Miliardi ai Benetton dopo la strage del Ponte Morandi, zero manutenzione alla rete autostradale e adesso aumentano anche i pedaggi

Almeno per chi ha un minimo di memoria, questa storia dell’aumento dei pedaggi autostradali dovrebbe suonare proprio come una provocazione inaccettabile. Non solo perché si tratta di un aumento assolutamente ingiustificato dal momento che non sono certo aumentati gli interventi di messa in sicurezza della nostra rete autostradale, (anzi se dovessimo pagare in base alla sicurezza i pedaggi andrebbero ridotti quasi a zero) ma ci domandiamo come possa saltare in testa di proporre questo aumento quando ancora la strage del Ponte Morandi gridi vendetta.

Ma rinfreschiamo la memoria a chi si fosse perso qualche capitolo.

Dopo aver comprato nel ’99 dall’Iri, una infrastruttura tanto strategica per il Paese come Autostrade per l’Italia ad un prezzo stracciato, la holding controllata dei Benetton (Schemaventotto) la trasforma in un bancomat a forza di lesinare in manutenzioni e aumentando ingiustificatamente i pedaggi.

Che la privatizzazione di Autostrade si sia rivelata un affare per gli acquirenti lo dimostra il fatto che, dopo appena quattro anni, Schemaventotto riuscì a moltiplicare per sei volte il suo investimento e la società, pur gravata da quel debito, quotava in borsa poco meno del doppio di quanto incassato dall’IRI, e questo senza aver aggiunto nemmeno un chilometro alla rete, e avendo realizzato meno di un quinto degli investimenti previsti in convenzione.

La privatizzazione di Autostrade, ossia il trasferimento di un monopolio naturale in mani private realizzato dalla maggioranza di centro-sinistra, porta su di sé il marchio di Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi e Massimo D’Alema. Il processo di privatizzazione maturò durante il primo governo Prodi e proseguì e si concluse senza soluzione di continuità con il governo D’Alema, con Ciampi ministro del Tesoro di entrambi gli esecutivi, Draghi direttore generale e Gian Maria Gros-Pietro Presidente dell’Iri.

La formula magica che consente ai Benetton di fare enormi guadagni dalle autostrade si può semplificare così: massimizzare utili e dividendi, indebitando il gruppo Autostrade ed infine abbattendo al minimo (ma neppure quello) le spese per la manutenzione.

Persino un rapporto di Bankitalia evidenzia che tra il 2009 e il 2018 i ricavi da pedaggi sono cresciuti del 28% in termini nominali in conseguenza del costante aumento delle tariffe, visto che l’andamento dei volumi di traffico è rimasto pressoché immutato nell’intero periodo di valutazione. Tuttavia all’incremento delle tariffe non ha fatto seguito un adeguato quantitativo di investimenti, poiché nello stesso periodo la spesa annua per ammodernare le infrastrutture si è quasi dimezzata, toccando il minimo nel 2017.

Innegabile quindi che la famiglia Benetton, dal servizio in monopolio, abbia ricavato una vera e propria gallina dalle uova d’oro per la gioia degli azionisti, che si mettevano in tasca dividendi che arrivavano all’80% dell’utile.

In questo scenario la tragedia era ben più che annunciata, ed alla fine si arriva alla tragedia del Ponte Morandi, quando per evidente inadempienza sulla manutenzione e la sicurezza del Ponte, perdono la vita 43 persone. Persino l’Anac mette in evidenza che i problemi del Morandi erano noti a tutti dopo “l’accertamento, già negli anni ‘90, di un evidente stato di ammaloramento della struttura. Infatti, a fronte di un forte stato di degrado, gli interventi di tipo strutturale sono stati effettuati solo fino al 1994, quindi, da parte del precedente concessionario, Iri”.

Ma incredibilmente, neppure di fronte a questo massacro il vento assai favorevole per la famiglia Benetton, cambia direzione. Di fronte una catastrofe del genere il minimo che potevamo immaginare sarebbe stato la revoca della concessione per palese inadempienza. Ma non è andata così.

Lo Stato, attraverso Cassa depositi e prestiti decide di ricomprare Autostrade, coprendo letteralmente d’oro questa “famiglia”, nonostante tutti quei morti, tra i quali bambini, nonostante le negligenze sulla sicurezza, e nonostante che, per mettere in condizioni di sicurezza le autostrade italiane, serviranno 40 miliardi.

E arriviamo quindi alla notizia di questi giorni, che riguarda l’aumento dei pedaggi.

Eppure gli automobilisti che utilizzano l’infrastruttura pagano ogni giorno il prezzo di un servizio in netto peggioramento, tra cantieri, ritardi, traffico e criticità varie. A logica forse dovremmo aspettarci una diminuzione dei costi dei pedaggi.

Ma questo accadrebbe in un Paese normale, nel nostro (che già ha i pedaggi più alti di Europa) le cose vanno diversamente, e Cdp ed i suoi soci di minoranza hanno già ottenuto il sì del Governo ad un piano finanziario che prevede aumenti di tariffe dell’1,6% fino al 2038.

L’ad di Aspi Tomasi, bontà sua, l’ha definito un aumento risibile. Ma in buona sostanza, anni e anni di mancata manutenzione, che hanno portato persino al crollo di un ponte… li paghiamo noi, per avere comunque un servizio pessimo e scadente.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Letizia Giorgianni
Letizia Giorgianni
O te ne stai in un angolo a compiangerti per quello che ti accade o ti rimbocchi le maniche, con la convinzione che il destino non sia scritto. Per il resto faccio cose, vedo gente e combatto contro ingiustizie e banche. Se vuoi segnalarmi qualcosa scrivimi a info@letiziagiorgianni.it

3 Commenti

  1. che schifo…!! il solito magna magna..”rubare” beni degli italiani..lo stato non doveva pagare nulla ai benetton…! una farsa il risarcimento che avrebbe dovuto dare il governo per annullare la concessione…..ladri ,ladri..!!

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.