Meloni a fianco di Don Patriciello deriso da De Luca: “Lo Stato c’è, conosciamo i suoi sacrifici”

Ieri, nella sua consueta diretta Facebook del venerdì pomeriggio, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca si è lasciato andare a delle dichiarazioni del tutto fuori luogo contro don Maurizio Patriciello, il parroco del Parco Verde, simbolo della lotta contro la criminalità organizzata e della rinascita di Caivano e dell’hinterland napoletano, dal cui impegno sul territorio è nata la volontà dell’esecutivo guidato da Fratelli d’Italia di accendere i riflettori su un territorio troppo spesso dimenticato dallo Stato. Per De Luca, Patriciello sarebbe il “Pippo Baudo dell’area nord di Napoli”. Parole che lasciano il tempo che trovano, ma che dimostrano per l’ennesima volta il livello morale del governatore campano, che, dopo aver messo in contrasto, sul piano delle offese personali, le Istituzioni dello Stato (il caso della “rivolta” de governatore che, a capo del suo esercito di amministratori locali, si presentò a Roma pretendendo di essere ricevuto da Giorgia Meloni, appellandola, com’è noto, con un epiteto che non riporteremo), ora attacca personalmente, ancora nelle vesti istituzionali di Presidente di Regione, un simbolo della lotta alla criminalità. Una delegittimazione bella e buona della figura di don Maurizio Patriciello, un’istituzione, un punto di riferimento nel suo territorio per le persone che non si schierano dalla parte dell’anti-Stato. Le parole di De Luca sono un favore, nolente o volente, a chi cerca ogni giorno di minimizzare l’importanza della lotta contro la criminalità organizzata.

Meloni dalla parte di Patriciello: “Segnale spaventoso di De Luca”

Parole che hanno lasciato indignati i membri di Fratelli d’Italia. “Ormai De Luca, durante le sue esilaranti dirette Facebook, si abbandona esclusivamente a pensieri e discorsi sconclusionati” ha detto il senatore Antonio Iannone, commissario regionali di Fratelli d’Italia in Campania, mentre Sergio Rastrelli, senatore di Fratelli d’Italia, ha spiegato che “Delegittimare in modo così plateale un prete che è il simbolo e il baluardo della lotta contro la camorra, che è in prima linea contro la criminalità organizzata, impegnato in un territorio così difficile e così pericoloso qual è quello di Caivano, significa in pratica sconfessarlo o comunque lasciarlo da solo”. Ma le parole di De Luca hanno trovato la ferma opposizione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sui suoi profili sociali ha descritto don Maurizio Patriciello come “un prete, un uomo che cerca di combattere la camorra e dare risposte alle famiglie perbene dove quelli come De Luca non sono riusciti a farlo, o non hanno voluto farlo. Padre Maurizio – ha continuato la premier – vive sotto scorta perché è diventato un obiettivo dei camorristi che non gradiscono la sua tenacia nell’allontanare i giovani dalla droga e dalla criminalità. Invece di aiutare Padre Maurizio, fargli sentire il sostegno delle istituzioni, De Luca lo deride, e così facendo dà un segnale spaventoso. Voglio dire a Padre Maurizio che lo Stato c’è, al suo fianco. Che non è solo. E che gli uomini e le donne che non hanno scambiato le istituzioni per il palcoscenico di un cabaret, ma svolgono il loro compito con disciplina e onore, conoscono e riconoscono il valore dei suoi sacrifici”.

La risposta di don Maurizio Patriciello

Per De Luca, forse, la colpa del parroco sarebbe aver trovato l’appoggio del centrodestra nella sua lotta contro la criminalità, cosa che, in dieci anni di suo governo regionale, non è mai riuscito a riservargli? Una lezione, la risposta diretta di don Maurizio Patriciello: “Caro Presidente, caro fratello Vincenzo De Luca – ha scritto su Facebook – la sua ironia nei confronti di un povero prete dell’area nord di Napoli, la stessa della quale lei ebbe a dire: “A Caivano lo Stato non c’è. Stop” mi ha tanto addolorato. Se era questo che voleva, c’è riuscito. Non mi permetto – non ne sarei capace e non credo di averne il diritto – di risponderle per le rime. A che servirebbe? Le ferite vanno lenite non procurate. Penso, però, in piena coscienza, di non meritare le offese del tutto gratuite del presidente della mia regione. Che dirle? Alle offese e alle minacce – larvate o meno – ci sono abituato da tempo. Non a caso, da due anni vivo sotto scorta. Un conto, però, – ha aggiunto – è quando arrivano dai camorristi, ben altra cosa, invece, quando a pugnalarti a tradimento è una persona come lei. Fa niente. Offro al Signore anche questa mortificazione. Sono un prete, non dimentico mai che “se il chicco di grano caduto in terra non muore, la spiga non nasce”. La saluto, Presidente. Penso che da domani bulli e camorristi inizieranno a prendermi in giro gridandomi alle spalle: “Sta passando Pippo Baudo”. Dio benedica lei, la sua famiglia, la regione che amiamo”.

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