Migranti, il modello italiano convince il G7 dei Ministri dell’Interno: pugno duro contro i trafficanti

Il G7 dei Ministri dell’Interno si è svolto quest’anno a Mirabella Eclano, un comune di 6mila anime della provincia di Avellino, in particolare nell’elegante cornice di Villa Orsini. I ministri dell’Interno dei 7 Paesi membri sono giunti in Campania per discutere dei grandi temi che affliggono il mondo odierno, dalla guerra in Ucraina alla crisi in Medio Oriente. Grande risalto ha avuto il tema del terrorismo, una piaga che l’Occidente intende combattere attraverso la cooperazione: la discussione, come fa sapere il Viminale, ha fatto emergere l’importanza di “rafforzare la strategia comune per prevenire azioni violente alimentate dai processi di radicalizzazione in corso”. Dunque, soltanto attraverso lo scambio di informazioni è possibile fermare eventuali minacce.

E ancora molti temi sono stati affrontati: in collegamento da Kiev, ad esempio, c’era il Ministro dell’Interno ucraino, che ha fornito un quadro circa la situazione del conflitto e le misure da adottare per “ridurre i rischi che il conflitto in atto favorisca l’intervento di gruppi criminali nei traffici illeciti”. Si è parlato della diffusione delle droghe sintetiche, del fentanyl, un tema che i governi occidentali non possono più ignorare, o ancora della sicurezza cyber, con l’annessa tematica dell’intelligenza artificiale. Insomma, un G7 ricco di quei temi che sono stati al centro dell’operato di questo governo e di quella riunione di giugno scorso a Borgo Egnazia, tra i grandi del mondo. “Sono state sessioni di lavoro ricche di spunti” ha detto il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi durante la conferenza stampa conclusiva, specificando che “insieme potremo dare concreto seguito agli impegni che abbiamo assunto”.

Il focus: il traffico di esseri umani

Ma se c’è stata una tematica di particolare importanza su cui il summit si è focalizzato, quella è l’immigrazione, e in particolare il contrasto ai trafficanti di esseri umani. Fa comprendere bene la serietà e l’importanza del tema, oltre alla partecipazione dei ministri di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti e al Vice Presidente della Commissione europea e alla Commissaria UE per gli Affari Interni, anche la presenza dei Ministri di Algeria e Libia e del Vice Ministro degli Esteri tunisino: tutti Paesi con i quali l’Italia si è già aperta al dialogo per la risoluzione di quel problema che è alla base dei flussi migratori verso l’Europa, che specula sui bisogni, sulle esigenze, sulle speranze dei migranti e che sfrutta bene tutti i mezzi a disposizione. I trafficanti di vite umane nel Mediterraneo utilizzano sempre più delle modalità di stampo mafioso e fanno buon uso anche del mondo digitale e social, attraverso il quale speculano su fake news diffondendole e attirando un maggior numero di migranti. Un fatto che non può essere tollerato: i Paesi occidentali non possono farsi dettare le politiche migratorie dalle mafie dei flussi irregolari. Ai lavori hanno partecipato anche i rappresentanti delle organizzazioni internazionali OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), UNHCR, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, UNODC, l’ufficio Onu che ha il compito di assistere gli Stati membri nella lotta contro la droga, la criminalità e il terrorismo, e Interpol.

L’Italia forte del G7

Fondamentale il documento finale redatto dal summit, l’“Action Plan to prevent and counter the smuggling of migrants”, il Piano d’azione per prevenire e contrastare il traffico di migranti. Al suo interno, emerge forte la volontà dei Ministri degli Interni, quella di “intensificare i nostri sforzi per prevenire, contrastare e sradicare i gruppi criminali organizzati coinvolti nel traffico di migranti, anche in relazione alla tratta di persone, e privarli dei proventi generati da questi crimini efferati, fornendo sempre protezione e assistenza ai migranti e alle vittime della tratta di persone, in particolare donne e ragazze”. Dunque, le cinque priorità del Piano: “promuovere una maggiore cooperazione sulle capacità investigative”; “rafforzare i processi di gestione delle frontiere”; “sviluppare azioni concrete di collaborazione” tra tutti gli attori in campo, a cui si lega lo “scambio produttivo e affidabile di informazioni”; il coinvolgimento di “tutti gli aspetti del sistema di trasporto internazionale”; “scoraggiare i migranti dall’intraprendere viaggi irregolari e potenzialmente pericolosi”.

Tutte tematiche ben espresse nel G7 di Puglia dello scorso giugno e seguite a pieno dal Governo italiano, che si erge ancora una volta come apripista sul tema dell’immigrazione irregolare. Fanno gola gli accordi siglati dall’Italia con i Paesi del Nord Africa, il Piano Mattei e il “modello Albania”, “guardato – ha detto Piantedosi – con grande interesse” e che sarà “seriamente” valutato “dalla prossima Commissione europea”. È dunque l’Italia forte del G7, che ancora una volta indirizza i grandi del mondo verso una soluzione condivisa e pragmatica del fenomeno migratorio.

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