Mascherine inadatte per il Covid: audizione choc in Commissione. Arcuri: “Falsità”

Bianchi, amministratore di JC-Electronics, attacca la struttura commissariale di Arcuri: “Sapevano di acquistare di comprare milioni di mascherine non idonee”

Le mascherine erano l’unico strumento che poteva proteggere, noi abbiamo emesso l’ordine più importante nella storia del governo italiano per un bene di consumo, in quel momento diventato un bene di prima necessità, lo paghiamo 4 volte il prezzo che lo avremmo dovuto pagare e poi, in realtà, questo bene si dimostra essere non salubre”. Audizione choc dell’ingegnere Dario Bianchi in Commissione parlamentare di inchiesta alla Camera sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Covid che attacca l’ex commissario Domenico Arcuri, voluto da Conte e Speranza per gestire la pandemia. Il fondatore e amministratore di JC-Electronics Italia srl, l’azienda di Colleferro che subì la cancellazione del contratto (revocato su “basi illegittime” secondo i giudici) per la fornitura di mascherine e per il quale il governo è stato condannato dal Tribunale di Roma a risarcire di oltre 203 milioni di euro la società, ha ricostruito così la vicenda: “Qualche tempo fa ho letto il fascicolo dell’Inail riguardo al report ufficiale che hanno emesso nel dicembre 2022 sulle morti da Covid negli ospedali e sono rimasto stupito: ho rilevato, e non lo avrei mai immaginato, che la maggior parte delle situazioni che hanno portato a decessi sono proprio quelle in ambito sanitario”. Proprio l’Inail qualche giorno fa ha certificato in Commissione l’enorme incidenza nella mortalità Covid del personale sanitario. Bianchi ha poi proseguito: “Quando il 3 agosto 2020 il dottor Arcuri ci cassa il contratto io resto stupito del fatto perché ci dice che le nostre mascherine avevano l’approvazione dell’Inail ma non erano state state approvate dal Cts. Ma il dottor Arcuri, è lui a scrivercelo, il 5 giugno del 2020 scrive ad un altro fornitore. Dice: ‘Infine e per contro, relativamente alle forniture di KN95, oggetto della lettera di commessa, protocollo n. 781 del 5 giugno 2020′, per quanto riguarda queste mascherine, ‘attualmente depositate presso gli aeroporti di Malpensa e Fiumicino, attesa l’intervenuta validazione dell’Inail, si procederà con il ritiro e con il conseguente pagamento”. Bianchi accusa Arcuri di aver rescisso il contratto con la sua azienda per favorire aziende cinesi “nonostante le evidenti problematiche legate alla qualità e alla conformità delle mascherine fornite”, aggiungendo che “nel corso della fornitura il costo delle mascherine fornite da Wenzhou e Luokai” sarebbe “triplicato” arrivando a costare il quadruplo del normale, per una cifra totale di un miliardo e 200 milioni, ovviamente a carico dello Stato italiano. Inoltre, sempre secondo Bianchi, la documentazione formalmente a corredo delle mascherine importate, comprate dalla struttura commissariale del dotto Arcuri in Cina dal consorzio Wenzhou-Luokai, non avrebbe ricevuto l’approvazione dall’Agenzia delle dogane e sarebbe stata segnalata come inadeguata anche dal Governo cinese. 

Arcuri, ancora imputato per il reato di abuso d’ufficio relativo alla vicenda, audito in Commissione Covid liquida la ricostruzione di Bianchi come una “spy story infarcita da non documentate informazioni”. L’allora commissario è sostenuto dal Movimento 5 Stelle che in una nota definisce la Commissione un circo: “L’audizione di questa mattina in Commissione d’inchiesta sul Covid è stato l’ennesimo capitolo del grande ‘circo’ – per usare la definizione dello stesso Presidente Lisei – che Fratelli d’Italia e gli alleati di destra stanno portando avanti”. 

Immediata la risposta dei componenti FdI nella Commissione Covid: “Le parole del Movimento Cinquestelle confermano che hanno paura della verità, che si faccia chiarezza su come sono stati gestiti i soldi degli italiani durante la pandemia di Covid. E questo spiega anche per quale ragione abbiano tentato di opporsi in tutti i modi all’avvio dei lavori della Commissione. Tentativi disperati per impedire l’accertamento della verità, e soprattutto delle responsabilità, su uno scandalo enorme su cui Fratelli d’Italia intende andare avanti. Peraltro, ci sono sentenze, procedimenti penali, erariali e del lavoro, inchieste giornalistiche, non certo di testate vicine alla maggioranza, che attestano la presenza di numerose opacità. Se non illegalità. Quelle che con documenti alla mano, in maniera puntuale e precisa, oggi ha ricostruito il rappresentante legale di J.C.. Fratelli d’Italia è quindi determinata a verificare se davvero qualcuno ha approfittato dell’emergenza sanitaria per ottenere illeciti profitti. Viene da chiedersi, perché il M5S prova a screditare questa indagine?”.

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Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

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