Meloni verso la Casa Bianca. L’Italia protagonista autorevole nel panorama globale: è dramma per l’opposizione, unita solo per gufare

A Washington la sinistra spera in un autogol politico e preferisce che a perdere sia l’intera Nazione pur di non riconoscere la bontà delle azioni del premier nel contesto internazionale

Non ce la fa proprio l’opposizione – o meglio, le opposizioni – ad accettare una realtà che ormai è sotto gli occhi di tutti: l’Italia non è più il fanalino di coda dell’Europa. E questo è merito, piaccia o no, del lavoro portato avanti da Giorgia Meloni, che in poco più di due anni è riuscita nell’impresa di restituire al nostro Paese credibilità e autorevolezza internazionale.

È un tasto dolente, dolorosissimo. Perché il fatto che il nostro premier vada come primo leader alla Casa Bianca per cercare di allentare le tensioni tra le due sponde atlantiche in un momento delicato come quello di oggi, non fa che acuire il nervosismo di chi invece dentro casa nostra vive di slogan e polemiche, e che è oramai del tutto incapace di proporre alternative reali.

Ed ecco che parte il solito teatrino. C’è chi accusa Meloni di “andare a leccare i piedi” e chi grida al fallimento annunciato. E così i partiti di opposizione, notoriamente disuniti su tutto e tutti, ora invece si ritrovano ad essere magicamente uniti nel mettere in dubbio l’efficacia del viaggio della presidente del Consiglio negli Stati Uniti e tutto ciò che questo comporta. Peccato che, come spesso accade, è proprio in questi momenti che emerge tutta l’inconsistenza di chi muove tali critiche.

La sinistra unita solo per attaccare Meloni

“La parola chiave è incertezza”, ha affermato Elly Schlein a La7. Anche se l’unica incertezza evidente è quella all’interno del suo stesso partito, incapace perfino di esprimersi e votare in modo univoco in Europa su un tema cruciale come la difesa comune.         
Sempre dal Pd arriva il solito ritornello: “Il governo abbia la schiena dritta”. Eppure, sembrano non accorgersi che è proprio Giorgia Meloni a dimostrare, fatti alla mano, di averla davvero la schiena dritta, a differenza di chi per anni ha piegato la testa in ogni sede internazionale.

Ad aggiungersi al dibattitto anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che pensando di far bene a precisare che “La questione dei dazi non la sta gestendo Giorgia Meloni ma la sta gestendo l’Unione europea con il commissario Sefcovic”, si è però dimenticato di menzionare il fatto che quello che con buona probabilità riuscirà ad ottenere Giorgia Meloni nei prossimi giorni sarà porre le basi affinché l’accordo sui dazi sia più agevole e favorevole alle istanze europee.

Infine, non poteva mancare il Movimento 5 Stelle, la cui vicepresidente Chiara Appendino ha dichiarato: “La domanda che dobbiamo porre è con quale postura Meloni vada a questo incontro, e su questo sono preoccupata. Perché io in questi anni non l’ho vista difendere gli interessi nazionali”. Curioso, considerando che però proprio il M5S ha contribuito, con la gestione disastrosa del Superbonus, a creare una voragine di 146 miliardi nel bilancio pubblico, senza alcuna tutela dell’interesse dei cittadini e quindi dell’interesse nazionale.

Anche l’Ue riconosce il ruolo dell’Italia come ponte tra UE e USA

Le opposizioni però, nonostante tutto il rumore fatto, falliscono nel loro tentativo di distogliere l’attenzione e sminuire l’importanza della missione americana. Perché difatti il viaggio a Washington, sarà sì un bilaterale tra Italia e Stati Uniti, ma rappresenta anche e soprattutto un’apertura per l’intera Unione Europea per dialogare con Donald Trump.   
Tanto che, non è un caso, proprio ieri da Bruxelles sono arrivate parole molto chiare dalla portavoce di Ursula von der Leyen, che senza ambiguità ha sottolineato: “La Presidente della Commissione europea e Meloni sono in contatto regolarmente e lo saranno ancora, prima della data programmata per la visita della presidente del Consiglio a Trump. L’attività di outreach (ovvero quella di far conoscere le proprie posizioni alle controparti) è molto gradita e strettamente coordinata”.

Un riconoscimento quasi formale di un dato di fatto: oggi l’Italia è un ponte tra le due sponde dell’Atlantico. E anche se il negoziato ufficiale sui dazi è di competenza UE, è grazie a Meloni se l’Europa potrà arrivarci con una marcia in più.

Dazi, difesa, Cina, Ucraina: i dossier sul tavolo

Il faccia a faccia di domani e venerdì non avrà come unica tematica quella dei dazi (anche se forse sarà la più succosa), ma si punterà anche sul tema della difesa nella NATO, sui rapporti con la Cina, oltre che sul dossier della guerra russo-ucraina. Servono lucidità, fermezza e autorevolezza. Tutte qualità che Meloni ha dimostrato di possedere.      
“Non sento nessuna pressione, come potete immaginare, per i prossimi due giorni”, ha infatti scherzato il premier in occasione della consegna dei premi del comitato Leonardo al Made in Italy tenutasi martedì 15 aprile, aggiungendo che “Sappiamo che siamo in un momento difficile, vediamo come andrà nelle prossime ore. Faremo del nostro meglio, come sempre. Sicuramente sono consapevole di quello che rappresento e di quello che sto difendendo”. E ha poi aggiunto, con una vena ottimista: “Ricordiamoci che abbiamo la forza, la capacità, l’intelligenza e la creatività per superare ogni ostacolo”.

In definitiva, l’Italia è oggi un interlocutore credibile e autorevole, capace di sedersi ai tavoli che contano con la schiena dritta. Per questo, Giorgia Meloni nello Studio Ovale non andrà solo a difendere l’interesse nazionale, ma si farà anche portavoce di alcune istanze europee. Un ruolo prestigioso, ma anche molto complesso, che oggi siamo in grado di assumere come Nazione in maniera seria, godendo anche del benestare delle stesse istituzioni europee. Perché oramai anche loro sanno bene che il nostro Paese è davvero uno dei giocatori più influenti nella partita internazionale. E se quindi Giorgia Meloni tornerà con un risultato positivo, sarà una vittoria non solo per il singolo Stato Italia, ma per tutta l’Unione Europea.

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