Ieri il Governo Meloni ha potuto festeggiare l’ennesimo successo in fatto di immigrazione. I dati emanati da Frontex raccontano quello che già era emerso dai cruscotti giornalieri del Ministero dell’Interno: rispetto al 2023, gli sbarchi sono calati di circa il 60% in un anno. Il 2024 si è chiesto con 66mila sbarchi, molto meglio in confronto agli oltre 150mila dell’anno precedente. Un calo dovuto, secondo Frontex, al “minor numero di partenze dalla Tunisia e dalla Libia”, derivante dal funzionamento degli accordi stilati con i Paesi nord-africani, in virtù dei quali centinaia di trafficanti di esseri umani sono stati bloccati. Ma l’Agenzia dell’Unione europea specializzata nella materia migratoria, ha emanato un altro dato: gli ingressi illegali sono calati in tutta Europa del 38%. Così, dunque, il modello Meloni ha giovato anche a tutti gli altri Paesi dell’Unione, che è un po’ l’obiettivo della stessa premier: aprirsi al dialogo con tutti gli attori in campo al fine di creare benefici per tutti, affinché nessuno rimanga indietro.
L’Oim, l’Agenzia Onu per le migrazioni, ha poi riportato i numeri riguardo il fenomeno più triste, uno di quelli che deve spingere i governi a fermare le traversate clandestine: le morti in mare. Siamo nell’ordine delle migliaia: nel 2024, nel Mediterraneo Centrale hanno perso la vita 1699 migranti. Ma il dato veramente incoraggiante è il confronto con l’anno precedente: nel 2023 furono 2526. È quindi davvero cruciale stroncare dal nascere ogni tentativo di affidarsi ai trafficanti clandestini, i quali lucrano sui bisogni dei migranti e stra-caricano i barchini per attirare l’attenzione delle autorità una volta al largo. Ma per molti, il viaggio si ferma tristemente a metà.
Rimpatri e Albania, accelera il lavoro in Ue
Ma ci sono anche alcune novità. Dall’ultimo ordine del giorno della riunione del collegio dei commissari datato 15 gennaio, emerge che la Commissione europea potrebbe adottare la proposta per un ‘Nuovo approccio comune sui rimpatri’ entro l’11 marzo, in vista del Consiglio europeo che si terrà alcuni giorni dopo. Una accelerata non da poco, secondo quanto già era stato annunciato dalla stessa presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nella lettera rivolta ai 27 capi di Stato e di Governo degli Stati membri durante l’ultima riunione dello scorso anno. E non si escludono ulteriori passi in avanti in merito alle cosiddette “misure innovative” per fermare le partenze. Il lavoro sull’accordo con l’Albania, ad esempio, per aprile è attesa la sentenza definitiva della Corte di Giustizia dell’Unione europea che potrebbe sbloccare definitivamente la situazione, con buona pace delle toghe rosse italiane. Sul tema è intervenuto oggi il premier albanese Edi Rama che da Abu Dhabi, dopo il simpatico siparietto con Giorgia Meloni, alla quale ha consegnato un presente per il compleanno, che ricorre oggi, della leader di Fratelli d’Italia, ha dichiarato che sì, i Cpr in Albania funzioneranno: “Hanno già avuto un ruolo di deterrenza” ha lucidamente argomentato, spiegando che a Tirana “ci sono state poche polemiche”.
I buoni rapporti tra Italia e Albania
Rama ha poi sottolineato i buoni rapporti tra Albania e Italia: “Quando si tratta di fratellanza, alleanze e vicinanze come quella che abbiamo con l’Italia non deve sempre convenire. Sennò perché siamo amici, fratelli e alleati? Quando ci sono cose difficili si devono fare. L’Italia ha fatto per noi, grazie ai governi italiani, cose che non convenivano. Non era interesse italiano portare missioni umanitarie, dell’Esercito quando c’erano in Albania situazioni brutte. Non dimenticherò mai, quando ci fu il terremoto, che i Vigili del fuoco italiani furono i primi, vennero in tanti e con un’organizzazione puntuale, entrarono sotto le macerie, rischiando la vita. Venivano per la prima volta in un Paese straniero. Come si possono dimenticare queste cose? Non è un problema di convenienza ma di fratellanza. Poi io ho questo problema, che sono molto filoitaliano, ammetto di non essere molto oggettivo quando si parla di Italia” ha chiosato con ironia.