Meloni al Med9 di Cipro: “Cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi per una pace duratura”

Giorgia Meloni è intervenuta ieri a Paphos, sull’isola di Cipro, nell’ambito del Med9, il vertice dei leader dei 9 Stati mediterranei membri dell’Unione europea: Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna, con la partecipazione di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e di Re Abdullah II di Giordania.

Medio Oriente: dialogo e cooperazione

Si capisce dunque la centralità della questione mediorientale durante il summit, proprio in questi giorni di alta tensione non solo tra Israele e la Palestina, ma anche con l’Onu e il resto del mondo. Continuano, infatti, gli attacchi delle forze israeliane alle truppe dell’Unifil, specie al contingente italiano. Ferma, dunque, la posizione della premier, che da Paphos è tornata a “condannare quello che è accaduto: non è accettabile – ha detto –, viola quanto stabilito dalla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite”. Su questo tema, dopo una dichiarazione comune stilata con Francia e Spagna, la premier ha annunciato di voler organizzare, durante il prossimo G7 Difesa, “un’iniziativa, anche coinvolgendo le altre nazioni che hanno partecipato in questi anni, per implementare i nostri sforzi congiunti per rafforzare le truppe libanesi”.

Restano comunque gli obiettivi principali del governo, che sono stati più volte ripetuti dalla premier nelle ultime settimane: il cessate a fuoco a Gaza e in Libano, il rilascio degli ostaggi israeliani, l’assistenza alla popolazione civile, la soluzione dei due popoli in due Stati. Tutte “precondizioni per qualsiasi soluzione duratura della questione mediorientale”. Serve dunque cooperazione. Quella cooperazione, quel dialogo che devono aprire a nuove possibili soluzioni: in questo, Giorgia Meloni ha riconosciuto nella Giordania un “attore fondamentale” in questi mesi: sul piano umanitario “l’Italia ha portato avanti ad esempio l’iniziativa “Food for Gaza” – ha detto la premier – e senza il contributo della Giordania non sarebbe stato possibile”.

Mediterraneo e immigrazione

Non solo Medio Oriente. Centrale anche il tema del Mediterraneo, che per l’Italia “rappresenta una priorità strategica”: “Guardiamo con molta attenzione – ha spiegato Giorgia Meloni – al futuro Patto per il Mediterraneo, che è ispirato a un nuovo approccio paritario dell’Unione europea nei confronti del suo vicinato meridionale. Un approccio che l’Italia ha sempre promosso e che è strettamente legato anche al tema del governo dei flussi migratori”. Dunque, ancora una volta dialogo e cooperazione tra tutti gli attori in campo: gli accordi stilati con i Paesi di transito, quindi quelli nord-africani, con Paesi terzi come l’Albania, il Piano Mattei che propone un nuovo modello virtuoso, un nuovo approccio tra pari e non più predatorio per i Paesi africani. Un lavoro che ha contribuito al drastico calo degli sbarchi: “Negli ultimi due anni – ha detto Meloni – l’Unione europea ha cambiato approccio sul tema del governo dei flussi” anche grazie “al lavoro fatto dall’Italia. Questo nuovo approccio, dicono i dati, dimostra di funzionare. È ovviamente fondamentale – ha aggiunto – essere concreti e decisi nel contrastare, in modo sempre più incisivo, l’immigrazione illegale di massa, continuare a lavorare a questa cooperazione completamente diversa con le nazioni di origine di transito”. Spazio anche per le cosiddette soluzioni “innovative”, come l’accordo tra Italia e Albania che sta prendendo avvio proprio in queste ore: un modello visto con interesse da Paesi quali la Gran Bretagna, che studia un accordo simile con l’Estonia per i detenuti stranieri, o anche dalla Svezia che proprio nelle scorse ore ha lodato l’iniziativa italiana sul tema.

Competitività europea

Altro tema, quello della competitività europea. Un tema, secondo la premier, “cruciale per il futuro dell’Europa”: “Penso che sia arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. Ovviamente abbiamo la necessità di diventare più autonomi, di semplificare il nostro quadro normativo, di rilanciare gli investimenti, particolarmente quelli privati, di premere l’acceleratore su settori strategici come l’alta tecnologia, la difesa, l’agricoltura. Sono tutte strategie che conosciamo, conosciamo quali sono i nostri obiettivi. Il punto vero che ora va discusso è come facciamo a mettere a terra quegli obiettivi, quali sono le risorse, quali sono gli strumenti”. Interrogativi ai quali l’Europa deve rispondere, e in fretta, per non perdere terreno nei confronti delle altre superpotenze mondiali, che spingono sempre di più su investimenti e rischiano di lasciarsi sempre più alle spalle il nostro continente. Il monito finale per la Ue: “È fondamentale avere una visione: le previsioni non servono a molto se poi non si ha neanche il coraggio di dotare quelle visioni degli strumenti necessari a realizzarle”.

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