Le associazioni pro-immigrazione, promotrici delle ideologie ultra progressiste e anti-frontiere, non hanno accettato di buon grado l’ultimo accordo siglato tra Italia e Tunisia. In generale, non accettano che la nostra Nazione, dopo anni di scelte sbagliate e politiche non risolutive da parte dei governi precedenti, ha finalmente preso sul serio la questione migratoria, scegliendo di imporre la propria posizione di buonsenso coinvolgendo tutta l’Unione europea e i Paesi di transito del Nord-Africa, principali protagonisti delle partenze nel Mediterraneo. “Nell’ultimo anno – fanno sapere le associazioni Asgi, Arci, ActionAid,Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet – l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano nelle trattative per la firma del Memorandum tra l’Unione europea e la Tunisia e ha ampiamente finanziato le politiche di blocco della migrazione. La visita ufficiale di questa mattina della premier Meloni a Tunisi è una conferma del rafforzamento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, nonostante la deriva autoritaria del governo tunisino, che dal febbraio 2023 ha perseguito una politica apertamente razzista e repressiva contro le persone migranti”.
Ma combattere i flussi irregolari è buonsenso
Si appellano le associazioni, in sostanza, a presunte violazioni dei diritti umani da parte del governo tunisino con cui l’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni avrebbe siglato i Memorandum. Ma la realtà è un’altra: con il drastico calo dei flussi provenienti dal Nord-Africa, specialmente da Tunisia e Libia (cosa che ha consacrato l’ottima riuscita degli accordi), è venuta meno la principale fonte di guadagno delle cosiddette associazioni umanitarie e delle Ong, che, com’è capitato di documentare, scendevano spesso a compromessi con i trafficanti di esseri umani, attendendoli al largo, in acque internazionali, per fare “scalo”, rientrando così nel business della criminalità organizzata nord-africana. Non a caso, era stata organizzata oggi una manifestazione da alcune associazioni una manifestazione al di fuori dell’ambasciata italiana a Tunisi, proprio mentre Giorgia Meloni e i rappresentanti del governo si trovavano nel Palazzo presidenziale di Cartagine. L’intento degli organizzatori era quello di “denunciare la detenzione, il trattamento inumano e la morte dei migranti tunisini in Italia nei centri di detenzione” e di “chiedere la fine delle espulsioni collettive dei migranti tunisini dall’Italia”. D’altra parte, le lamentele delle associazioni vanno prese dunque come una buona notizia per chi è dalla parte della legalità, del buonsenso e dell’umanità, quella vera: combattere i flussi vuol dire avere meno morti in mare e al contempo evitare che migliaia di giovani paghino somme di denaro tutt’altro che modiche consegnando le proprie speranze, le proprie vite, alla criminalità.