Ve lo avevamo detto che questi tre avrebbero risvegliato l’Occidente. Hanno subito cominciato con la prima, grandissima, rivoluzione, quella per la sinistra è l’equivalente dell’aglio per i vampiri o della kriptonite per Superman: la verità.
Si tratta di un male atavico per gli eredi di Stalin, che a tutte le latitudini hanno costruito la loro identità su di una montagna di menzogne, arrogandosi il diritto di un’inesistente superiorità in virtù della quale potevano fare la morale al prossimo sentendosi, però, al di sopra di ogni giudizio. Colpa, va detto, anche di una destra che nei fatti quell’egemonia non l’ha mai contrastata al 100%, ma tant’è.
Non è un caso che tra i primi ad avere il coraggio di scalfire quel muro di bugie fu un grandissimo giornalista di sinistra, Giampaolo Pansa, vilipeso e insultato dai campioni del cosiddetto “antifascismo militante” financo da morto. La sua colpa? Aver scritto “Il sangue dei vinti”, libro che ebbe il grande merito di riportare in superficie fatti atroci compiuti da pezzi della Resistenza nel dopoguerra e sottaciuti per decenni interi in nome del compromesso storico.
«Il male [della sinistra], per me non più oscuro, è la paura di dover riflettere su se stessi e di rileggere la propria storia politica. E, di conseguenza, il rifiuto di discutere con chi ti obbliga a scoprire le carte e a smettere un gioco reticente e pavido», scrisse nel 2006 lo stesso Pansa nel suo “I Gendarmi della memoria”, centrando perfettamente il punto: attaccano ferocemente “il nemico” per nascondere le loro malefatte sotto al tappeto.
Negli ultimi 20 anni, grazie al sostegno economico dell’establishment globalista, la sinistra ha letteralmente occupato i media mainstream, utilizzandoli per manipolare la massa diffondendo una narrazione sempre più faziosa e fuorviante. L’apice di questo fenomeno lo abbiamo vissuto dall’8 novembre del 2016 in poi, giorno in cui Donald Trump infranse tutti i pronostici battendo Hillary Clinton. Apriti cielo. Da allora i media tradizionali sono diventati fabbricanti e diffusori quotidiani di fake news, arrivando ad autodistruggersi pur di togliere di mezzo l’odiato nemico Trump.
Ma c’è di più. Perché oltre giornali, radio e televisioni, sinistra ed establishment globalista erano riusciti a mettere le mani anche sulle piattaforme social, imponendo un sistema atto a censurare sistematicamente qualsivoglia notizia scomoda e opinione difforme dalla loro culminato, poi, con il ban di tutti i profili dell’allora presidente americano Trump.
A quel punto pensavano di essersene finalmente sbarazzati, tutti lo davano per politicamente morto. Peccato che il buon Trump, come sua abitudine, non si diede per vinto nemmeno per un istante e, oltre a riprendere a battere gli Stati Uniti palmo a palmo, creò Truth, il suo social network. Poco dopo Elon Musk, fiutata la value proposition della libertà d’opinione, acquistò Twitter facendone in breve tempo il social più libero e influente del pianeta e pubblicando le carte (i TwitterFiles) che dimostravano la censura messa in atto prima del suo arrivo concordemente con i desiderata dei “democratici”, che definiscono “disinformazione” ogni opinione difforme dalla loro (recentemente Hillary Clinton ha proposto l’arresto di chi pubblica disinformazione).
Parallelamente, Giorgia Meloni vince le elezioni politiche, diventa Presidente del Consiglio ed in breve tempo riesce nell’impresa di consolidare la propria leadership in patria e affermarla all’estero, accreditandosi come il leader europeo più solido e autorevole. Anche alle nostre latitudini, Giorgia Meloni deve contrastare quotidianamente montagne di fango che le vengono gettate addosso da sinistra e media mainstream che, andando ben oltre il ridicolo, sono addirittura arrivati ad accusarla di aver occupato la Rai dando vita a TeleMeloni.
In quest’ottica, possiamo considerare la conferenza stampa di ieri un autentico capolavoro della durata di 2 ore e 36 minuti netti, durante i quali Giorgia Meloni ha smontato pezzo per pezzo la narrazione di un’informazione il cui orientamento era dipinto nelle espressioni stampate sui volti attoniti dei giornalisti mentre ascoltavano le risposte del Presidente del Consiglio.
Sinistra e media mainstream non riescono ad accettare che la leader più forte d’Europa e l’inquilino della Casa Bianca siano rispettivamente Giorgia Meloni e Donald Trump, così come non si danno pace perché il più grande innovatore del secolo insieme a Steve Jobs – Elon Musk – non solo non è radical chic, ma è il nemico numero uno dell’attuale ragione sociale delle sinistre d’ogni dove: l’ideologia woke, che giustamente egli ha definito «virus mentale».
Sapete perché? In primo luogo, perché avendo una bassissima considerazione del Popolo considerano il potere alla stregua di una proprietà così come, allo stesso modo, erano abituati alla Silicon Valley radical chic, con le BigTech compiacenti e pronte a tutto per sostenere la narrazione del pensiero unico ma i tempi, grazie al Cielo, sono cambiati: l’approccio ideologico woke ha prodotto risultati fallimentari in ogni ambito, e milioni di occidentali dimostrano ogni giorno di non lasciarsi più condizionare dalla disinformazione (quella vera) propinata quotidianamente da sinistra e media mainstream.
L’Occidente intero ha ormai aperto gli occhi e scoperto la “Grande Bugia” in cui lo aveva catapultato la sinistra, un ritorno alla verità che è stato possibile solo grazie a persone come Giorgia Meloni, Donald Trump ed Elon Musk, che hanno avuto il coraggio di sfidare il sistema per offrire a tutti la pillola rossa.
Perché la libertà inizia solo quando decidi di uscire dal Matrix creato da sinistra e media mainstream e vedere il mondo per ciò che è davvero.