Migranti come mezzi, usati dalle toghe rosse per ostacolare il Governo Meloni

Boom di richieste di magistrati per andare nei tribunali che gestiscono le domande d’asilo

Come ricostruito da “Il Tempo” diversi giudici avrebbero chiesto di essere trasferiti negli uffici dei tribunali che si occupano di immigrazione, in particolare in Sicilia, dove avviene la gran parte degli sbarchi in Italia. È proprio in questi uffici che si esaminano le domande d’asilo dei migranti giunti nel nostro Paese ed è qui che i magistrati possono incidere in modo diretto sulla gestione dell’immigrazione. Il tema è scottante da ormai diverso tempo, basti ricordare il caso Apostolico di un anno fa. La giudice di Catania decise di smantellare le politiche del governo non trattenendo nel centro di permanenza di Pozzallo alcuni migranti. Proprio quel magistrato qualche anno prima aveva partecipato, con tanto di video, ad una manifestazione contro l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini per permettere ai migranti della nave “Diciotti” di sbarcare in Italia. 

Le politiche del governo Meloni sull’immigrazione sono nel mirino di una parte della magistratura che vorrebbe sbarrare la strada al cambio di paradigma che ha voluto l’esecutivo: non più accoglienza indiscriminata facendo dell’Italia il campo profughi d’Europa ma lotta ai trafficanti di esseri umani tramite accordi con i paesi di origine, Piano Mattei e rimpatri facilitati grazie alle norme contenute nel decreto Cutro. Quest’ultimo è il terreno di scontro tra politica e magistratura, i giudici di Catania sono notoriamente contrari alle norme contenute nel decreto che prevedono procedure accelerate di esame per le domande d’asilo ed espulsioni più semplici per chi proviene da Paesi considerati sicuri, come Libia e Tunisia. Norme che hanno permesso un cambio di marcia rispetto al passato: nei primi sei mesi del 2024 sono stati quasi 9000 i rimpatri assistiti, divisi tra Libia e Tunisia. Qui si inserisce la decisione del Viminale che sposta da Pozzallo a Porto Empedocle il centro per i rimpatri, a decidere sui provvedimenti di fermo non saranno più i magistrati di Catania ma quelli di Palermo, così da continuare sulla buona strada intrapresa. 

I numeri certificano il buon lavoro dell’esecutivo

I numeri danno ragione a Meloni, l’ottima gestione dei flussi migratori è confermata dall’agenzia europea Frontex che ha riscontrato un calo del 61% degli attraversamenti irregolari nel Mediterraneo centrale nei primi mesi del 2024 e una diminuzione delle partenze del 64% nei primi sette mesi dell’anno. Le politiche del governo funzionano, meno partenze significano meno morti in mare e meno “lavoro” per gli scafisti che lucrano sulla pelle dei migranti. Le nazioni africane si dichiarano soddisfatte degli interventi strutturali voluti dal governo Meloni in Africa per permettere ai cittadini di poter sognare nei propri territori, dove sono nati e cresciuti, senza dover cercare fortuna in Europa, mettendo a rischio la propria vita in viaggi della speranza che si trasformano ben presto in incubi. Le nazioni europee seguono il modello italiano e si dichiarano interessate ad esportare le politiche nostrane in tutta Europa. La stessa von der Leyen ha capito l’importanza di una migliore gestione dei flussi migratori. Finalmente l’Italia ha un ruolo fondamentale in politica internazionale, centro nevralgico nel Mediterraneo e ascoltata dai grandi leader stranieri. 

Sorge quindi spontanea la domanda: perché i giudici italiani vogliono smantellare politiche che funzionano? 

Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

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