Malan: “Atreju simbolo di un’identità che si rinnova per sfidare il vento dei cambiamenti”

“Non è solo una festa”. Lucio Malan, capogruppo in Senato di Fratelli d’Italia sembra quasi riprendete la frase “non sono solo canzonette” quando si avvia a parlare di Atreju. E questo perché “non è autoincensamento o propaganda ma anche riflessione e apertura”. Intanto, però non gli sfugge l’attualità politica con una Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia che continuano ad essere in vetta nei consensi. Un risultato che ha un’unica spiegazione: “la coerenza”

Presidente Malan, eccoci ad una nuova edizione di Atreju. Ormai questo appuntamento non ha niente da invidiare alle grandi feste di partito. Secondo lei qual è il segreto del successo? 

“Intanto credo che negli ultimi anni Atreju sia diventata la festa di partito più importante, dove molti – anche di altre aree politiche – desiderano essere invitati. Ma non è solo una festa, è un ritrovarsi di militanti, simpatizzanti e dirigenti attorno a valori e idee comuni, in un’atmosfera non paludata e a volte persino autoironica, ma ricca di contenuti e ragionamenti di alto livello. Non è autoincensamento o propaganda, ma riflessione e apertura anche a interlocutori esterni. Ecco perché cresce di anno in anno, a differenza di altri eventi del genere. La stessa scelta del nome spiega un po’ che cosa accade qui, perché Atreju non è un politico, non è un intellettuale o il classico eroe, ma un bambino che lotta contro il nulla che avanza perché sente che è la cosa giusta da fare, nonostante ci siano poche speranze. La sua forza sta nel fatto che – per quanto piccolo – decide di impegnarsi con tutto se stesso”. 

Ma non pensa che messa così diventa un’occasione per guardarsi indietro e fare un po’ di nostalgia a buon mercato?

“Al contrario! Atreju dimostra che chi ha una identità ha la capacità di rinnovarsi, di guardare avanti e immaginare nuove visioni e soluzioni. Il conservatore può permettersi di essere rivoluzionario, perché ha la capacità e il coraggio di affrontare le sfide che il futuro pone senza averne paura, grazie alla consapevolezza dei valori in cui crede e che rivendica. Avere solide radici è essenziale per sfidare il vento dei cambiamenti”.

Parliamo un po’ di politica. Questo è il secondo Atreju di governo e Giorgia Meloni e il suo governo rimangono lì in vetta alla classifica dei consensi. Come se lo spiega?

“Innanzitutto, con la coerenza, la determinazione e la capacità di Giorgia Meloni. Gli italiani che nel 2022 hanno votato Fratelli d’Italia in gran parte lo facevano per la prima volta e non era per nulla scontato che negli anni seguenti confermassero la loro scelta. In questi ventisei mesi hanno visto lo straordinario impegno della prima donna presidente del consiglio, la sua chiarezza di visione e la sua risolutezza nell’attuare ciò per cui è stata eletta. Chi è con Fratelli d’Italia fin dall’inizio è orgoglioso dei concreti successi del primo capo di governo di destra della Repubblica. Spesso quando sono in giro con la mia famiglia, anche fuori da qualsiasi contesto politico, persone a me sconosciute mi fermano, e sa cosa mi dicono?”

Cosa?

“Che ammirano la coerenza di Giorgia, che è una donna che mantiene la parola data, e che apprezzano il grande lavoro che tutti insieme portiamo avanti, nonostante le mille difficoltà. Ecco, io vedo che al di là degli ottimi risultati che abbiamo raggiunto in questi due anni, delle singole cose attuate, tantissimi italiani sanno di potersi fidare di noi, che non verrà meno il nostro impegno per attuare ciò su cui ci siamo impegnati in campagna elettorale. Avevamo detto che avremmo combattuto la tratta dei migranti e gli sbarchi sono scesi del 70 per cento; avevamo promesso che avremmo fatto chiarezza sulle opacità della gestione della pandemia di Covid ed abbiamo varato la Commissione d’inchiesta che già sta facendo emergere fatti importanti; ci eravamo impegnati ad opporci alla terribile pratica dell’utero in affitto e abbiamo approvato la legge per renderlo reato anche se commesso all’estero. E queste cose, già rilevanti in sé, sono il segno tangibile della coerenza che gli elettori si attendono. Sta qui il successo di Giorgia Meloni, del suo governo e di Fratelli d’Italia”.

Ecco, ha fatto un po’ la lista delle ultime cose realizzate ma se dovesse scegliere un’immagine simbolo di quest’anno quale sceglierebbe?

“Sono tante, ma vorrei citarne tre: la prima, quella di Giorgia Meloni provata ma sorridente sul palco la notte del grande risultato elettorale delle elezioni europee. Nei suoi occhi era evidente la gioia e la soddisfazione del momento, sapendo che il già straordinario 26% del 2022 era basato su una speranza per il futuro, mentre il 28,8% era l’apprezzamento per quanto concretamente fatto. E c’era anche la convinzione che a quel punto potevamo davvero iniziare a cambiare l’Unione europea cosa che proprio in questi giorni sta accadendo. La seconda, l’inaugurazione del Centro Delphina di Caivano: la trasformazione di un luogo di violenza e degrado in un simbolo di speranza e di rinascita. Chi avrebbe scommesso che gli impegni presi nell’estate del 2022 da Giorgia Meloni con un parroco di periferia sarebbero diventati una splendida realtà? Pochi o nessuno, ma Giorgia c’è riuscita ed è per questo che oggi i professionisti dell’anticamorra masticano amaro e non perdono occasione per denigrare una realtà che però è sotto gli occhi di tutti”.

E la terza immagine?

“Senza dubbio quella del nostro presidente del Consiglio con i leader delle altre Nazioni al G7 in Puglia. Il più iconico dei tanti successi nella politica internazionale di Giorgia Meloni e di questo governo, la dimostrazione plastica del ruolo internazionale acquisito dall’Italia grazie alla credibilità e serietà di questo esecutivo. Dopo anni in cui siamo stati snobbati come Nazione di serie B, adesso siamo per molti versi un modello, un punto di riferimento e lo dimostrano le tante prime pagine e articoli dei giornali internazionali che si interessano positivamente al nostro operato. Un risultato concretamente importante, di cui dobbiamo andarne orgogliosi e rivendicare con forza. Dall’economia alla gestione dei migranti, alle strategie geopolitiche siamo una Nazione rispettata ed osservata con attenzione. Viene da sorridere pensando ai tanti che con saccenza e prosopopea dicevano che una nostra vittoria avrebbe isolato l’Italia. La verità è che l’Italia del Governo Meloni è rispettata proprio perché difende l’interesse nazionale, mentre chi si limita a smaniare per accodarsi agli altri non può incidere perché mostra di non rispettare neppure se stesso”.  

Se all’estero, come dice lei, siamo guardati con rispetto, in Patria il governo Meloni trova aspre contestazioni. I sindacati, l’opposizione, tanti mezzi di informazione…

“Dal punto di vista del consenso, questo ci aiuta perché gli attacchi scorretti e le critiche ingiustificate a cose fatte bene, evidenziano la bontà di quanto attuato.”.

Parliamo dei sindacati…

“La loro posizione è davvero incredibile. Basterebbe leggere i dati dell’economia per rendersi conto di come siano assurde le loro contestazioni: record di occupazione, crescita del Pil superiore alla media europea, in particolare quella del Mezzogiorno, livello più basso della disoccupazione, investimenti mai visti nella Sanità pubblica, taglio del cuneo fiscale proprio a favore dei lavoratori, più congedo per le lavoratrici madri. Dinanzi a tutto questo, la posizione dei sindacati è francamente insostenibile e si mostra come un’opposizione puramente politica, che nulla ha a che vedere con gli interessi dei lavoratori, che dovrebbero essere l’obiettivo dei sindacati. La scarsa adesione agli scioperi dimostra infatti che proprio i lavoratori non ci cascano”.

Poi ci sono i magistrati…

“Anche qui fatico a comprendere, se non in una logica di scontro politico, l’operato di certi magistrati. Sentenze chiaramente orientate da un pregiudizio o dalla volontà di contrastare l’azione del governo. Sia chiaro: non si tratta di tutta la magistratura ad avere questo atteggiamento, ma di quella che da sempre – anche negli scritti teorici – intende il proprio ruolo in maniera difforme rispetto al dettato costituzionale, che le affida l’importantissimo ruolo di applicare la legge, ma non certo di farla”.

Si riferisce in particolare alla ‘vicenda Albania’?

“Eh certo! Non si è mai visto che la decisione di quali debbano essere i Paesi sicuri la prendano i magistrati, che non hanno gli strumenti per poter verificare se una Nazione sia o meno sicura, e non ne hanno titolo. Sono compiti che attengono al governo e in particolare al Ministero degli Esteri, che ha tutti gli elementi per verificare se rimpatriare migranti nel proprio Paese di origine rappresenti un pericolo per la loro incolumità. Ma quello che sorprende è anche il carattere, direi, quasi precostituito di determinate sentenze, come se fossero il naturale svolgimento di un teorema: contestare il governo Meloni. Dicono di basarsi su cogenti norme europee, ma poi vediamo che la Germania rimpatria gli afghani, l’Olanda gli iracheni, la Svezia i bielorussi e si capisce che il problema non sono le norme europee ma la volontà di contrastare l’azione del Governo. Non parliamo poi dei partiti che si riducono a fare da tifosi di quei giudici senza offrire alcuna soluzione alternativa e dunque lavorando per una immigrazione senza limiti, governata dai trafficanti, che danneggia tutti”.

Al di là dei due esempi che ha citato, più di qualche commentatore ha ammonito sul rischio di un clima pericolo di contestazione. C’è qualcuno che addirittura parla di ritorno agli ‘Anni ’70’, che ne pensa?

“Credo che non si possa far finta di non vedere che da un po’ di tempo si ricorre a un frasario, che definirei, incendiario. Landini che parla di “rivolta sociale”, di “rivoltare l’Italia come un guanto”, oppure le numerose immagini di Giorgia Meloni o ministri bruciate o dileggiate, sporcate di vernice rossa per evocare il sangue sono cose inaccettabili e pericolose. Dinanzi a tutto questo, rinnovo l’appello all’opposizione e in particolare al Pd, che è il partito maggioritario in essa ed alla sua segretaria Elly Schlein a prendere le distanze. Purtroppo, devo constatare che da quella parte prevalgono i silenzi o tutt’al più le dissociazioni ambigue condite da giustificazioni basate su presunti pericoli per la democrazia”.

Chiudiamo con uno sguardo sul futuro: che Europa sarà dopo il via libera alla Commissione europea con il nostro Raffaele Fitto per la prima volta con un ruolo di primo piano?

“Per la prima volta abbiamo la possibilità di unire la volontà con la possibilità, di cambiare direzione a questa Europa. Mettere fine all’Unione dei burocrati, delle ideologie estreme ed assurde che hanno messo sul lastrico l’automotive e migliaia di lavoratori, e riportare l’uomo con i suoi valori, con la sua identità al centro del progetto europeo. Vogliamo un’Europa dove non ci si vergogni della propria storia e delle proprie origini, dove le follie woke e le politiche autolesionistiche siano respinte, dove la qualità della vita delle persone conti più di certe ideologie disastrose.”. 

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