Migranti, tramano contro l’Italia. Ma l’accordo con Tirana va avanti

A chi credeva che l’accordo con l’Albania fosse morto e sepolto e che la mano della magistratura fosse riuscita a mettere la parola fine sul grande precedente che il protocollo con Tirana creava, ossia allontanare i migranti dai confini Ue e disincentivarli a partire, con gravi danni per trafficanti e Ong, ieri è arrivata una sonora batosta. La Libra, la nave della Marina militare ferma in questo momento a Messina, ripartirà dalla settimana prossima a girare per il Mediterraneo: è l’imbarcazione preposta a trasferire i migranti verso i due centri per il rimpatrio italiani in Albania, a Shengijn e a Gjader. Lì saranno diretti, come previsto dal protocollo, i migranti maschi irregolari e provenienti da Paesi inseriti nella lista dei Paesi sicuri stilata dal Governo.

Chi e perché rifiutano l’accordo

La grande attenzione riservata all’accordo con l’Albania da parte della sinistra, però, ci dice quanto questo possa essere la reale soluzione del problema migratorio. Si tratta della prima volta in cui un Paese europeo porta i suoi migranti, prima ancora che tocchino il suo suolo, in un Paese extracomunitario. Proprio per questo è la svolta: come detto, il maggiore incentivo per il migrante medio è la possibilità di arrivare in Italia senza intoppi, sbarcare senza che nessuno se ne accorga su qualche spiaggia e far perdere le tracce, o comunque riuscire a sfuggire ai controlli o scappare dai centri per i rimpatri allo stesso scopo. Se i migranti, invece, pur venendo assistiti, nel rispetto totale del diritto umanitario e internazionale, verranno poi trasportati fuori dall’Europa, farebbero un viaggio inutile verso la nostra Nazione. Ed ecco, dunque, la grande potenzialità dell’accordo: far crollare quell’incentivo, quella possibilità di sfuggire ai controlli, per il quale il migrante è portato a partire. Ed ecco perché la sinistra prova in tutti i modi a bloccarlo: dal presunto scandalo sugli agenti in Albania all’assist della magistratura.

La sinistra è sul piede di guerra. A fermare l’accordo ci prova la sinistra politica, che all’Europarlamento ha addirittura chiesto una procedura d’infrazione contro l’Italia, quindi contro gli italiani. Ci ha provato quella che sembra essere una sinistra “giurisprudenziale”, con i casi ormai noti di Roma e di Bologna e prima ancora quello di Palermo. Ci prova quella “umanitaria”, quella delle ONG che vogliono influenzare le nostre politiche. E non è finita qui: la sinistra continua a mobilitarsi dando vita a “Riflettori sempre accesi”, la campagna con cui i parlamentari del campo largo si recano in Albania non si è ancora capito a fare cosa. Ma dopo la prima spedizione del 17 ottobre, è arrivata puntuale la sentenza del tribunale di Roma e del giudice Albano, già contestata da altri colleghi internazionali. Per non parlare poi del vademecum dell’Asgi, con cui si cercava di istruire i giudici su come fare a evitare i decreti del Governo. Chi più ne ha, più ne metta: c’è un intero enorme sistema che trama contro le scelte dell’esecutivo e, in particolare, contro l’accordo con l’Albania, la cui potenzialità risolutrice del problema migratorio è ormai riconosciuta come pericolosa da chi, per anni, ha lasciato invece le cose così com’erano.

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