Abbiamo ormai costatato che l’impegno politico di Ilaria Salis si rivolge a quelli che lei, probabilmente, definirà “i più deboli”: occupanti di immobili e persone finite in carcere sono la sua priorità. Una catarsi giustificata nelle loro vite: il suo passato è troppo pesante e importante per essere dimenticato e per prenderne le distanze. E a quanto pare, tanto importante da portarla direttamente al Parlamento europeo: aveva il curriculum giusto per passare dall’essere la santificata incarcerata di Budapest, accusata di manganellare i militanti di estrema destra, all’essere simbolo della nuova sinistra e della sua lotta contro la destra. Una nuova sinistra che addirittura difende il passato di Salis, lo giustifica e vorrebbe farne un modello per la società. Si comprenderà il fine elettorale: ora tutte le fasce di società che vivono di occupazioni abusive, di reati dai quali si tenta di fuggire (e per i quali ora si ambisce a un’immunità parlamentare concessa da chi vuole renderti simbolo del proprio partito), di militanze violente, nutrono una certa simpatia per Avs. Contenti loro.
Modello Salis
La Salis rivolge tutta la sua attenzione ai più deboli. Dice che occupare le cose non è poi così tanto male, che “non sempre quel che è giusto è legale”, quindi di fatto sostiene che bisogna fare del bene anche se è contra legem. Il che può avere anche un’accezione abbastanza alta e nobile, ma se il bene è occupare case e sgattaiolare dalle prigioni, diventa difficile darle ragione. Ormai la Salis è un modello per queste persone: le detenute di Torino, a Ferragosto, hanno inoltrato una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella citando proprio la Salis, chiedendo “la liberazione anticipata speciale o qualsiasi misura che riduca il sovraffollamento e riporti respiro a tutta la comunità penitenziaria”. Che in pratica vorrebbe dire “liberi tutti”. La prova che la Salis sia diventata ormai un modello da seguire per i detenuti deriva proprio da questa lettera, nella quale si chiede “a coloro che si sono indignati rispetto alle condizioni di detenzione di Ilaria Salis di fare lo stesso per le condizioni di noi ristretti in Italia”. In altre parole, l’ambizione è pescare, dal mazzo degli imprevisti del Monopoli, la carta che ti consente di uscire di prigione e di avere accesso diretto a uno stipendio da 15mila euro al mese. Sulla carta ci sono Bonelli e Fratoianni sorridenti e il logo di Avs grande quanto una casa (occupata).
“Chiudere tutte le carceri minorili”
L’ultima della Salis è la richiesta di chiudere le prigioni minorili. In un contesto nazionale ora fortemente delicato, con la strage di Paderno ancora su tutti i quotidiani, la Salis se ne esce chiedendo di abolire “tutte le carceri minorili”. Sul suo profilo Instagram, infatti, l’europarlamentare di Avs ha raccontato della rivolta al carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, che racconta come “l’ennesima notte burrascosa di una tempesta che non può placarsi”. Racconta di “condizioni attuali” che sono “inaccettabili e l’istituto non può continuare a operare in queste condizioni. Deve essere chiuso il prima possibile. Così come si dovrebbe procedere verso l’abolizione di tutte le carceri minorili”. Si capisce che c’è una netta differenza tra il denunciare le cattive condizioni delle prigioni, sulle quali il Governo sta lavorando dopo la negligenza dei governi di sinistra, che pure si è distinta nella difesa (solo a parole) dei detenuti, governi pure appoggiati dagli stessi “capi” della Salis, e abolire totalmente le carceri. Se è vero che, come prevede la Costituzione, le pene devono “tendere alla rieducazione del condannato”, specialmente se minore, e se questo non avviene, allora la soluzione non può essere smettere di fermare i delinquenti e lasciarli liberi di reiterare i loro reati. Quella che voleva essere una fine proposta da intellettuale risulta soltanto demagogia da quattro soldi.