L’UCOII emette una Fatwa sui matrimoni forzati. In Italia si applica la Sharia?

E’ nota la vicenda della giovane Saman Abbas, ragazza diciottenne di origini pakistane residente a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, che dopo aver opposto rifiuto ad un matrimonio combinato dalla sua famiglia è scomparsa senza lasciare traccia di sé. Gli inquirenti temono che verosimilmente possa essere vittima di una violenza consumata dai suoi familiari, che a seguito del rifiuto opposto dalla giovane, l’avrebbero uccisa e ne avrebbero occultato il cadavere. E’ ormai più di un mese che questo triste caso tiene impegnata la procura e di riflesso lascia in apprensione l’opinione pubblica, ma tra le molteplici manifestazioni di condanna si registra un episodio paradossale, che se pur apparentemente ammantato di un’aura di meritoria onestà, nasconde invece un intento pericolosissimo e da censurare senza esitazioni.

Ebbene a seguito dello sconcerto causato dai fatti di cronaca, L’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) ha avuto la singolare idea di emanare una Fatwa “sull’illiceità dei matrimoni forzati nell’Islam” e, “di concerto con la commissione per la Fatwa dell’Associazione Italiana degli Imam e delle guide religiose”, sulla base di un cosiddetto “parere” formulato dal “Consiglio Europeo della Fatwa e della ricerca”, avrebbe stabilito che “nessun tipo di imposizione può essere usata in fatto di matrimonio e che i contratti di matrimonio forzato non hanno alcuna validità”.

L’UCOII è un’associazione che opera in Italia dal 1990, non è certo l’unica associazione islamica e non è la più numerosa o radicata, ma ha note aderenze con i fratelli musulmani ed è tenuta in grande considerazione dall’establishment della sinistra, oltre ad essere sempre in prima fila nelle consultazioni con il governo e le istituzioni. Ebbene, dall’alto della propria  – autoattribuita – autorità morale e religiosa, UCOII ha pensato bene di dettare legge sul territorio dello Stato italiano, emanando una Fatwa. La Fatwa è infatti un’interpretazione della legge coranica, fatta al fine di chiarire un precetto giuridico islamico, è uno strumento che i capi religiosi degli stati islamici, come il gran Muftì o l’Ayatollah, utilizzano a richiesta dei giudici o in autonomia, e che contribuisce a creare fonti del diritto. Emanare una Fatwa vuol dire concorrere a formare diritto, applicando in maniera informata la Sharia. Dunque in occasione di questo deplorevole fatto di cronaca, al posto di condannare senza infingimenti le eventuali responsabilità, l’UCOII ha invece minimizzato la derivazione religiosa della vicenda, affermando in un comunicato stampa che “Fortunatamente sono episodi che non hanno, per quanto a nostra conoscenza, un’estensione e una frequenza importanti”, e contestualmente ha imposto ai fedeli islamici la propria legge.

Peccato che in Italia si rispettano le Leggi della Repubblica e non è consentito, per alcun motivo, che a queste si sovrappongano precetti di stampo religioso, che nulla hanno a che vedere con lo stato di diritto.

Questa assurda presa disposizione dell’UCOII, inoltre, ha pesantemente imbarazzato il mondo islamico moderato, che ha trovato assolutamente fuori luogo il metodo utilizzato dall’associazione. Voci autorevoli del mondo islamico in Italia si sono infatti dichiarate nettamente contrarie all’utilizzo della Fatwa per condannare episodi di questa natura, come il Co – mai (comunità del mondo arabo in Italia), o Yayha Pallavicini, Imam della piccola Moschea di  Milano.

Nella stessa direzione le dichiarazioni della giornalista Souad Sbai, che ha rilevato come la notizia dell’emissione di una Fatwa sia a dir poco scioccante.

Ieri, inoltre, il Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, con un’iperbole molto ficcante, si è chiesta se in Italia, come nell’ISIS, si voglia imporre la Sharia, si legge infatti sul suo profilo social: “L’UCOII, associazione islamica vicina ai Fratelli Musulmani, è convinta di avere il potere di dettare legge nel nostro ordinamento e di riconoscere il separatismo islamico”.  Il leader di Fratelli d’Italia ha poi chiosato chiedendo con forza l’intervento del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Interno, affinché non si generi un pericolosissimo precedente.

C’è pertanto qualcosa che va al di là dell’inopportunità del gesto, UCOII ci vuole far capire che ha potere di legiferare, che riconosce e promuove il separatismo islamico, inteso come uno stato nello stato, un ordinamento parallelo, con proprie tradizioni, proprie usanze, propri precetti e proprie Leggi, impermeabile all’esercizio di sovranità dello stato italiano.

Tutto ciò è inaccettabile e costituisce un pericoloso precedente, che va arginato subito, rispedendo il messaggio al mittente. Per questo ci dobbiamo augurare, come auspicato dalla Meloni, che il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’Interno vogliano prendere posizione, ricordano ad UCOII che l’Italia è sovrana e nessuno, per nessun motivo, può avocarne i poteri o sostituirsi ad essa, ed i principi della nostra carta costituzionale ci insegnano la Repubblica è una, indivisibile, laica, e che le leggi le fa il Parlamento, non un capo religioso o la prima associazione a cui salta in mente di mettersi a dettar legge.

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