Siamo ad una partita importante. A Londra Giorgia Meloni si è distinta per le sue invocazioni all’unità dell’Occidente e alla sua promessa di aiutare a ricucire lo strappo tra Washington e Kiev. Sembra dunque la candidata naturale per quel ruolo. Specie in vista di un’amministrazione Usa che più di altre crede nella diplomazia personale e dà valore al feeling personale tra i leader.
Il rischio che si cela dietro il summit è che l’amministrazione Usa veda questa coalizione europea come un formato avversativo.
Dovranno cercare di lavorare il più possibile per non farlo sembrare tale, e in questo Roma ha un ruolo importante. Un ruolo di grande equilibrio e troppo pragmatico per non vederne la delicatezza. Un ruolo anche rischioso perché può risultare ambiguo, quasi doppiogiochista, su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Sono le opposizioni in Italia non comprendendo che il mondo è cambiato e sfruttano lo snodo epocale che stiamo vivendo per tirare fuori solo esclusivamente “slogan infantili” contro il governo.
Senza cogliere che siamo tutti sulla stessa barca; e tenere insieme le due sponde dell’Atlantico è fondamentale per l’Europa e per l’occidente. Un punto di caduta che rende l’Italia centrale nella
tessitura delle strategie del futuro. Ma a sinistra sono a pezzi.
Serve un cambio di passo in fatto di cultura strategica. Dobbiamo capire che è cambiato il mondo che abbiamo intorno. E che va fatto quello che potevamo evitare di fare prima. A meno di non rimanere alla mercé della Russia, della Cina; o anche di attori minori che incidono sul nostro ambiente strategico. Pensiamo al Mediterraneo, a come si muove l’Iran in Medio Oriente e come influenza enti anche non statuali come gli Houthi: per contrastarli bisogna investire in difesa. La
linea del governo italiano segue questa direttrice. È a sinistra che manca una visione unitaria, con le opposizioni divise in mille rivoli
di fronte al piano Von der Leyen.
Meloni dovrà comunque andare avanti da sola, provare a costruire un ponte sull’Atlantico, e dovrà farlo in maniera rapida, perché siamo di fronte a un’emergenza (quella del negoziato sull’Ucraina) e a una sfida di lungo periodo (la costruzione della nuova sicurezza europea in un quadro geopolitico ad alto rischio), cercando di mantenere unito l’Occidente, coltivando il rapporto con gli Stati Uniti, salvando l’articolo 5 della Nato, educando le future generazioni a riconoscere che la libertà non è un pasto gratis.
Giorgia Meloni è l’unico leader europeo che può far da ponte tra l’Unione e gli Stati Uniti per arrivare ad un equo negoziato di pace tra Russia ed Ucraina.