negli ultimi decenni, la base del nuovo governo saranno i popolari dell’OVP, che hanno diverse opzioni: una, forse la più probabile, è quella di dare vita ad un esecutivo di coalizione con l’FPO, guidato però da un conservatore (ed è già successo due volte, nel 2000 e nel 2017). Il partito di Kickl, dunque, potrebbe entrare in maggioranza con un certo numero di ministri, ma senza esprimere il cancelliere.
Un’altra ipotesi è quella di un governo di coalizione che escluda l’FPO, ma è molto più difficile perché, numeri alla mano, si tratterebbe di mettere insieme tre formazioni (Ovp, Socialdemocratici e un terzo partito, verosimilmente i liberali). Elemento questo che implica notevole instabilità e potrebbe portare ad una paralisi dell’azione di governo. “Del resto – sottolinea Eunews – è improbabile che il presidente della Repubblica, l’ecologista Alexander Van der Bellen, nomini il leader dell’ultradestra come cancelliere federale prima di aver provato qualunque altra strada”.
In attesa di capire come si concluderanno i negoziati tra le forze parlamentari per la formazione del nuovo governo austriaco e come questo sarà composto, in Italia si registrano reazioni di segno opposto tra i partiti della maggioranza. Da un lato, infatti, Antonio Tajani dichiara che “in Austria serve una forma di governo a guida popolare che escluda il Partito della libertà. Le battaglie politiche si vincono sempre al centro, per impedire che gli estremisti di destra e di sinistra facciano danni. Ogni rigurgito neonazista va respinto”. Molto diverso il parere di Matteo Salvini, che dopo aver escluso la possibilità di allarmi neonazisti non solo in Austria ma anche in Francia, Germania e Olanda (dove i partiti di destra primeggiano), sottolinea che “se gli austriaci hanno deciso che il primo partito è il Partito della libertà, che ha i temi della sicurezza, del contrasto all’immigrazione clandestina, della difesa del lavoro e della famiglia fra le sue priorità, vuol dire che la pensano così anche loro”.
E’ curiosa la scelta dei nomi. Un partito che non difende la libertà dei popoli, fiancheggiando in pratica la dittatura russa nelle sue imprese criminali, si autoproclama “partito della libertà”.
Perdio, di che si vergognano? Ma chiamatevi pure partito della dittatura, tanto non c’è niente da nascondere.
La libertà è fratellanza dei popoli, non aggressione. E la libertà è difesa, armata, contro gli aggressori.
Ma tant’è. Non vogliono l’Europa? Che escano, anche questa è libertà, possono sempre aderire al patto di Varsavia, magari pensano esista ancora.
Anche questa ambiguità sull’Europa mi sembra fuori luogo.
Un conto è dire di voler portare una linea politica di difesa dei valori europei, e quindi combattere per una diversa leadership europea, un conto è “buttare lì” ogni tre per due l’idea di disfare l’Europa.
Per cosa? Qualcuno può dire loro che anche l’impero austro ungarico non c’è più?
Problemi austriaci, ma anche nostri.
Anche noi abbiamo qualche segretario di partito che tiene il piede in due scarpe, nella maggioranza per governare e contro la maggioranza per farsi bello agli occhi dei propri referenti.
Quanta pazienza, Giorgia.
Con affetto
Alessandro