“Non è un “atto dovuto”, bensì un atto “per avvelenare il clima, l’avevo detto due anni fa e l’ho ripetuto più volte”. Così Guido Crosetto definisce l’avviso di garanzia che la Procura di Roma ha inviato alla premier Giorgia Meloni sul caso Almasri. Il procuratore Francesco Lo Voi ha raccolto la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti per “favoreggiamento e peculato” contro il presidente del Consiglio, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Una “denuncia nominale”, ha sottolineato lo stesso Li Gatti, avvocato del Foro romano, conosciuto per essere stato difensore di noti pentiti quali Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Giovanni Brusca[2], Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo e con un passato politico alle spalle ( alle elezioni politiche del 2008 è stato eletto senatore nelle file dell’Italia dei Valori in Emilia-Romagna), e per questo l’iscrizione nel registro degli indagati di Meloni e ministri sarebbe, appunto, un atto dovuto vista l’impossibilità di aprire una inchiesta “contro ignoti”. Il ministro della Difesa, però, la pensa diversamente.
“Oltre due anni fa parlai di opposizione giudiziaria, come maggior avversario politico di questo governo – ricorda Crosetto rievocando la sua clamorosa denuncia -. L’assurdo avviso di garanzia odierno al presidente del Consiglio, al ministro dell’Interno, al ministro della Giustizia e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a due giorni dalla incomprensibile protesta dell’Anm nelle aule giudiziarie, costituisce un ulteriore atto per cercare di avvelenare il clima politico, istituzionale e sociale”.
In sintesi, per il ministro della Difesa proseguirebbe così il tentativo di eliminare per via giudiziaria il risultato elettorale del 2022. Questa volta il procuratore Lo Voi prova a fare il colpo grosso inviando un avviso di garanzia al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al sottosegretario Alfredo Mantovano, al ministro di Giustizia Carlo Nordio e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Un avviso che sarebbe nato da una denuncia presentata dall’avvocato romano di origini calabresi: in meno di una settimana il procuratore, con una speditezza rara, trasforma la denuncia in indagine giudiziaria. E proprio all’indomani della riforma sulla separazione delle carriere”.
Da quando si è insediata a Palazzo Chigi Giorgia Meloni è stata quotidianamente attaccata in tutti i modi possibili e immaginabili. Obiettivo più o meno dichiarato delle opposizioni e di certa società civile è stato sempre quello di farla cadere ma non ci sono riusciti. Adesso, puntuale come un orologio svizzero, arriva un avviso di garanzia che colpisce la premier ed esponenti del governo. Una parte della magistratura cerca di alzare il tiro, ma sono certo che anche questa volta sia Giorgia Meloni che l’intero governo usciranno rafforzati .Gli italiani sanno da che parte stare. L’opinione pubblica ha capito da subito che siamo di fronte ad un caso di Politica giudiziaria, ovvero di giustizia politica! Un attacco al cuore dell’esecutivo che ha semplicemente esercitato le prerogative previste dalla Costituzione nel rispetto delle leggi europee e nazionali.
Appare ovvia che questa sia una notizia di reato surreale su fatti che obiettivamente appaiono di impossibile sintonia con ipotesi incriminatrici. Questo vale sia per il favoreggiamento sia per il peculato. Inoltre, bisogna rammentare che in questa vicenda c’è un provvedimento della Corte di appello di Roma che ha disposto, su parere conforme della Procura generale, la scarcerazione del libico. Questo particolare è un pilastro ineliminabile dal punto di vista della valutazione dei fatti. Ciononostante il procuratore della Repubblica ha ritenuto di trasmettere gli atti al Tribunale dei Ministri. Ora, ammesso che si tratti di un’iscrizione intesa come atto dovuto, ci aspettiamo che con immediatezza si vada verso l’archiviazione, magari richiesta dallo stesso procuratore Lo Voi, non attendendo i tempi del Tribunale dei Ministri. In caso contrario, saremmo di fronte a un gesto che, riportandoci indietro nel tempo, riproporrebbe la matrice politica delle iniziative giudiziarie.
Ecco perché, da inguaribili ottimisti, c’è da scommettere su una prossima fumata nera, un’archiviazione, un fallimento giudiziario. E intanto gli italiani pagano le spese del processo e il fango schizza sui media e travalica i confini nazionali per indebolire lo straordinario lavoro del nostro governo. La magistratura sana si liberi da questa ipoteca che la sta affossando, l’Italia ha bisogno di una giustizia giusta, severa, imparziale, che ispiri fiducia a tutti i cittadini a prescindere dalle loro simpatie politiche.